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Campania

Napoli | 3 arresti per l’omicidio di Giulio Giaccio, l’operaio di 26 anni ucciso e sciolto nell’acido “per errore”

Tre individui aggiuntivi sono stati arrestati in relazione al brutale omicidio di Giulio Giaccio, dissolto nell’acido dalla camorra in un caso di scambio di persona. L’omicidio risale a luglio del 2000, quando Giaccio, un giovane operaio di 26 anni, venne scambiato per l’uomo che aveva molestato la sorella di un affiliato del clan Polverino e fu punito erroneamente.

Il sequestro

Il giovane di 26 anni fu rapito con la forza da individui che fingevano di essere poliziotti, utilizzando una Fiat. Al momento del rapimento, Giaccio era in compagnia di un amico, diventato in seguito un testimone chiave. È stato proprio lui a informare per primo la famiglia di Giaccio dell’accaduto e a presentare denuncia, rivelando un dettaglio cruciale per risolvere il caso: gli uomini che avevano sequestrato il giovane avevano chiesto più volte se si chiamasse “Salvatore”.

Attualmente, tre uomini sono già sotto processo per l’omicidio di Giulio Giaccio: Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, che hanno confessato il crimine, e Roberto Perrone. Recentemente, i carabinieri hanno arrestato altri tre individui, accusati di omicidio con l’aggravante del metodo mafioso: Salvatore Simioli, Raffaele D’Alterio e Salvatore De Cristofaro, tutti considerati affiliati al clan camorristico e membri del commando che ha brutalmente assassinato il giovane quel giorno di luglio.

I mandanti

Gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno individuato i tre presunti assassini tramite le dichiarazioni di Roberto Perrone, diventato collaboratore di giustizia. Secondo le indagini, i mandanti del delitto sarebbero Cammarota e Nappi; Perrone sarebbe stato presente nell’auto in cui è avvenuto l’omicidio, mentre i tre uomini arrestati oggi, 27 marzo, avrebbero commesso materialmente l’assassinio di Giulio Giaccio.

Risolto un altro omicidio della Camorra

Nella stessa notte tra il 26 e il 27 marzo, i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno arrestato altre tre persone, ritenute responsabili dell’omicidio di Pasquale Manna, avvenuto circa un anno fa in pieno giorno nel quartiere Ponticelli di Napoli. Gli arrestati sono Francesco Rea, Luigi Romano e Giorgio Bilangia, considerati gli esecutori materiali dell’omicidio di Manna. Secondo gli inquirenti, il 2 marzo 2023, questi individui hanno raggiunto e ucciso Pasquale Manna, 59enne, parcheggiato con la sua Twingo vicino a un distributore di benzina. Manna, ritenuto il reggente del clan Veneruso-Rea di Casalnuovo di Napoli, ha tentato di fuggire ma è stato ucciso dai killer con il volto coperto da mascherine Ffp2.

Campania

Scampitella (AV) | Violazione del divieto di avvicinamento in luogo a lui interdetto, arrestato

I Carabinieri della Compagnia di Ariano Irpino hanno recentemente effettuato un arresto a Scampitella, portando in manette un uomo di 52 anni per violazione di un provvedimento giudiziario. L’individuo era sottoposto a un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, un’ordinanza emessa dal Tribunale di Benevento.

Durante un servizio di pattuglia, i militari hanno individuato e fermato l’uomo nei pressi di uno dei luoghi a lui interdetti. La sua presenza nella zona è stata considerata una violazione del provvedimento in vigore, che gli vietava di avvicinarsi a determinati luoghi legati alla persona protetta.

L’arresto, avvenuto in flagranza di reato, ha messo in evidenza la vigilanza delle forze dell’ordine nel garantire il rispetto delle misure di protezione imposte dai tribunali. L’uomo, già noto alle Forze dell’Ordine, è stato trattenuto in attesa di ulteriori sviluppi del caso.

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Campania

Napoli | Subiva angherie da parte del figlio e del genero e chiede alla camorra di ucciderli, 12 arresti

Un’inquietante vicenda di intimidazioni e richieste di omicidio è emersa dall’ultima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, condotta in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Castello di Cisterna. L’operazione, che ha portato all’arresto di dodici persone e all’imposizione di obblighi di presentazione per altre tredici, ha rivelato l’oscuro intreccio tra criminalità organizzata e violenze domestiche.

L’indagine ha portato alla luce un episodio scioccante risalente al 20 giugno 2022. In quell’occasione, un uomo, oppresso dai maltrattamenti del figlio e del genero, si è rivolto al clan Fabbrocino chiedendo aiuto per risolvere la sua situazione in modo estremo. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, l’uomo ha richiesto aiuto al clan per far sparire i due familiari che lo tormentavano, avanzando una richiesta di omicidio con distruzione dei corpi.

Il clan, tuttavia, ha risposto con una sorprendente dose di moderazione. I membri della camorra hanno rassicurato l’uomo che avrebbero parlato con i familiari e che non avrebbero preso misure estreme. L’episodio è stato trattato come un caso di estorsione e intimidazione da parte del clan, che si presentava come un “sportello d’ascolto” per i problemi dei cittadini.

Tra gli arrestati c’è anche Biagio Bifulco, presunto capo della famiglia Fabbrocino di Palma Campania, che avrebbe continuato a gestire gli affari del clan anche mentre era detenuto. Le indagini hanno rivelato che, durante la sua detenzione, Bifulco riceveva tangenti di 4.000 euro al mese da un imprenditore, in cambio di favori e imposizioni per l’uso di una società di autotrasporti.

Questa operazione dimostra come il clan Fabbrocino gestisse le proprie attività illecite con una strategia ben organizzata, estorcendo denaro e imponendo il proprio controllo anche nei settori economici legittimi. L’inchiesta mette in luce non solo la crudeltà e la violenza della camorra, ma anche la complessità delle sue operazioni e il grado di infiltrazione nelle attività commerciali locali.

Le misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, Leda Rossetti, sono il risultato di un’accurata indagine che ha svelato il vero volto della criminalità organizzata nella regione. Il procedimento continua e le persone coinvolte sono considerate non colpevoli fino alla definitiva pronuncia di condanna.

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Campania

Avellino | Sequestrati 110 capi di prodotti contraffatti

Nel contesto delle operazioni di controllo e contrasto alla contraffazione, la Guardia di Finanza di Avellino ha recentemente eseguito un’importante operazione che ha portato al sequestro di 110 articoli di abbigliamento, scarpe e borse di marche famose, tra cui Nike, Louis Vuitton, Gucci, Prada e Adidas. I prodotti, tutti falsificati, erano destinati alla vendita attraverso canali non ufficiali e a prezzi significativamente inferiori rispetto a quelli di mercato.

L’indagine, condotta dal Nucleo Mobile del Gruppo di Avellino, è stata avviata grazie al monitoraggio di diversi social network, dove gli agenti hanno individuato un venditore sospetto. Questo individuo, residente a Pratola Serra, operava principalmente tramite vendite per corrispondenza, attirando clienti con offerte di merce a prezzi stracciati. I finanzieri, dopo aver verificato l’irregolarità dei prodotti e la loro provenienza illecita, hanno localizzato e sequestrato il materiale contraffatto.

Questa operazione sottolinea l’impegno della Guardia di Finanza nel combattere il mercato della contraffazione, un fenomeno che non solo danneggia i brand originali ma ha anche un impatto negativo sulle finanze pubbliche. La commercializzazione di prodotti falsificati comporta perdite fiscali notevoli e influisce negativamente sulla crescita economica e sulla qualità dei servizi pubblici.

Il procedimento penale è attualmente in fase preliminare e, come per ogni indagine in corso, la responsabilità del soggetto coinvolto sarà definitivamente accertata solo a seguito di una sentenza irrevocabile di condanna, rispettando il principio di presunzione di innocenza.

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