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Scienza e Salute

Influenza e Covid: L’Appello dei Medici, Vaccinarsi per Proteggere i più Fragili

Con l’arrivo della stagione invernale, gli esperti del settore medico anticipano una stagione influenzale particolarmente intensa, sottolineando l’importanza della vaccinazione come misura preventiva fondamentale. Tra i professionisti a lanciare questo appello è Tommasa Maio, segretario nazionale della Fimmg continuità assistenziale, che ha ribadito la necessità di proteggere soprattutto le persone più vulnerabili, come anziani e individui con patologie croniche.

L’invito alla vaccinazione non riguarda solo la protezione individuale, ma coinvolge anche la responsabilità collettiva delle famiglie. Maio ha infatti esortato tutte le famiglie italiane a supportare i loro membri fragili, incoraggiandoli ad aderire alla campagna vaccinale nei tempi più rapidi. Proteggere le persone a rischio, infatti, è una questione di tutela familiare e sociale, considerando che spesso le famiglie includono anziani o persone con problemi di salute preesistenti.

Oltre all’influenza, il periodo invernale potrebbe richiedere anche altre forme di immunizzazione, come quella contro il Covid-19, che resta un tema di grande attenzione. In questo contesto, Maio ha ricordato che la vaccinazione non è solo un dovere civico, ma anche un diritto per ogni cittadino. Rivolgersi al proprio medico di famiglia è la via migliore per ottenere indicazioni personalizzate sui vaccini più adatti per ciascuno, garantendo così una protezione su misura per le esigenze individuali.

In vista dei mesi più freddi, dunque, l’attenzione si concentra sui vaccini, con l’obiettivo di prevenire il sovraccarico del sistema sanitario e ridurre il rischio di complicazioni dovute a infezioni respiratorie. Prepararsi adeguatamente attraverso la vaccinazione è essenziale per affrontare al meglio questa stagione.

Scienza e Salute

Vaccino contro il Monkeypox: Una Sola Dose Offre Protezione Moderata, Studio Canadese Conferma

Un recente studio condotto dai ricercatori del St. Michael’s Hospital di Unity Health Toronto, pubblicato sul British Medical Journal, ha rivelato che una singola dose del vaccino contro il vaiolo modificato (MVA-BN), prodotto da Vaccinia Ankara-Bavarian Nordic, offre una protezione moderata del 58% contro l’infezione da Monkeypox (Mpox). Questa scoperta rafforza l’importanza di rendere disponibile il vaccino alle comunità più esposte al rischio di contrarre l’infezione, specialmente considerando l’attuale aumento dei casi di Mpox a livello globale.

Finora, non erano stati condotti studi clinici randomizzati per valutare l’efficacia del vaccino contro l’Mpox. Le stime disponibili si basavano su dati osservazionali, che suggerivano un’efficacia variabile tra il 36% e l’86%. Tuttavia, questi dati possono essere influenzati da vari tipi di distorsioni (bias), che potrebbero portare a stime non sempre accurate. Lo studio condotto a Toronto rappresenta un passo avanti nella comprensione della reale efficacia del vaccino, fornendo una base più solida per le decisioni in materia di sanità pubblica.

Alla luce di questi risultati, l’utilizzo del vaccino nelle aree e nelle comunità più a rischio risulta fondamentale per contenere la diffusione dell’infezione. Nonostante l’efficacia non sia totale, una singola dose può offrire un livello significativo di protezione, riducendo il numero di nuovi contagi e contribuendo alla prevenzione di una diffusione più ampia.

Il messaggio chiave dei ricercatori è chiaro: la vaccinazione rappresenta un’arma importante nella lotta contro l’Mpox, e l’accesso tempestivo ai vaccini potrebbe fare la differenza, soprattutto per chi è più vulnerabile. La ricerca proseguirà per confermare ulteriormente questi dati e valutare eventuali strategie vaccinali più efficaci.

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Scienza e Salute

“Covid-19: Calano i Contagi, ma Aumentano i Decessi. L’Italia in Fase Endemica”

Negli ultimi tempi, la situazione legata alla pandemia di Covid-19 sembra essere entrata in una fase più gestibile, caratterizzata da piccoli aumenti legati all’emergere di nuove varianti. Tuttavia, secondo esperti come Antonello Maruotti, professore di Statistica all’Università Lumsa e membro del gruppo di ricerca StatGroup19, non ci troviamo più di fronte a un’emergenza sanitaria su vasta scala. Il virus, infatti, sembra manifestarsi con dinamiche tipiche di una fase endemica, il che significa che pur continuando a circolare, la sua pericolosità appare ridotta.

Il monitoraggio settimanale della pandemia in Italia, relativo al periodo dal 3 al 9 ottobre, ha evidenziato un calo dei nuovi contagi. Sono stati registrati 11.887 nuovi casi, una diminuzione del 9% rispetto alla settimana precedente, in cui i casi erano stati 13.073. Nonostante la riduzione dei contagi, si è osservato un aumento dei decessi, passati da 85 nell’ultima settimana di settembre a 100 nella prima settimana di ottobre.

Un altro dato incoraggiante riguarda l’indice di trasmissibilità (Rt), che è sceso da 1,20 a 0,93, indicando una riduzione della capacità del virus di diffondersi. Inoltre, il tasso di occupazione dei posti letto negli ospedali è rimasto stabile, sia nelle aree mediche, con un tasso del 3,5% (2.149 ricoverati), sia nelle terapie intensive, con lo 0,8% dei posti occupati (71 ricoverati).

Questi numeri sono rassicuranti, in quanto suggeriscono che il sistema sanitario non è sotto pressione nonostante la persistenza del virus. Tuttavia, l’aumento dei decessi impone una riflessione sull’importanza della protezione delle categorie più vulnerabili, che restano più esposte agli effetti gravi dell’infezione.

In conclusione, l’andamento attuale della pandemia in Italia mostra segnali positivi, con un controllo più efficace della trasmissione del virus, anche se rimane fondamentale continuare a monitorare la situazione e adottare misure adeguate per proteggere le persone a rischio.

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Scienza e Salute

Salute mentale, Asp Palermo “Vincere stigma e far emergere sommerso”

Presentare e far conoscere i servizi offerti dall’Asp e, soprattutto, combattere stigma e discriminazioni per far emergere anche il sommerso: in Italia, infatti, si stima che quasi due milioni di persone soffrono di problemi psichici ma non ricevono cure. E’ l’iniziativa organizzata oggi dall’Azienda sanitaria provinciale di Palermo a piazza Castelnuovo in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che, ogni anno dal 1992, viene celebrata in tutto il pianeta, punta a sensibilizzare ancora di più giovani e famiglie. Nella strada chiusa al traffico che collega via Libertà con via Ruggero VII è stato allestito un info-point, un punto di ascolto e orientamento, laboratori di inclusione sociale con gli Enti del terzo settore, di sport e prevenzione con la Federcalcio regionale. Tutte iniziative organizzate nell’ambito delle attività “DSM e cittadini uniti per la salute mentale” realizzate dai Dipartimenti di Salute Mentale in 150 Piazza italiane con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla salute mentale come problema di tutti e sull’urgenza di un confronto con le istituzioni per trovare soluzioni condivise. “E’ davvero importante che un problema come quello della salute mentale sia condiviso a livello mondiale – sottolinea l’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo, nel confronto che ha trovato spazio all’interno di un’area dedicata al dibattito -, una problematica vissuta non più come un’onta, ma da affrontare e risolvere in una collaborazione stretta con famiglie e associazioni, e con la possibilità di portare sul territorio quello che è la professionalità degli esperti. Perchè oltre ad essere qui in piazza, già da tempo abbiamo delle unità mobili per affrontare in maniera anche preventiva queste patologie. L’impegno di una così ampia partecipazione a livello nazionale dà il significato della volontà dello Stato di affrontare questo genere di difficoltà dalle quali molte famiglie sono vittime”.

A preoccupare, tuttavia, è la quota del sommerso come testimoniano i numeri: a fronte di 770 mila persone con problemi di salute mentale in tutto il Paese, pari all’1,5% della popolazione, si stima che almeno altri 2 milioni di soggetti non hanno accesso ai servizi e, spesso, a pesare è la paura dello stigma: “Spesso manca un riconoscimento del problema da parte degli soggetti che avrebbero bisogno di cure – avverte Daniela Faraoni direttore generale Asp di Palermo -. Per intercettare il sommerso, quindi, occorre creare una rete di servizi articolata su tutto il territorio perché riguarda purtroppo una fascia sempre più ampia di cittadini. C’è una grande attenzione nel riconoscere il problema di salute mentale che va affrontato sia sul piano della prevenzione sia su quello della cura e in questi anni siamo stati impegnati nel trasformare un progetto di cure in un progetto di vita. Questa è una formula vincente perché consente di inserire il paziente psichiatrico in attività anche lavorative: la malattia mentale non deve alienare, ma deve essere accolta a inclusa nella società”. Tuttavia, i casi sono in aumento e farne le spese sono spesso le categorie più fragili, tra questi i ragazzi: “C’è un campanello di allarme che riguarda fasce sempre più giovani della popolazione, 12-16 anni, a differenza di quanto accadeva in passato, coinvolge sempre di più il genere femminile – evidenzia -. C’è un disagio che probabilmente noi adulti non siamo stati in grado di comprendere fino a fondo, e che andrebbe intercettato prima che diventi irreversibile. Questo determina un distacco dalla vita quotidiana e un rifugio nelle dipendenza”, non solo con l’uso di alcol e droghe come il crack e fentanyl ma anche a “una forma di alienazione dalla vita sociale che può essere provocata da un uso spropositato della tecnologica”.

Al microfono dell’area dibattito si sono alternati i responsabili dei servizi dell’ Asp dedicati ad accoglienza, cura e terapia, ma anche reinserimento sociale attraverso borse lavoro che hanno interessato 37 pazienti della Salute Mentale, di cui 6 contrattualizzati a tempo indeterminato dalle aziende nelle quali erano impegnati. “L’Asp di Palermo – spiega il direttore del dipartimento Salute Mentale dell’Asp di Palermo, Maurizio Montalbano – ha avviato 139 percorsi terapeutici individuali sostenuti dal budget di salute e ne sono pronti altri 301 per il prossimo anno”. Per quanto riguarda il Csm, per i casi più urgenti c’è “l’accesso diretto mentre le liste d’attesa non superano i 20-30 giorni per un prima accesso”, prosegue Montalbano, e poi c’è il Centro Adolescenti e Giovani Adulti con Disagio Psichico e Bisogni Complessi per la fasdcia di età dai 16 ai 25: “In un anno e mezzo abbiamo preso in carico 480 giovani sia come accesso diretto, mediato anche dalle scuole, sia attraverso i nostri servizi. Mi sembra un buon numero se consideriamo che lavoriamo con il 45% per cento in meno di psichiatri. La direzione strategica dell’Asp ha fatto il possibile per ampliare l’organico ma non ci sono medici – conclude – per ben tre volte i concorsi sono andati deserti”.
-foto ufficio stampa Asp Palermo –

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