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Cronaca

Sequestro di Oltre 1,3 Milioni di Euro a un’Azienda di Ricevimenti ad Acerra

Negli ultimi giorni, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno portato a termine un’importante operazione di sequestro a carico di una società di ricevimenti operante ad Acerra, nel napoletano. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) presso il Tribunale di Nola, è stato richiesto dalla Procura della Repubblica locale e ammonta a oltre 1,3 milioni di euro.

L’indagine è partita da un controllo fiscale condotto dai finanzieri della Compagnia di Casalnuovo. I sospetti sono emersi a causa di una marcata discrepanza tra i redditi dichiarati dall’azienda e il suo effettivo volume d’affari, che invece evidenziava una realtà ben diversa. La sala ricevimenti, capace di ospitare più di 300 persone, ha registrato numerosi eventi, alcuni dei quali pubblicizzati attivamente sui social media. Questo contrasto ha sollevato interrogativi sulla veridicità delle dichiarazioni fiscali presentate dall’azienda, che si presentava come “in perdita”.

In seguito a questi accertamenti, è scattato il sequestro preventivo dei beni ritenuti illeciti. Sono state colpite le disponibilità finanziarie della società e degli indagati, comprese quote sociali, unità immobiliari e terreni situati nelle province di Napoli e Brindisi, oltre a beni di valore come preziosi e contanti. La misura di sequestro è stata effettuata anche in forma “per equivalente”, mirata a garantire il recupero delle somme dovute all’Erario.

Attualmente, il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari. Si sottolinea che, in base al principio di presunzione d’innocenza, la responsabilità delle persone coinvolte sarà confermata solo in caso di una sentenza irrevocabile di condanna. Le autorità competenti continuano a monitorare la situazione per garantire la legalità e la correttezza nelle dichiarazioni fiscali.

Cronaca

Lutto a Palermo: È Morto Don Giacomo Ribaudo, Parroco di Magione e Decollati

Si è spento a 80 anni don Giacomo Ribaudo, figura emblematicamente legata alla comunità di Palermo, dove ha dedicato gran parte della sua vita sacerdotale. Per decenni, don Giacomo ha guidato la parrocchia della Magione, situata nel centro storico della città, prima di trasferirsi nella parrocchia dei Decollati, un’area caratterizzata da notevoli difficoltà socio-economiche.

Con circa sessant’anni di servizio, don Giacomo non era un sacerdote tradizionale. La sua esperienza alla Magione, un quartiere segnato da contraddizioni, lo ha portato a confrontarsi con realtà complesse. In questo contesto, ha affrontato le sfide imposte da una mafia radicata, ma ha anche avuto un ruolo attivo nell’emergere di un’antimafia concreta, sostenendo iniziative di giustizia e legalità.

La sua figura ha rappresentato un punto di riferimento non solo per i fedeli, ma anche per tutti coloro che cercavano un cambiamento positivo nella comunità. Con il suo impegno, don Giacomo ha saputo incarnare i valori di giustizia e solidarietà, lavorando instancabilmente per il bene della sua parrocchia e della società in generale.

La notizia della sua scomparsa ha suscitato un grande cordoglio tra i parrocchiani e i cittadini di Palermo, che ricordano don Giacomo come un sacerdote vicino alla gente, pronto ad ascoltare e a sostenere le fragilità. La sua eredità spirituale e sociale continuerà a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto e apprezzato per il suo servizio.

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Cronaca

Psicologo Condannato per Abusi su Paziente Sotto Ipnosi

Un grave caso di abuso professionale ha portato alla condanna di uno psicologo di 55 anni, originario di Vibo Valentia e residente a Rimini. L’uomo è stato giudicato colpevole di aver abusato sessualmente di una paziente durante due sedute terapeutiche, avvenute alla fine del 2019. La condanna, emessa in primo grado, prevede una pena di 4 anni di reclusione.

La vicenda ha avuto inizio quando la vittima, una giovane donna di 25 anni, ha presentato una denuncia contro il suo terapeuta, accusandolo di comportamenti inappropriati durante le sessioni di terapia. Secondo quanto riportato, l’abuso sarebbe avvenuto attraverso tecniche di iperventilazione, digitopressione e ipnosi, lasciando la donna in una condizione di vulnerabilità.

Le indagini condotte dalla Procura hanno incluso una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale della giovane. Un consulente nominato ha confermato la veridicità delle affermazioni della paziente, stabilendo che quanto riportato non fosse il frutto di un sogno o di una fantasia. Durante le sedute, la donna sarebbe stata in uno stato di inferiorità psichica, rendendo gli abusi ancora più gravi.

Oltre alla condanna penale, il professionista dovrà sostenere anche le spese legali e risarcire la parte lesa con una somma di 28 mila euro. Questo caso solleva interrogativi importanti riguardo alla sicurezza dei pazienti in contesti terapeutici e alla responsabilità degli operatori della salute mentale. La condanna rappresenta un passo significativo nella lotta contro gli abusi nei rapporti di fiducia tra terapeuti e pazienti.

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Cronaca

Operazione della Guardia di Finanza contro la Contraffazione a Gallipoli

Nell’ambito di un’operazione volta a intensificare i controlli economici sul territorio, la Compagnia di Gallipoli della Guardia di Finanza ha portato a termine un’importante indagine nel settore della contraffazione. Coordinata dal Comando Provinciale di Lecce, l’operazione ha disarticolato un’organizzazione illecita attiva nei comuni di Gallipoli e Taviano.

Grazie a indagini approfondite e a un’accurata attività di raccolta di informazioni, i finanzieri hanno effettuato controlli su diverse attività commerciali, sia fisse che itineranti, che apparivano apparentemente lecite. Questi controlli hanno portato al sequestro di oltre 2.400 articoli, tra cui abbigliamento e giocattoli, tutti riconducibili a noti marchi di lusso come Prada, Louis Vuitton, Gucci e Chanel, oltre a prodotti di aziende famose come Disney, Funko e Marvel, ritenuti contraffatti.

Le indagini hanno rivelato che molti dei capi di abbigliamento sequestrati erano stati prodotti in Cina e importati in Italia, dove venivano rifiniti con l’apposizione di etichette e marchi falsi. Inoltre, i giocattoli presentavano marchi CE contraffatti, atti a ingannare i consumatori sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti.

Durante le operazioni, sono stati trovati anche loghi e marchi falsi pronti per essere applicati a ulteriori capi di abbigliamento in fase di lavorazione. Grazie a queste scoperte, quattordici individui sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Lecce con l’accusa di commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.

Le attività della Guardia di Finanza non si fermano qui: le indagini continuano con l’obiettivo di smantellare l’intera catena logistica e organizzativa coinvolta nella contraffazione, esaminando anche possibili violazioni delle normative doganali e tributarie.

Questo tipo di commercio illecito non solo danneggia le aziende legittime, ma ha anche un impatto significativo sull’economia nazionale, causando perdite fiscali che si traducono in una diminuzione delle risorse per i servizi pubblici. L’impegno della Guardia di Finanza nel combattere la contraffazione è cruciale per tutelare l’economia e garantire un mercato più equo e trasparente per i consumatori.

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