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Curiosità

SAI CHE… Dal 2025 si puo accedere ai siti per adulti solamente con SPID?

Innanzitutto: è vero che i gestori di tali siti dovranno accertarsi dell’età dei propri visitatori tramite un sistema ufficiale e riconosciuto dallo Stato. Tuttavia, ciò non implica che si dovrà utlizzare per forza lo SPID o la Carta d’Identità Elettronica, come riportato da molti.

I sistemi di controllo che potranno implementare le piattaforme infatti prevedono anche altri sistemi, tra cui la verifica attraverso applicazioni installate su smartphone o PC, oppure tramite internet.

Come si legge nella delibera ufficiale di AGCOM, infatti, è stato stabilito che la verificà dell’età deve avvenire in tre fasi:

  • la prima tramite “l’emissione, ad esempio mediante accesso a un sito web tramite browser, di una “prova dell’età”, a seguito della identificazione, rilasciata da diversi soggetti, indipendenti dal fornitore di contenuti, che conoscono l’utente di Internet, siano essi fornitori di servizi specializzati nella fornitura di identità digitale, o un’organizzazione o soggetto che ha identificato l’utente di Internet in un altro contesto. Il soggetto che fornisce la “prova dell’età” non è conoscenza dell’utilizzo che l’utente ne farà e deve essere certificato da un’apposita Autorità al fine di avere garanzie sul sistema di identificazione usato”;
  • la seconda fase prevede “la comunicazione della prova dell’età solo all’utente che poi la presenterà al sito o piattaforma visitata. La “prova dell’età” può essere, ad esempio, scaricata direttamente dall’utente attraverso il sito web del soggetto certificatore e poi inviata, sempre dall’utente via web, al sito o piattaforma visitata.”
  • e la terza è caratterizzata dall’analisi da parte del sito e la piattaforma.

Nella delibera non si fa riferimento ad un sistema specifico, e starà alle singole piattaforme stabilire e scegliere in che modo applicarla. Quindi si, potrebbe servire lo SPID o la CIE per accedere ai siti per adulti, ma non saranno gli unici sistemi accettati.

Curiosità

SAI CHE… Cosa accadrebbe a eventuali pianeti abitati?

Le nane rosse, stelle piccole e longeve della classe M, hanno da sempre catturato l’attenzione degli astronomi per il loro potenziale di ospitare pianeti abitabili. Data la loro abbondanza nella Via Lattea e la lunga stabilità, queste stelle sono state considerate ottime candidate nella ricerca di mondi con condizioni favorevoli alla vita. Tuttavia, nuove scoperte stanno sollevando dubbi sul loro effettivo ruolo nella ricerca di vita extraterrestre.

Recenti studi hanno rivelato che le nane rosse, nonostante la loro apparente tranquillità, sono soggette a potenti esplosioni di radiazioni ultraviolette (UV) note come flare stellari. Questi eventi, finora sottostimati, possono avere conseguenze devastanti per i pianeti che orbitano intorno a esse. Un team di ricercatori ha analizzato oltre dieci anni di dati raccolti dal telescopio GALEX, concentrandosi su quasi 200 flare emessi da nane rosse, scoprendo che l’intensità delle radiazioni UV generate è molto superiore a quanto previsto in passato.

Sebbene una certa esposizione ai raggi UV possa favorire la formazione di molecole organiche necessarie alla vita, una dose eccessiva rischia di distruggere completamente l’atmosfera di un pianeta, privandolo della protezione dai raggi cosmici e riducendo le possibilità di ospitare forme di vita. I dati suggeriscono che i modelli precedenti avevano gravemente sottovalutato questo rischio, mostrando che la maggior parte dei flare delle nane rosse non segue le leggi termodinamiche tradizionalmente applicate.

Questa nuova comprensione potrebbe cambiare il modo in cui gli scienziati valutano l’abitabilità dei pianeti che orbitano attorno a queste stelle. Anche se un pianeta si trova nella cosiddetta “zona abitabile”, il continuo bombardamento di radiazioni potrebbe eroderne lentamente l’atmosfera, creando condizioni estremamente ostili. Lo studio, pubblicato di recente, mette in dubbio l’idea che le nane rosse siano ambienti ideali per la vita, complicando ulteriormente la ricerca di mondi extraterrestri abitabili.

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Curiosità

SAI CHE… Ogni nuovo pianeta scoperto c’è chi decide i nomi e perchè?

Ogni volta che viene scoperto un nuovo pianeta o corpo celeste, il processo per attribuirgli un nome segue regole precise e tradizioni secolari, gestite dalla International Astronomical Union (IAU). Questa organizzazione internazionale, attiva dal 1919, è responsabile di tutte le decisioni riguardanti la nomenclatura astronomica. Riunendo i maggiori esperti di astronomia e astrofisica, l’IAU non solo coordina le ricerche astronomiche a livello globale, ma decide anche i nomi ufficiali di pianeti, satelliti, asteroidi e altri oggetti spaziali.

Le regole seguite dall’IAU sono ancorate alle tradizioni culturali e mitologiche, come nel caso dei pianeti del sistema solare che portano nomi di divinità greche o romane. Anche altre mitologie, come quella dell’Isola di Pasqua, sono state occasionalmente utilizzate, come dimostra il caso del pianeta nano Makemake. Per i satelliti naturali, i nomi vengono solitamente associati a figure legate mitologicamente al pianeta che orbitano.

Nel caso dei pianeti extrasolari, invece, il metodo di denominazione è diverso. Di solito, si usa una lettera minuscola per indicare la sequenza dei pianeti scoperti intorno a una stella, iniziando dalla lettera “b”. Ad esempio, nel sistema stellare di 16 Cygni, il pianeta 16 Cygni Bb è il primo scoperto intorno alla stella 16 Cygni B.

In questo modo, la IAU assicura che la denominazione degli oggetti celesti sia sistematica, rispettosa delle tradizioni culturali e uniforme su scala internazionale.

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Curiosità

SAI CHE… Elon Musk promette massima trasparenza su eventuali scoperte aliene? “Sarò il primo a dirvelo”

Elon Musk, imprenditore visionario e fondatore di SpaceX, ha ribadito il suo impegno a condividere immediatamente con il pubblico eventuali prove di vita extraterrestre, se mai dovesse incontrarle. Durante un’intervista con Tucker Carlson, noto ex conduttore di Fox News, Musk ha dichiarato che, nel momento in cui dovesse trovare tracce di civiltà aliene, sarà il primo a informare il mondo, utilizzando X (precedentemente Twitter) come canale di comunicazione.

Nonostante il suo interesse per il cosmo, Musk ha sottolineato di non aver mai riscontrato nulla di convincente riguardo all’esistenza di alieni. Tuttavia, ha spiegato che non esiterebbe a pubblicare qualsiasi evidenza nel caso in cui emergessero novità. “Se mai trovassi qualcosa, lo saprete subito,” ha affermato con convinzione.

Pur non negando la possibilità che forme di vita extraterrestri esistano, Musk mantiene una posizione scettica, suggerendo che molti avvistamenti di oggetti volanti non identificati (UFO) siano legati a tecnologie militari segrete piuttosto che a visite aliene. Ha osservato come ci siano “molti programmi classificati” che potrebbero spiegare la maggior parte dei fenomeni osservati.

Durante una conferenza tenutasi al Milken Institute, Musk ha anche speculato sulla possibilità che missioni future possano rilevare tracce di antiche civiltà aliene, ormai estinte, nelle profondità dello spazio. In questo contesto, ha ribadito che nessuno dei suoi satelliti Starlink ha mai riportato incontri con UFO.

In conclusione, Musk ha assicurato che, a differenza di altre istituzioni che mantengono segrete certe informazioni, se ci saranno mai prove concrete di vita extraterrestre, lui sarà pronto a rivelarle senza alcun ritardo.

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