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Curiosità

Sai che è stato fatto un passo verso la scoperta di vita passata su Marte

Il rover Perseverance della NASA ha fatto un’importante scoperta su Marte, trovando una roccia che presenta caratteristiche insolite che potrebbero suggerire la presenza di antiche forme di vita microbica. Questo ritrovamento è avvenuto nella Neretva Vallis, un’area che in passato è stata erosa dall’acqua, e la roccia, chiamata Cheyava Falls in omaggio a una cascata del Grand Canyon, misura circa un metro per sessanta centimetri.

Le analisi hanno rivelato la presenza di solfato di calcio e di un materiale rossastro che potrebbe essere ematite, insieme a numerose macchie millimetriche dalla forma irregolare. Queste macchie, simili a quelle che sulla Terra indicano resti fossili di microrganismi, hanno suscitato l’interesse della comunità scientifica, alimentando le speranze di trovare prove di vita passata sul pianeta rosso.

Sebbene ci siano alternative da considerare riguardo alla formazione di queste caratteristiche, gli scienziati del Caltech hanno sottolineato l’importanza di riportare un campione della roccia sulla Terra per ulteriori analisi. Questa scoperta non solo accende l’immaginazione degli scienziati, ma offre anche una nuova prospettiva sulla possibilità di vita extraterrestre nel nostro sistema solare.

Curiosità

Sai che è stata scoperta una nube dove nascono i pianeti?

Un recente studio ha rivelato l’esistenza di una nube di gas e polveri, ricca di carbonio, che potrebbe essere il luogo di nascita di pianeti rocciosi simili alla Terra. Questa scoperta è stata possibile grazie alle osservazioni dettagliate effettuate dal telescopio spaziale James Webb, frutto di una collaborazione tra NASA, l’Agenzia Spaziale Europea e l’Agenzia Spaziale Canadese.

La nube si trova attorno a Iso-Chal 147, una stella di piccole dimensioni situata nella regione conosciuta come Chameleon. Per la prima volta, il telescopio ha permesso di studiare i “dischi protoplanetari” con una chiarezza senza precedenti. Queste strutture, composte principalmente da gas e polveri, sono ritenute cruciali per la formazione di pianeti rocciosi.

Le osservazioni hanno rivelato una sorprendente abbondanza di molecole contenenti carbonio nelle vicinanze della stella, mentre le molecole a base di ossigeno risultano in quantità molto inferiore. Questa particolare composizione chimica rappresenta una novità rispetto ad altre nubi di gas osservate in precedenza e potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel processo di formazione di pianeti simili al nostro.

Il lavoro, condotto da ricercatori dell’Istituto Max Planck per l’Astronomia di Heidelberg, in Germania, è stato pubblicato sulla rivista Science, contribuendo a una comprensione più profonda delle origini dei sistemi planetari e delle condizioni necessarie per la vita.

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Curiosità

Sai che effetto fa lo spazio sul sistema immunitario degli astronauti?

L’esplorazione spaziale ha portato a scoperte affascinanti, ma recenti ricerche hanno messo in luce anche preoccupanti effetti sulla salute degli astronauti, in particolare sul loro sistema immunitario. Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell’Istituto Buck per la ricerca sull’invecchiamento in California, l’assenza di gravità durante le missioni spaziali di lunga durata sembra avere conseguenze significative.

Le osservazioni effettuate in orbita terrestre bassa, come quella della Stazione Spaziale Internazionale, hanno rivelato un aumento delle infezioni e la riattivazione di virus latenti, oltre a una maggiore sensibilità cutanea. Questi risultati sono cruciali per comprendere come le condizioni spaziali possano alterare la risposta immunitaria e per sviluppare strategie che garantiscano la salute degli astronauti in future missioni.

Pubblicato sulla rivista Nature Communications, lo studio rappresenta un passo avanti nella ricerca in meccanoimmunologia e astroimmunologia, settori che si concentrano rispettivamente sull’impatto delle forze meccaniche sul sistema immunitario e sulle risposte immunitarie nello spazio. Queste scoperte non solo approfondiscono la nostra comprensione delle sfide che affrontano gli astronauti, ma forniscono anche una base per ulteriori indagini su come mantenere la salute cellulare durante le missioni spaziali.

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Curiosità

Sai che la sonda Voyager 1 continua a sorprendere il mondo scientifico?

Nel suo straordinario viaggio iniziato 47 anni fa, Voyager 1 continua a sorprendere il mondo scientifico. Nonostante le difficoltà recenti, gli strumenti a bordo della sonda hanno ripreso a funzionare perfettamente, permettendo di inviare segnali da una distanza incredibile di 24 miliardi di chilometri dalla Terra.

Questa missione, che insieme alla sua gemella Voyager 2 ha segnato tappe fondamentali nell’esplorazione spaziale, è equipaggiata con strumenti avanzati capaci di misurare onde di plasma, campi magnetici e particelle nello spazio interstellare.

Dopo un episodio di malfunzionamento avvenuto nel novembre 2023, che aveva causato l’invio di dati incomprensibili, il team di ingegneri del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha lavorato intensamente per ripristinare la funzionalità della sonda. Grazie a un aggiornamento software, i segnali ora tornano a essere chiari e utili per la comunità scientifica.

Le speranze sono alte: gli scienziati puntano a mantenere la sonda attiva fino al 2035, quando si prevede che si troverà a 30 miliardi di chilometri dalla nostra casa nel sistema solare. Voyager 1 non è solo un testimone del passato, ma un simbolo della perseveranza della scienza e della curiosità umana nel cercare di comprendere il vasto universo.

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