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Cronaca

Messina | Il boss dal carcere alla compagna: “Stai attenta che a casa è pieno di microspie” LE INTERCETTAZIONI

In un’ordinanza di custodia emessa dalla gip Pastore emergono nuovi sospetti. Si ipotizza che Claudio Costantino fosse consapevole, o almeno sospettasse fortemente, che la sua casa in via Eduardo Morabito e l’abitazione dei Genovese fossero “piene zecche” di microspie, piazzate dagli investigatori della Mobile. La gip Pastore analizza attentamente questa situazione e scrive: durante una conversazione telefonica con il suo compagno, la Patti riceve una chiamata da un certo Peppe. Dopo aver chiuso la conversazione con quest’ultimo, Costantino informa la Patti della presenza di microspie a casa “del papà di quello che ha telefonato ora”

Costantino: comunque ieri mi è arrivata la lettera di SDB…

Patti: ah…

Costantino: eh comunque a casa del papà di quello che ha telefonato ora…

Patti: eh…

Costantino: è pieno di zecche, intendendo probabilmente microspie, perché all’altro gliel’hanno detto, gliel’hanno detto, e dice che sapevano di tutto e di più sapevano, capito?

Patti: ah si?

Costantino: quindi è pieno di zecche (intendendo probabilmente microspie)

Patti: ho capito.

Sulla base di queste ultime espressioni riguardanti “Peppe” – conclude la gip – e il “padre di questi”, riportate nel dialogo sopra citato, Peppe viene identificato come Genovese Giuseppe e suo padre come Genovese Francesco, presso la cui abitazione si stava svolgendo l’attività di intercettazione. Va notato che la microspia installata a casa dei Genovese è stata trovata dagli indagati e ha smesso di funzionare.

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