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Attualità

Botricello (CZ) | Vescovo di Crotone al presidio degli agricoltori


Mi trovo qui in veste di padre e responsabile di una comunità che osserva con particolare attenzione il settore agricolo. I nostri fratelli che operano in questo ambito sono coloro che rendono feconda la terra, possedendo quindi una dignità e un valore umano straordinari. Siamo al loro fianco nella difesa del loro desiderio di lavorare, nell’aspirazione a essere messi nelle condizioni ottimali per svolgere un lavoro degno e di qualità”. Queste sono le parole di monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, che ha visitato Botricello per esprimere solidarietà a uno dei presidi permanenti organizzati dagli agricoltori in Calabria.

“Mi rallegro molto di essere qui in questo momento”, ha aggiunto il presule, “e sono venuto a portare la solidarietà, la vicinanza e la condivisione di tutta la nostra chiesa per essere al fianco dei lavoratori di questo settore e delle loro famiglie. La sfida non riguarda solo loro, ma tutti noi. In questi giorni, tutti abbiamo sperimentato un certo disagio a causa delle manifestazioni sulle strade. Tuttavia, questo disagio ci ha fatto comprendere i problemi che i nostri fratelli agricoltori affrontano sotto i nostri occhi”. “L’arcivescovo ha continuato a sostenere – abbiamo imparato molte cose, poiché ognuno di noi è concentrato sul proprio settore, i propri interessi, le proprie occupazioni e fatiche. Gli agricoltori, le loro famiglie e l’intero indotto legato al settore parlano di questioni che coinvolgono tutti noi. Le sfide della legislazione europea e del governo nazionale sono evidenti, con le loro incognite. Sono questioni che dovrebbero far riflettere tutti noi, poiché l’Italia, e soprattutto la Calabria, ha in questo settore un contesto vitale che desideriamo preservare e valorizzare. Non possiamo permettere che ci siano interventi che, invece di promuovere questo settore, comportino direttamente o indirettamente un suo ridimensionamento. Penso che il turismo e l’agricoltura di qualità siano il futuro della Calabria. La nostra comunità sta compiendo sforzi significativi in questa direzione. Vorremmo che il governo nazionale e l’Unione Europea creassero le condizioni affinché questo impegno non vada vanificato”.

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Verbania | Grande successo per il 21° Campionato Italiano di Calcio a 5 dei Vigili del Fuoco: la Toscana trionfa per la prima volta

VVF Toscana

Dal 23 al 28 settembre 2024, Verbania ha ospitato il 21° Campionato Italiano di calcio a 5 dedicato ai Vigili del Fuoco, un evento che ha richiamato 14 squadre da diverse regioni d’Italia. Questo torneo rappresenta un’importante occasione di incontro e competizione per i membri del corpo dei Vigili del Fuoco, che si sono sfidati in un clima di sportività e amicizia.

La competizione ha visto un alto livello di gioco e determinazione, con le squadre che hanno dato il massimo per conquistare il prestigioso titolo. Dopo intense partite e un percorso emozionante, i Vigili del Fuoco della Toscana hanno fatto la storia, laureandosi campioni d’Italia per la prima volta in 21 edizioni del torneo. La squadra, formata da rappresentanti di diversi comandi toscani, ha dimostrato grande spirito di squadra e abilità, conquistando il cuore dei tifosi e degli appassionati.

Il campionato non solo ha messo in luce il talento dei partecipanti, ma ha anche rafforzato il legame tra le diverse province e il senso di appartenenza a un’unica grande famiglia di Vigili del Fuoco. Questo evento, dedicato alla memoria di Luca Scaramal, ha ricordato l’importanza del lavoro di squadra e della solidarietà, valori fondamentali nella vita quotidiana di chi opera nel servizio antincendio.

La manifestazione si è conclusa con una cerimonia di premiazione, celebrando non solo i vincitori, ma anche il contributo di tutti i partecipanti. Con un finale così emozionante, il campionato di quest’anno resterà nella memoria di tutti come un momento di grande sport e comunità.

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Attualità

Torino fa la storia in Italia e in Europa con trapianto simultaneo di cuore e fegato

Un’importante innovazione medica è stata realizzata a Torino, dove per la prima volta in Italia e in Europa si è effettuato un trapianto simultaneo di cuore e fegato. L’intervento ha avuto luogo all’ospedale Molinette della Città della Salute e ha coinvolto una donna di 38 anni, già sottoposta a diverse operazioni cardiache, che necessitava urgentemente di un trapianto.

La paziente, proveniente da Roma, era stata inserita nella lista nazionale dei trapianti urgenti a causa delle sue gravi condizioni di salute. L’intervento, durato 12 ore, ha visto il coordinamento di un’équipe multidisciplinare che ha gestito il prelievo degli organi da un donatore in Lombardia.

La peculiarità di questo trapianto consiste nella tecnica innovativa che ha permesso di mantenere la connessione naturale tra cuore e fegato. Secondo i medici, questo approccio riduce i tempi di ischemia degli organi, migliorando così il recupero della loro funzionalità post-operatoria.

Durante l’operazione, i cardiochirurghi ed epatochirurghi hanno collaborato per rimuovere simultaneamente gli organi malati e collegare quelli nuovi, ripristinando rapidamente la circolazione. Dopo l’intervento, la paziente ha mostrato segni di ripresa, ed è attualmente ricoverata in terapia intensiva, dove continua a migliorare. Questa procedura rappresenta un passo significativo nella medicina dei trapianti, promettendo nuove speranze per pazienti con condizioni critiche.

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Papa Francesco “Tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato”

“Sono felice di essere qui in mezzo a voi”. Ha esordito così Papa Francesco, incontrando il clero nella Basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, a Bruxelles.
“In questo crocevia che è il Belgio, voi siete una Chiesa ‘in movimentò – ha sottolineato il Pontefice -. Infatti, da tempo state cercando di trasformare la presenza delle parrocchie sul territorio, di dare un forte impulso alla formazione dei laici; soprattutto vi adoperate per essere Comunità vicina alla gente, che accompagna le persone e testimonia con gesti di misericordia. Prendendo spunto dalle vostre domande, vorrei proporvi alcune tracce di riflessione attorno a tre parole: evangelizzazione, gioia, misericordia”.

“Il Vangelo, accolto e condiviso, ricevuto e donato – ha aggiunto il Papa -, ci conduce alla gioia perchè ci fa scoprire che Dio è il Padre della misericordia, che si commuove per noi, che ci rialza dalle nostre cadute, che non ritira mai il suo amore per noi. Fissiamo questo nel cuore: mai Dio ritira il suo amore per noi. ‘Ma Padre, anche quando ho commesso qualcosa di grave?’. Mai Dio ritira il suo amore per te. Questo, davanti all’esperienza del male, a volte può sembrarci ‘ingiustò, perchè noi applichiamo semplicemente la giustizia terrena che dice: ‘Chi sbaglia deve pagarè. Tuttavia la giustizia di Dio è superiore: chi ha sbagliato è chiamato a riparare i suoi errori, ma per guarire nel cuore ha bisogno dell’amore misericordioso di Dio. Non dimenticatevi: Dio perdona tutto, Dio perdona sempre; è con la sua misericordia che Dio ci giustifica, cioè ci rende giusti, perchè ci dona un cuore nuovo, una vita nuova”.

Poi è tornato a parlare di abusi, sottolineando che “generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede. E c’è bisogno di tanta misericordia, per non rimanere col cuore di pietra dinanzi alla sofferenza delle vittime, per far sentire loro la nostra vicinanza e offrire tutto l’aiuto possibile, per imparare da loro – come hai detto tu – a essere una Chiesa che si fa serva di tutti senza soggiogare nessuno. Sì, perchè una radice della violenza consiste nell’abuso di potere, quando usiamo i ruoli che abbiamo per schiacciare gli altri o per manipolarli”.

Ed ha rivolto anche un pensiero ai carcerati: “Quando io entro in un carcere mi domando: perchè loro e non io? Gesù ci mostra che Dio non si tiene a distanza dalle nostre ferite e impurità. Egli sa che tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato. Nessuno è perduto per sempre. E’ giusto, allora, seguire tutti i percorsi della giustizia terrena e i percorsi umani, psicologici e penali; ma la pena dev’essere una medicina, deve portare alla guarigione. Bisogna aiutare le persone a rialzarsi, a ritrovare la loro strada nella vita e nella società. Soltanto una volta nella vita di tutti ci è permesso guardare una persona dall’alto in basso: per aiutarla a rialzarsi. Solo così. Ricordiamoci: tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato, nessuno è perduto per sempre. Misericordia, sempre, sempre misericordia”.

Infine, ha concluso: “Sorelle e fratelli, vi ringrazio. E nel salutarvi vorrei ricordare un’opera di Magritte, vostro illustre pittore, che si intitola ‘L’atto di fedè. Rappresenta una porta chiusa dall’interno, che però è sfondata al centro, è aperta sul cielo. E’ uno squarcio, che ci invita ad andare oltre, a volgere lo sguardo in avanti e in alto, a non chiuderci mai in noi stessi, mai in noi stessi. Questa è un’immagine che vi lascio, come simbolo di una Chiesa che non chiude mai le porte – per favore, non chiude mai le porte! -, che a tutti offre un’apertura sull’infinito, che sa guardare oltre. Questa è la Chiesa che evangelizza, vive la gioia del Vangelo, pratica la misericordia”.
– foto Agenzia Fotogramma –

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