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Campania

Caserta | Il Giallo di Giuseppe Valletta: il Giovane Morto Fulminato mentre fa la Doccia

Caserta. Dramma a Baia e Latina, in provincia di Caserta, dove un giovane di 20 anni, Giuseppe Valletta, è morto fulminato da una scarica elettrica mentre faceva la doccia nella sua abitazione. La tragedia è avvenuta sabato mattina, intorno alle 10:30, mentre il giovane si preparava per partecipare al matrimonio di una cugina.

Sul posto sono immediatamente arrivati i sanitari del 118, che purtroppo non hanno potuto far altro che constatare il decesso del ragazzo. Il corpo è stato trasferito all’Istituto di Medicina Legale dell’Ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta per l’autopsia, disposta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.

I Carabinieri di Capua stanno indagando sulla dinamica dei fatti. Secondo una prima ricostruzione, la morte del giovane sarebbe stata causata da una dispersione elettrica dallo scaldabagno presente nel bagno. Gli inquirenti stanno verificando se il dispositivo fosse a norma e se il salvavita fosse funzionante. Al momento, il proprietario dell’abitazione, la cui moglie era la conduttrice dell’appartamento, è stato iscritto nel registro degli indagati a carico ignoto.

La notizia della morte di Giuseppe Valletta ha sconvolto la piccola comunità di Baia e Latina. Il giovane, conosciuto e benvoluto da tutti, era un gran lavoratore e si stava preparando a un futuro radioso. I funerali si terranno non appena saranno completate le formalità autoptiche.

Campania

Procida (NA) | Terribile ritrovamento: Resti umani in due diverse spiagge, indagini in corso

Oggi sono stati rinvenuti dei resti umani in avanzato stato di decomposizione in due diverse aree dell’isola di Procida, suscitando grande preoccupazione e attivando immediatamente le autorità competenti.

Il primo ritrovamento è avvenuto sulla spiaggia della Chiaia, dove è emersa una tibia dal terreno sabbioso. Poco dopo, a Punta Ottimo, distante dal primo luogo, sono stati scoperti i resti di uno scheletro completo, il cui recupero è stato reso possibile grazie all’intervento dei sub della Guardia Costiera.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e la Capitaneria di Porto, mentre la Procura di Napoli ha disposto il trasferimento dei resti a Napoli per l’esecuzione del test del DNA. L’obiettivo principale è identificare l’identità del cadavere attraverso questa analisi forense.

Secondo gli investigatori, i resti potrebbero essere stati portati a riva dalle recenti mareggiate oppure potrebbero essere rimasti sepolti per anni sotto la sabbia. Al momento, tutte le ipotesi rimangono aperte e l’indagine è in corso per determinare le circostanze esatte della morte e l’identità della vittima.

Il quotidiano Il Mattino ha riportato per primo la notizia, suscitando l’attenzione della comunità locale e delle autorità competenti, che si sono immediatamente attivate per risolvere questo enigma macabro.

Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi di questa storia in evoluzione.

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Campania

Napoli | Figlia del rampollo del claln: scorta ai nonni paterni durante gli incontri con la nipotina e minacce e percosse alla madre

I carabinieri della Compagnia di Torre del Greco (Napoli) hanno documentato gravi episodi durante le indagini sulla vicenda avvenuta nella periferia di Napoli, riguardante una ragazza proveniente da una famiglia rispettabile e un membro del clan De Martino, residente nell’area orientale di Napoli e, nello specifico, nel quartiere Ponticelli. La situazione ha avuto origine dopo la nascita di una bambina, attualmente di tre anni.

Sotto la supervisione della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda), i carabinieri hanno eseguito nove arresti oggi, includendo anche i nonni paterni della bambina e il padre già detenuto. Gli arrestati sono accusati, tra le altre cose, di atti persecutori, lesioni personali, detenzione e porto illegale di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini condotte dai carabinieri di Cercola hanno rivelato che la famiglia De Martino ha utilizzato pressioni e intimidazioni sempre più gravi per assicurarsi l’affidamento della bambina, senza seguire alcuna procedura giudiziaria regolare. È stato documentato l’uso di veri e propri cortei armati organizzati dal clan per scortare i nonni paterni durante i regolari incontri e la consegna della bambina.

Gli arrestati sono ora detenuti nelle carceri di Napoli-Secondigliano e di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), in attesa dei procedimenti giudiziari.

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Campania

Napoli | Alla guida del Clan nonostante fossero detenuti al 41bis

Nonostante fossero detenuti nel regime speciale 41bis, i capi del clan Contini, facenti parte dell’Alleanza di Secondigliano, continuavano a delegare incarichi direttivi ai loro fidati, guidando le strategie criminali e imprenditoriali del clan. Hanno anche cercato di intimidire i collaboratori di giustizia per dissuaderli dal cooperare con le autorità.

Questo è emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e dallo Scico della Guardia di Finanza, che hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dai pm Converso e Varone, sotto la coordinazione del procuratore Nicola Gratteri e del procuratore aggiunto Rosa Volpe.

Quattro persone, tutte appartenenti allo stesso nucleo familiare, di cui due già detenute, sono state messe in custodia cautelare in carcere. Per altri nove indagati sono stati disposti il sequestro di due immobili intestati a prestanome e di denaro per un totale di poco più di 353mila euro, ritenuti proventi di riciclaggio.

I reati contestati includono associazione mafiosa, minacce, induzione a non collaborare con la giustizia o a fornire dichiarazioni false, riciclaggio e autoriciclaggio, con tre degli indagati accusati di associazione mafiosa.

Le indagini hanno anche rivelato un cambio di strategia tra l’Alleanza e i rivali del clan Mazzarella, con cui c’era stata una sorta di “tregua mafiosa”.

Nonostante la detenzione, i soggetti coinvolti hanno continuato a influenzare la distribuzione degli stipendi tra i loro affiliati.

Due dei soggetti coinvolti nel provvedimento cautelare sono accusati di riciclare proventi illeciti attraverso società intestate a prestanome, operanti nel settore dei rifiuti ferrosi, della telefonia e degli affitti immobiliari. In questo modo avrebbero reimpiegato denaro proveniente da truffe, tra cui la vendita di orologi di lusso falsificati a imprenditori facoltosi, anche all’estero.

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