Curiosità
SAI CHE… C’era un Vegetariano nell’Antica Roma?
Nel III secolo d.C., Porfirio di Tiro, allievo di Plotino, si distingue non solo per le sue idee filosofiche ma anche per la sua audace posizione sul vegetarianesimo. In un’epoca in cui gli animali erano considerati strumenti utili all’uomo, il pensatore fenicio sfida le convenzioni sociali con argomentazioni sorprendenti e un pensiero all’avanguardia.
Porfirio, un teologo e astrologo dell’antica Roma, scrisse un importante trattato sugli animali intorno al 270 d.C., in cui difendeva la sua scelta vegetariana. Contrariamente alla mentalità dominante del suo tempo, che vedeva gli animali come creature inferiori e destinate al sacrificio, egli proponeva una visione radicalmente diversa. Sostenendo che ogni creatura avesse un valore intrinseco, Porfirio invitava a riflettere sull’ingiustizia dei sacrifici animali e sull’importanza di considerare la sofferenza degli esseri viventi.
Uno dei punti salienti del suo ragionamento riguardava il linguaggio. Rispondendo a coloro che ritenevano gli animali inferiori per la loro apparente incapacità di comunicare come gli esseri umani, Porfirio osservava che anche i Greci non comprendevano gli Indiani, suggerendo che la mancanza di comprensione linguistica non implica inferiorità. Inoltre, criticava i sacrifici rituali, sostenendo che questi atti cruente non solo fossero inopportuni, ma macchiassero anche gli altari divini di sangue, proponendo al loro posto preghiere e offerte di vegetali.
Porfirio, con la sua visione illuminata, non solo gettò le basi per un dibattito che si sarebbe evoluto nei secoli successivi, ma ci offre anche una prospettiva unica su un tema attuale: la nostra relazione con gli animali. La sua figura rappresenta un esempio di pensiero critico in un’epoca in cui la tradizione era la norma, dimostrando che il cambiamento spesso nasce da chi ha il coraggio di differire dalla massa.
Curiosità
SAI CHE… Fine hanno fatto i figli di Cleopatra?
Nella storia dell’antico Egitto, la figura di Cleopatra è indissolubilmente legata ai suoi amori e ai suoi figli. La regina, ultima sovrana della dinastia tolemaica, ebbe quattro figli, ciascuno dei quali visse una vita segnata da eventi drammatici e tragici. Dopo la morte di Cleopatra e di Marco Antonio nel 30 a.C., i loro figli dovettero affrontare un destino incerto, segnato dalla sconfitta e dalla cattura da parte di Ottaviano.
Il primogenito, Cesarione, nato dalla relazione con Giulio Cesare, rappresentava un potenziale rivale per il potere romano. La sua vita si concluse tragicamente a soli quattordici anni, quando venne assassinato per ordine di Ottaviano, che temeva la sua rivendicazione al trono.
Alessandro Elio, il primo figlio avuto con Marco Antonio, nacque nel 40 a.C. e, sebbene avesse ricevuto titoli importanti, il suo destino si rivelò funesto. Dopo la sconfitta dei genitori, fu portato a Roma, dove la sua vita si spense in giovane età, probabilmente per cause naturali, nel 29 a.C.
La figlia, Cleopatra Selene II, si distinse tra i fratelli. Dopo essere stata presentata come trofeo di guerra a Roma, venne sposata con il re numida Giuba II. Sotto il suo regno, Selene esercitò una notevole influenza politica e culturale, contribuendo alla fioritura della Mauretania. La sua vita, pur segnata dalla perdita, le permise di affermarsi come figura di potere fino alla sua morte, avvenuta probabilmente nel 5 a.C.
Infine, c’è Tolomeo Antonio Filadelfo, il cui destino è avvolto nel mistero. Nacque nel 36 a.C. e, come i suoi fratelli, venne portato a Roma. Tuttavia, le fonti storiche non forniscono dettagli sulla sua vita adulta, e si ipotizza che morì giovanissimo nel 29 a.C., lasciando così poco di sé nella memoria collettiva.
Questi figli di Cleopatra, purtroppo, vissero in un’epoca di transizione e conflitti, e le loro vite si intrecciarono con le drammatiche vicende di un impero in espansione. La loro storia è un triste riflesso delle complessità politiche e personali di un’epoca in cui il potere e il destino individuale erano inestricabilmente legati.
Curiosità
SAI CHE… Nel Golfo Persico c’è una “Venezia Iraniana”?
Nel cuore del Golfo Persico, sull’isola di Kish, si trova un’affascinante meraviglia architettonica: la Città Sotterranea di Kish, una rete di tunnel e acquedotti che racconta la storia di un ingegno antico e innovativo. Questa cittadina sotterranea, spesso paragonata alla famosa Venezia, offre una nuova prospettiva sul concetto di urbanizzazione e sulla gestione delle risorse idriche in un ambiente arido.
Un’Ingegneria Avanzata
La storia di Kish risale a oltre duemilacinquecento anni fa, quando gli abitanti dell’antica città di Harireh iniziarono a scavare per realizzare un acquedotto, noto come “kariz”. Questa straordinaria opera di ingegneria, estesa per oltre 10.000 metri quadrati, ha permesso non solo di trasportare acqua potabile, ma anche di creare un intero ecosistema commerciale. La cittadina si è sviluppata attorno a questo sistema, diventando un centro vitale per il commercio e l’irrigazione agricola.
Il kariz si avvaleva di un sofisticato sistema di filtrazione, composto da diversi strati di materiali naturali, e permetteva l’accesso all’acqua per molteplici utilizzi. In epoche successive, la struttura è stata perfezionata fino a includere un canale per l’attracco di piccole imbarcazioni, un ulteriore testimone del livello ingegneristico raggiunto dai suoi costruttori.
Un Abbandono Ingiustificato e una Nuova Vita
Nonostante il suo passato fiorente, la Città Sotterranea di Kish ha subito un abbandono misterioso. Solo nel 1999 le autorità iraniane hanno deciso di riportare alla luce questi antichi ingressi, ristrutturando e rinnovando gli spazi interni. Oggi, l’antico kariz è diventato un centro commerciale, dove i visitatori possono immergersi in un’atmosfera unica, circondati da negozi che si snodano attraverso le gallerie storiche.
Un’Attrazione Turistica Imperdibile
Kish è diventata una meta turistica di prim’ordine, classificandosi al terzo posto per il volume di visitatori nel sud-ovest asiatico, subito dopo Dubai e Sharm el-Sheikh. La sua bellezza, la storia e la cultura locale attraggono turisti da tutto il mondo, desiderosi di esplorare questo tesoro nascosto.
La Città Sotterranea di Kish è un esempio straordinario di come l’ingegneria e la storia possano confluire per creare luoghi di meraviglia. Una visita a questo sito non è solo un viaggio nel passato, ma anche un’opportunità per comprendere l’innovazione e la resilienza di una civiltà che ha saputo adattarsi alle sfide ambientali.
Curiosità
SAI CHE… C’era una Tassa sull’Urina nell’Antica Roma?
Nell’antichità, il sistema fiscale di Roma presentava delle peculiarità che oggi farebbero sorridere e, allo stesso tempo, riflettere. Tra le tasse più bizzarre imposte dall’imperatore Vespasiano nel I secolo d.C., spicca quella sull’urina, un’imposizione che rivelava non solo l’ingegno della burocrazia romana ma anche il bisogno urgente di nuove fonti di reddito.
Durante il suo regno, Vespasiano si trovò di fronte a un’importante sfida: garantire entrate fiscali per finanziare progetti ambiziosi, tra cui la costruzione del Colosseo. In un’epoca in cui le risorse scarseggiavano, decise di attingere a una materia prima inusuale: l’urina. Questa sostanza, infatti, era utilizzata per estrarre ammoniaca, un elemento cruciale nella concia delle pelli. L’urina veniva raccolta in appositi orinatoi e rivenduta a chi si occupava della lavorazione delle pelli, generando un mercato fiorente.
La tassa, nota come “centesima venalium”, colpiva proprio questo commercio e si rivelò una scelta finanziariamente vincente per il governo romano. Nonostante il suo successo, l’imposizione non mancò di suscitare critiche, persino tra i membri della famiglia imperiale. Il figlio di Vespasiano, Tito, si oppose a questa misura, trovandola imbarazzante. In risposta alle sue obiezioni, Vespasiano pronunció una frase che sarebbe rimasta impressa nella storia: “pecunia non olet”, sottolineando così che il valore del denaro non è influenzato dalla sua origine.
Questo episodio ci invita a riflettere sulle origini delle tasse e sul modo in cui le società si sono adattate alle esigenze fiscali nel corso dei secoli. In un contesto in cui le entrate fiscali sono fondamentali per il funzionamento dello Stato, la creatività romana nell’affrontare le difficoltà economiche emerge come un aspetto affascinante della storia. Non importa quanto possa sembrare strana, la tassa sull’urina rappresenta un capitolo significativo del pensiero economico e culturale dell’epoca.
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