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Cronaca

Milano | Trapper condannati per sparatoria, descritti come ‘cacciatori di prede’ dal Tribunale

Il Tribunale di Milano, nelle motivazioni del verdetto emesso a metà novembre nel processo con rito abbreviato relativo alla sparatoria avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville, vicino a corso Como, zona della movida milanese, ha descritto l’atteggiamento e le condotte dei noti trapper e dei giovani della loro crew come simili a “arcaici cacciatori che si facevano ritrarre accanto a prede animali esanimi”.

Nel dettaglio, i giudici della settima sezione penale, nel corso dell’inchiesta coordinata dal pm Francesca Crupi e condotta da polizia e carabinieri, hanno emesso condanne, tra gli altri, di 6 anni e 4 mesi a Mohamed Lamine Saida, noto come Simba La Rue, e di 5 anni e 2 mesi a Zaccaria Mouhib, noto come Baby Gang. Uno dei membri del gruppo, Andrea Rusta, condannato a 4 anni e 2 mesi, è stato citato per essersi “vantato della violenza sprigionata” quella notte, documentando con video e foto la vittima ferita per impressionare la ragazza con cui stava uscendo.

I giudici, riconoscendo tutte le imputazioni, dalle rapine ai danni delle vittime fino alla rissa, alle lesioni gravi e alla detenzione di arma clandestina, hanno evidenziato la “spiccata pericolosità sociale” degli imputati, otto in totale, sottolineando la loro “consuetudine alla violenza e alla sopraffazione e umiliazione” degli altri.

Nelle motivazioni, si sottolinea che Simba La Rue è “animato da una violenza cieca e incontrollata”. I giudici hanno anche criticato il basso risarcimento offerto alle vittime, indicando che questo è stato sostenuto come se fosse una “spesa di rappresentanza da portare a bilancio dell’etichetta musicale” della società collegata a Baby Gang, nonostante gli “ingaggi professionali elevati” degli imputati.

Calabria

Procura di Castrovillari | Bergamini, il calciatore del Cosenza morto nel 1989, chiesti 23 anni di reclusione per l’ex fidanzata

I pubblici ministeri della Procura di Castrovillari hanno chiesto una condanna a 23 anni di reclusione per Isabella Internò, l’ex fidanzata di Donato Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza tragicamente scomparso il 18 novembre 1989 lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. La donna è accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti e il caso è attualmente sotto esame presso la Corte d’Assise di Cosenza.

La richiesta di condanna è stata presentata dal pm Luca Primicerio, supportato dal procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, al termine di una requisitoria che ha avuto inizio ieri. È importante notare che Isabella Internò non era presente in aula durante la formulazione della richiesta. La vicenda, avvolta da un lungo mistero e controversie, continua a suscitare grande interesse e attenzione da parte dell’opinione pubblica e dei media.

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Cronaca

Udine | Arrestato un ladro

GdF Udine

Nella giornata di martedì 17 settembre, la Polizia di Stato di Udine ha arrestato un uomo di 47 anni, originario del Marocco, coinvolto in un furto avvenuto il 4 settembre in via Portogruaro, nel quartiere Gervasutta. L’arresto è avvenuto dopo che la polizia, allertata da segnalazioni di residenti, ha sorpreso il sospettato insieme a un complice all’interno di un furgone, intento a rubare materiale. Durante la perquisizione, sono state trovate tessere per carburante e una bicicletta di valore rubata.

Il G.I.P. aveva inizialmente imposto misure cautelari ai due uomini, ma a causa delle ripetute violazioni da parte del cittadino marocchino, il Tribunale ha disposto la custodia cautelare in carcere. Nella giornata di ieri, grazie a un controllo da parte della Squadra Volante, l’uomo è stato rintracciato e tradotto presso la Casa Circondariale di via Spalato. Le autorità continuano a monitorare la situazione per garantire la sicurezza nella zona.

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Cronaca

Tragico Caso di Vignale: Arrestata la madre di due neonati

Chiara Petrolini, una giovane di 22 anni, è stata arrestata con l’accusa di aver ucciso i suoi due neonati, i cui corpi sono stati trovati sepolti nel giardino della sua abitazione a Vignale di Traversetolo, in provincia di Parma. L’episodio ha suscitato indignazione e shock nella comunità locale.

Le indagini hanno rivelato che la Petrolini, durante la sua seconda gravidanza, avrebbe nascosto la sua condizione per paura del giudizio altrui. Dopo il parto, ha dichiarato di aver sepolto i neonati, sostenendo che entrambi erano nati morti. Tuttavia, le autopsie hanno contraddetto questa versione, indicando che il secondo bambino era nato vivo.

Il procuratore di Parma ha sottolineato che le evidenze raccolte potrebbero suggerire una premeditazione, considerando anche le ricerche fatte online dalla giovane su come nascondere la gravidanza e accelerare il parto. Inoltre, sono emerse informazioni sul suo stile di vita durante la gravidanza, che includeva l’uso di sostanze incompatibili con lo stato di gestazione.

La vicenda ha scosso profondamente la comunità, con commenti di incredulità e dolore da parte di familiari e amici. La madre del fidanzato di Chiara ha espresso un sentimento di sollievo per l’arresto, evidenziando la gravità della situazione.

La storia di Chiara Petrolini solleva interrogativi inquietanti sulla salute mentale e il supporto sociale per le giovani madri, rendendo necessario un dibattito più ampio su questi temi delicati.

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