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Curiosità

SAI CHE… C’è un Colosseo Nero a Catania?

Nel cuore di Catania, sotto la frenesia della vita moderna, si cela un tesoro archeologico meno noto ma ricco di storia: il Colosseo Nero. Questa antica struttura, a differenza del celebre Colosseo di Roma, ha una sua peculiarità che la distingue, non solo per la sua architettura, ma anche per il suo legame profondo con la storia e le tradizioni locali, in particolare con Sant’Agata, la Santa protettrice della città.

Un Anfiteatro dalla Storia Affascinante

Situato sotto Piazza Stesicoro, il Colosseo Nero si presenta con materiali tipici della zona, come mattoni rossi e pietra lavica, che gli conferiscono un aspetto distintivo e un fascino unico. La sua origine risale all’epoca romana, e nel corso dei secoli ha subito numerosi cambiamenti e ristrutturazioni. Già nel III secolo, l’anfiteatro fu ampliato, segno dell’importanza che rivestiva nella vita cittadina.

Sant’Agata e il Colosseo Nero

La storia di questo anfiteatro è intrinsecamente legata a quella di Sant’Agata. Secondo le leggende, nel 252 d.C. una colata lavica dell’Etna minacciò la città. I catanesi, brandendo il velo miracoloso della Santa, riuscirono a fermare l’eruzione. Anche se gli studi archeologici dimostrano che i danni da lava colpirono più severamente le aree limitrofe, il legame tra l’anfiteatro e la protezione divina di Sant’Agata rimane una parte fondamentale della sua narrazione.

Ristrutturazioni e Trasformazioni

Nel corso della storia, il Colosseo Nero ha visto passare vari eventi e personaggi significativi. Gli Angioini e gli Aragonesi utilizzarono le sue strutture per entrare in città, mentre nel XVI secolo venne trasformato in un giardino pubblico. Tuttavia, un devastante terremoto nel 1693 causò gravi danni, portando alla sua parziale sepoltura e trasformazione in fondamenta per nuovi edifici.

Riscoperta e Restauro

Il XVIII secolo segnò un periodo di rinnovato interesse per le vestigia romane, stimolato dalle scoperte di Pompei. Grazie agli sforzi del Principe di Biscari, iniziarono lavori di recupero del Colosseo Nero, che culminarono nel XX secolo con un restauro completo. Oggi, il sito è aperto al pubblico e rappresenta non solo una testimonianza storica, ma anche un luogo di memoria per la città di Catania e per la sua protezione di Sant’Agata.

In conclusione, il Colosseo Nero non è solo un’antica struttura, ma un simbolo della resilienza e della storia di Catania, che continua a raccontare le sue storie attraverso le pietre e le leggende che lo circondano. Visitarlo significa immergersi in un passato ricco di eventi, tradizioni e miti che ancora oggi vivono nella cultura della città.

Curiosità

SAI CHE… Nel Golfo Persico c’è una “Venezia Iraniana”?

Nel cuore del Golfo Persico, sull’isola di Kish, si trova un’affascinante meraviglia architettonica: la Città Sotterranea di Kish, una rete di tunnel e acquedotti che racconta la storia di un ingegno antico e innovativo. Questa cittadina sotterranea, spesso paragonata alla famosa Venezia, offre una nuova prospettiva sul concetto di urbanizzazione e sulla gestione delle risorse idriche in un ambiente arido.

Un’Ingegneria Avanzata

La storia di Kish risale a oltre duemilacinquecento anni fa, quando gli abitanti dell’antica città di Harireh iniziarono a scavare per realizzare un acquedotto, noto come “kariz”. Questa straordinaria opera di ingegneria, estesa per oltre 10.000 metri quadrati, ha permesso non solo di trasportare acqua potabile, ma anche di creare un intero ecosistema commerciale. La cittadina si è sviluppata attorno a questo sistema, diventando un centro vitale per il commercio e l’irrigazione agricola.

Il kariz si avvaleva di un sofisticato sistema di filtrazione, composto da diversi strati di materiali naturali, e permetteva l’accesso all’acqua per molteplici utilizzi. In epoche successive, la struttura è stata perfezionata fino a includere un canale per l’attracco di piccole imbarcazioni, un ulteriore testimone del livello ingegneristico raggiunto dai suoi costruttori.

Un Abbandono Ingiustificato e una Nuova Vita

Nonostante il suo passato fiorente, la Città Sotterranea di Kish ha subito un abbandono misterioso. Solo nel 1999 le autorità iraniane hanno deciso di riportare alla luce questi antichi ingressi, ristrutturando e rinnovando gli spazi interni. Oggi, l’antico kariz è diventato un centro commerciale, dove i visitatori possono immergersi in un’atmosfera unica, circondati da negozi che si snodano attraverso le gallerie storiche.

Un’Attrazione Turistica Imperdibile

Kish è diventata una meta turistica di prim’ordine, classificandosi al terzo posto per il volume di visitatori nel sud-ovest asiatico, subito dopo Dubai e Sharm el-Sheikh. La sua bellezza, la storia e la cultura locale attraggono turisti da tutto il mondo, desiderosi di esplorare questo tesoro nascosto.

La Città Sotterranea di Kish è un esempio straordinario di come l’ingegneria e la storia possano confluire per creare luoghi di meraviglia. Una visita a questo sito non è solo un viaggio nel passato, ma anche un’opportunità per comprendere l’innovazione e la resilienza di una civiltà che ha saputo adattarsi alle sfide ambientali.

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Curiosità

SAI CHE… C’era una Tassa sull’Urina nell’Antica Roma?

Nell’antichità, il sistema fiscale di Roma presentava delle peculiarità che oggi farebbero sorridere e, allo stesso tempo, riflettere. Tra le tasse più bizzarre imposte dall’imperatore Vespasiano nel I secolo d.C., spicca quella sull’urina, un’imposizione che rivelava non solo l’ingegno della burocrazia romana ma anche il bisogno urgente di nuove fonti di reddito.

Durante il suo regno, Vespasiano si trovò di fronte a un’importante sfida: garantire entrate fiscali per finanziare progetti ambiziosi, tra cui la costruzione del Colosseo. In un’epoca in cui le risorse scarseggiavano, decise di attingere a una materia prima inusuale: l’urina. Questa sostanza, infatti, era utilizzata per estrarre ammoniaca, un elemento cruciale nella concia delle pelli. L’urina veniva raccolta in appositi orinatoi e rivenduta a chi si occupava della lavorazione delle pelli, generando un mercato fiorente.

La tassa, nota come “centesima venalium”, colpiva proprio questo commercio e si rivelò una scelta finanziariamente vincente per il governo romano. Nonostante il suo successo, l’imposizione non mancò di suscitare critiche, persino tra i membri della famiglia imperiale. Il figlio di Vespasiano, Tito, si oppose a questa misura, trovandola imbarazzante. In risposta alle sue obiezioni, Vespasiano pronunció una frase che sarebbe rimasta impressa nella storia: “pecunia non olet”, sottolineando così che il valore del denaro non è influenzato dalla sua origine.

Questo episodio ci invita a riflettere sulle origini delle tasse e sul modo in cui le società si sono adattate alle esigenze fiscali nel corso dei secoli. In un contesto in cui le entrate fiscali sono fondamentali per il funzionamento dello Stato, la creatività romana nell’affrontare le difficoltà economiche emerge come un aspetto affascinante della storia. Non importa quanto possa sembrare strana, la tassa sull’urina rappresenta un capitolo significativo del pensiero economico e culturale dell’epoca.

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Curiosità

SAI CHE… L’Inno di Nikkal è la melodia più antica della storia?

Nel vasto panorama della musica antica, spicca un’incredibile scoperta: l’Inno di Nikkal, considerato il più antico brano musicale conosciuto al mondo. Questo pezzo straordinario risale a circa 3.400 anni fa ed è stato rinvenuto su tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi, note come Canti Hurriti. Trovate durante scavi archeologici a Ugarit, un’importante città dell’antico Medio Oriente, queste tavolette offrono uno sguardo unico sulla vita e la cultura di un’epoca lontana.

L’Inno di Nikkal, in particolare, si distingue per la sua notazione musicale, rappresentando un esempio pionieristico di composizione musicale. Nonostante il suo autore rimanga anonimo, il canto celebra Nikkal, una dea associata alla fertilità e alla frutticoltura, la cui venerazione si diffuse oltre Ugarit fino alla regione cananea. La storia di questa divinità affonda le radici in culti più antichi, suggerendo un legame con la tradizione sumera.

Il canto è contenuto nella sesta tavoletta dei Canti Hurriti, la quale include anche indicazioni su come eseguire il brano con uno strumento a corde. La riscoperta di queste antiche melodie è avvenuta solo nel XX secolo, quando, nel 1975, la professoressa Anne Draffkorn Kilmer ha iniziato a interpretare l’Inno di Nikkal, utilizzando una lira, strumento che probabilmente accompagnava le esecuzioni musicali di epoche passate.

Oggi, queste preziose tavole sono conservate presso il Museo Nazionale siriano di Damasco, un custode della memoria storica e musicale dell’umanità. L’Inno di Nikkal non è solo un’opera d’arte, ma un ponte che ci connette a una civiltà antica, permettendoci di apprezzare la ricchezza della musica e della cultura umana nel corso dei millenni.

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