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Cronaca

Roma | Ecco come si era riorganizzato il “Bufalo” di Romanzo Criminale arrestato oggi

Marcello Colafigli, alias orso (alias Marcellone, alias Ciccio, alias Zio) 70 anni, nonostante un provvedimento di semilibertà, non aveva alcuna intenzione di andare in pensione. Dopo i fasti della Banda della Magliana, aveva creato un nuovo gruppo criminale.

Colafigli era supportato dal suo autista e guardiaspalle, Fabrizio Fabriani, un tuttofare che lo aiutava anche psicologicamente. Grazie al suo prestigio criminale, Colafigli aveva formato la sua nuova banda. Mentre una volta ‘Marcellone’ interagiva con personaggi come ‘il Negro’, ‘Renatino’ e il ‘Sardo’ , ora i suoi uomini – 28 persone coinvolte nel blitz del 4 giugno 2024 – si fanno chiamare: il ‘Vecchio’, il ‘Meccanico’ (ossia Walter Garofalo, gambizzato di recente alla Magliana), il ‘Carrozziere’, il ‘Ciccione’, il ‘Biondo’, il ‘Pischello’, ‘Vincenzo m’è padre’, ‘Abbronzato’, il ‘Falegname’ e ‘Pinocchio’.

Nelle 369 pagine dell’ordinanza firmata dal gip di Roma, Livio Sabatini, il nome di Colafigli compare 1339 volte, sempre con peso rilevante. Secondo la ricostruzione degli investigatori, ‘Orso’ Colafigli, “avvalendosi del proprio prestigio criminale” come ex membro della Banda della Magliana, costituiva e dirigeva l’associazione criminale, prendendo accordi direttamente o tramite i suoi più stretti collaboratori, Alessandro Brunetti (‘Sandro’) e Savino Damato (‘il Vecchio’). Collaborava anche con un gruppo criminale albanese, capeggiato da Erion Hayseni (‘il Biondo’), che aveva importanti contatti con narcotrafficanti internazionali in Colombia e Spagna, nonché con un gruppo radicato nel quartiere romano della Massimina, rappresentato da Riccardo Tinti (‘il Carrozziere’), responsabile della commercializzazione della droga importata e con finanziatori provenienti dal foggiano.

Nonostante l’età e il regime di semi libertà, Colafigli aveva messo in piedi una nuova banda, ancora con la ‘b’ minuscola, ma con un chiaro riconoscimento dei suoi “meriti” criminali. Fabrizio Fabriani, intercettato in auto, lo esalta: “Sei una figura troppo importante. Una bomba, sei una bomba atomica”. Quando Colafigli gli rimproverava che solo lui lo vedeva così, Fabriani ribadiva: “Dicono così, i giornali, tutti. Ma quali 40 anni fa?”.

Consapevole del suo ruolo criminale, Colafigli rassicurava Fabriani spiegando che solo pochi “conoscenti” avrebbero potuto parlare con le forze dell’ordine, mentre molti si erano arricchiti sfruttando il suo nome per 40 anni: “Di amici ce ne ho 1 o 2, capito il discorso? Basta. I conoscenti possono chiacchierare, però pure se chiacchierano e fanno il nome mio, io me la difendo sempre perché dico che questi qua sono 40 anni che vanno avanti con il nome mio, si sono arricchiti, che cazzo volete?”. Secondo il gip, queste intercettazioni sono sintomatiche del ruolo criminale di Colafigli e spiegano la sua insensibilità alla lunga detenzione e la facilità con cui ha ripreso i traffici di droga su vasta scala.

Il ruolo “apicale e strategico” di Colafigli è stato fondamentale per risolvere i vari problemi nella gestione del traffico di droga e reperire le risorse economiche necessarie. Gli inquirenti sottolineano la sua capacità di mantenere contatti diretti con associazioni criminali di diversa provenienza e figure delinquenziali di primo piano per reperire sostanze stupefacenti in grandi quantità. Questa capacità è sintomatica dell’eccezionale attitudine criminale di Colafigli e della sua familiarità con le dinamiche delinquenziali.

Grazie al suo prestigio criminale, Colafigli ha guadagnato la fiducia del gruppo degli albanesi inseriti in un importante cartello colombiano operativo a Turbo. Il referente sudamericano, originario di Medellin, è destinatario di una misura cautelare in carcere ma risulta irreperibile.

In situazioni critiche, ‘Orso’ è intervenuto personalmente, pianificando una “raffinata rapina mediante una simulata operazione di cambio valuta” presso una banca nel quartiere Massimina e risolvendo problemi con i criminali foggiani.

Cronaca

Roma | Furto Lampo di un Rolex nel Traffico con il trucco dello Specchietto

Pochi secondi per rubare un Rolex nel traffico di Roma, al Flaminio. Una tecnica già vista che i ladri, organizzati in squadre con due scooter, mettono in pratica con il trucco dello specchietto, come già successo a maggio per ben due volte.

Ieri, alle 17, stessa scena in via Luisa di Savoia, all’altezza di via Principessa Clotilde. Un 39enne, a bordo di un’auto, è stato derubato mentre era in mezzo al traffico. Poco prima, un altro motorino aveva urtato lo specchietto della vettura condotta dal 39enne.

L’uomo è sceso per controllare i danni e altri due soggetti su un motorino lo hanno derubato dell’orologio da 20 mila euro, ferendolo alla mano. Le indagini sono in corso da parte dei poliziotti del commissariato Trevi e Prati, che hanno subito avviato le ricerche dei due ladri.

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Cronaca

Milano Pride 2024: Proteste e Partecipazioni da Record

Alla parata del Milano Pride 2024, svoltasi sabato pomeriggio, è apparso un cartonato con il volto (arcobaleno) del governatore della Lombardia Attilio Fontana. Questo gesto, messo in atto dai consiglieri regionali di opposizione, tra cui Pierfrancesco Majorino (PD) e Luca Paladini (Patto Civico), intendeva protestare contro l’assenza di una presenza istituzionale regionale alla manifestazione. “Il PD – ha poi commentato sui social Fontana – oggi mi ha portato anche al Pride, che burloni! Forse arriverà un giorno in cui anche loro non utilizzeranno queste manifestazioni per le solite e arcinoiose strumentalizzazioni politiche”.

Secondo Alice Redaelli, presidente di Cig Arcigay Milano, oltre 350.000 persone hanno partecipato al Milano Pride. La parata, partita alle 16 da via Vittor Pisani e conclusasi alle 18 all’Arco della Pace, aveva come slogan “LiberƏ di essere”. A capo del corteo vi erano alcune cargo bike, simbolo di sostenibilità ambientale.

Tra le personalità politiche presenti, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha criticato l’assenza di riferimenti a “identità di genere e orientamento sessuale” nella dichiarazione finale del G7, attribuendo la colpa al governo italiano. Schlein ha inoltre sottolineato che, sotto il governo di centrodestra, l’Italia è scivolata alla 36esima posizione su 48 nella classifica sui diritti LGBT: “Non possiamo accettarlo, vogliamo portare l’Italia nel futuro e pienamente in Europa. Vogliamo il matrimonio egualitario e non lasceremo decidere alla destra chi abbiamo il diritto di amare”. Ha poi ribadito la necessità di una legge per il riconoscimento delle coppie omogenitoriali e di una legge contro l’omobilesbotransfobia.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, assente per motivi di salute, ha inviato un videomessaggio trasmesso al termine della parata. “Il Pride – ha detto – è la festa della comunità LGBTQIA+ e di ogni persona che crede nei diritti fondamentali senza discriminazioni. Non è solo una questione di diritti, ma proprio di come intendiamo la società in cui viviamo. Sfilare al Pride ha senso, perché è una testimonianza a livello politico e perché è divertente. Milano è una città aperta e attrattiva anche grazie alla sua comunità LGBT che ogni anno sfila per ringraziarvi e lottare assieme fianco a fianco per una città più libera. Viva il Pride, viva Milano, viva la libertà e l’amore”.

Durante il corteo, sono state avvistate diverse bandiere della Palestina, tema che ha generato polemiche. Mentre alcuni Pride, come quello di Bergamo, hanno vietato esplicitamente le bandiere israeliane, l’organizzazione milanese ha mantenuto una posizione più equilibrata. Tuttavia, l’associazione LGBT Keshnet Italia ha deciso di non partecipare per evitare il rischio di aggressioni, e in solidarietà con essa, il deputato Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e il consigliere comunale di Milano Daniele Nahum (Azione) hanno annunciato la loro defezione.

“Le lotte sono intersezionali, non ci possono essere la liberazione dei corpi e i diritti se ci sono popoli oppressi nel mondo e non si può parlare di pace se non c’è giustizia”, ha commentato Filomena Fittipladi del movimento Possibile, mentre portava una bandiera palestinese. Al carro di Certi Diritti, a cui hanno aderito l’Associazione Enzo Tortora e Più Europa, era presente un cartello con la scritta “Jews are welcome”. “Questo cartello è uno dei motivi che mi ha spinto ad andare al Pride, perché Certi Diritti ha fatto un piccolo grande gesto di solidarietà verso il mondo ebraico”, ha commentato Davide Romano del Museo della Brigata ebraica.

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Cronaca

Roma | Doppia Tragedia sulla Tiburtina Valeria: Due Motociclisti Perdono la Vita

Ancora una tragedia sulle strade di Roma e provincia, questa volta doppia. Lungo la Tiburtina Valeria, nella mattinata di oggi, sabato 29 giugno, nei pressi del bivio per Roviano, si è verificato un incidente tra due motociclisti.

Nell’impatto, all’altezza del km 54,699, i due centauri hanno perso la vita. Sul posto sono intervenuti il personale del 118, Anas, la polizia stradale e i carabinieri. Inutile anche l’intervento dell’elisoccorso. Per permettere i rilievi, la strada è stata chiusa per quattro ore e riaperta intorno alle 16. Con questo incidente, salgono a 79 le vittime sulle strade e giugno si conferma un mese nero.

18 Morti a Giugno

Sono 18 le vittime solo in questo mese. L’ultima era stata Margherita Giubilei, 63 anni, morta lungo la Strada della Neve, che collega la stazione ferroviaria di Pianabella di Montelibretti a Palombara Sabina. Prima di lei, Marco Torre, il poliziotto morto sul raccordo anulare; Renzo Miconi Rocchi, deceduto a Torre Maura; e Valerio Marziali, 34 anni, dipendente dell’Ama, morto in via Casilina all’altezza di via Tor Tre Teste.

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