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Calabria

Roccella Ionica (RC) | Furti notturni alle attività commerciali, arrestato 42enne

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, la tranquillità dei cittadini di Roccella Ionica è stata disturbata da una serie di furti notturni ai danni di attività commerciali, tutti caratterizzati dal medesimo modus operandi: lo sfondamento degli infissi tramite calci all’indietro, conosciuti come “calcio di mulo”.

Una volta penetrati all’interno, i malviventi saccheggiavano i negozi, rubando il contenuto delle casse e altri beni di valore. Grazie alle prove raccolte sulle scene del crimine, le indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Roccella Ionica, sotto la guida della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, hanno portato all’identificazione di uno dei possibili responsabili: un uomo di 42 anni residente a Stignano, già noto alle forze dell’ordine per reati simili.

Dopo un’approfondita attività investigativa, l’uomo è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Locri, su richiesta della Procura.

Fondamentali per l’accertamento delle responsabilità dell’arrestato sono stati sia l’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza nei comuni colpiti dai furti, in particolare quelle installate presso le attività commerciali bersaglio, che hanno consentito agli investigatori di ricostruire con precisione i dettagli delle azioni e i percorsi dei ladri, sia gli esami scientifici condotti dal RIS di Messina sui reperti rinvenuti sulle scene dei crimini. Attualmente, l’arrestato è in regime di arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Poiché il provvedimento è stato preso in fase di indagini preliminari, rimangono aperte ulteriori valutazioni in sede processuale.

Attualità

Catanzaro | La Cittadella regionale convive da anni con un grande disservizio: gli ascensori!

La Cittadella regionale continua a vivere una situazione insostenibile a causa dei frequenti guasti agli ascensori, in particolare nell’area “Greco-Levante”. Questa problematica, segnalata più volte dal sindacato CSA-Cisal, rappresenta un disservizio che si protrae da anni e che ha generato una serie di episodi spiacevoli a danno dei dipendenti e dei visitatori. Gianluca Tedesco, dirigente sindacale, ha denunciato nuovamente la situazione, ricordando il grave episodio del 9 agosto scorso, quando un dipendente disabile è rimasto bloccato in ascensore. Purtroppo, un evento simile si è ripetuto il 3 settembre: un visitatore, colto da malore, non ha potuto raggiungere l’ambulatorio della Cittadella a causa del mancato funzionamento degli impianti elevatori.

In questo caso, il soccorso è stato possibile solo grazie all’intervento di un dipendente che, trovandosi costretto a uscire dal Palazzo, ha trasportato il malcapitato su una sedia da ufficio per un percorso esterno, che si è rivelato non solo complicato, ma anche pericoloso, tanto che la sedia si è rotta durante il tragitto. Questo episodio mette in luce la gravità della situazione, che penalizza non solo le persone con disabilità, ma tutti coloro che lavorano o visitano la struttura.

Il sindacato ha espresso indignazione per la persistente inattività degli ascensori, considerandolo un danno all’immagine dell’Ente regionale e una mancanza di rispetto verso dipendenti e visitatori. Nonostante i soldi pubblici spesi per l’installazione e la manutenzione degli impianti, la situazione sembra non migliorare. Il cartello affisso accanto agli ascensori, che promette il ripristino “nel più breve tempo possibile”, non ha prodotto alcun risultato concreto, e la situazione persiste con l’arrivo dell’autunno.

Tedesco ha ribadito che l’Amministrazione regionale ha il dovere di garantire il benessere dei dipendenti e di fornire un’accoglienza adeguata ai visitatori. Il sindacato ha lanciato un appello affinché l’Amministrazione prenda finalmente una posizione forte nei confronti della società di manutenzione, chiedendo tempi certi e interventi tempestivi per ristabilire la piena funzionalità degli ascensori.

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Calabria

San Gregorio d’Ippona (VV) | Continuano le indagini sulla intimidazione subita dal sindaco

Le indagini sull’intimidazione subita dal sindaco Pasquale Farfaglia, il cui veicolo è stato colpito da 17 proiettili, proseguono sotto la guida del procuratore della Repubblica Camillo Falvo. Gli investigatori della Squadra Mobile e della Digos stanno lavorando per identificare i responsabili dell’attacco e comprendere le motivazioni dietro questo gesto così violento e simbolico. L’episodio si è verificato sabato scorso, in località “Santa Ruba”, mentre erano in corso i festeggiamenti religiosi in onore della Madonna della Salute, aggravando l’impatto dell’attentato nella comunità locale.

L’attacco ha suscitato un’ondata di indignazione e solidarietà in tutto il Vibonese, dove Farfaglia è molto noto non solo per il suo ruolo di sindaco, ma anche per la sua professione di ingegnere. In risposta all’evento, il Consiglio comunale di San Gregorio, presieduto da Nicoletta Covalea, si riunirà domani pomeriggio per esprimere il proprio sostegno al primo cittadino. La convocazione ufficiale mira a ribadire la condanna unanime per un atto così grave.

In un messaggio congiunto, la presidente Covalea, insieme ad altri membri dell’amministrazione comunale, ha ringraziato la comunità per le numerose dimostrazioni di vicinanza e solidarietà. Tra i firmatari, anche il vicesindaco Sara Suriano e l’assessore Vittoria Santacaterina, che hanno espresso il loro appoggio a Farfaglia, ribadendo il loro impegno a garantire sicurezza e giustizia in un contesto segnato da questo atto intimidatorio.

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Calabria

Cetraro (CS) | Torna in carcere “Donna Flora”, moglie del boss Franco Muto

Angelina Corsanto, nota come “Donna Flora” a Cetraro, è tornata in carcere per scontare una condanna definitiva legata all’inchiesta “Frontiera”, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Moglie di Franco Muto, soprannominato “il re del pesce” e storico capobastone, Corsanto aveva già scontato parte della pena inflittale, accumulando oltre 600 giorni di riduzione grazie al meccanismo della “liberazione anticipata”, concesso per buona condotta. La legge Gozzini prevede, infatti, una riduzione annua di 90 giorni per i detenuti che mantengono un comportamento irreprensibile.

Al momento dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione, Corsanto si trovava agli arresti domiciliari. I suoi avvocati, Rossana Cribari e Giuseppe Bruno, hanno annunciato l’intenzione di ricorrere alla magistratura di sorveglianza per ottenere il riconoscimento dello “sconto” accumulato, cercando così di anticipare la sua possibile scarcerazione.

L’inchiesta “Frontiera” ha rappresentato un duro colpo per la cosca Muto, portando alla condanna del boss a 20 anni di reclusione e coinvolgendo anche altri membri della famiglia. Oltre a Corsanto, anche la figlia Mara Muto e il genero Andrea Orsini sono stati incarcerati a seguito delle condanne definitive inflitte dalla Corte d’Appello di Catanzaro. I due, difesi dall’avvocato Michele Rizzo, cercheranno anch’essi di beneficiare delle riduzioni previste dalla legge Gozzini, sperando in una possibile scarcerazione anticipata.

Questa vicenda mette in luce l’efficacia delle indagini antimafia nella lotta contro la criminalità organizzata, ma anche il complesso sistema giudiziario che permette ai detenuti di usufruire di benefici come la liberazione anticipata.

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