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Liguria

Genova | Omissioni di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato, aperta un’inchiesta per l’omicidio di Roberto Molinari

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per omissioni di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato per l’omicidio di Roberto Molinari, un detenuto ucciso nel carcere di Marassi dal suo compagno di cella Luca Gervasio nel 2023.

L’indagine è partita dopo l’esposto di Doriano Saracino, Garante regionale dei detenuti. Nella denuncia, il Garante ha spiegato di avere ricevuto la segnalazione da parte di altri carcerati, che non hanno mai condiviso la cella e che dunque non si conoscono, di minacce da parte di Gervasio a Molinari già nei giorni precedenti il delitto. I carcerati avevano provato a segnalare la vicenda a chi vigilava. Nessuno, però, si sarebbe attivato per sistemarli in celle diverse.

Secondo quanto era emerso nel corso delle indagini della Squadra mobile, Molinari era stato colpito “per non fare la spia”. La vittima, il 10 settembre 2023, tre giorni prima dell’omicidio, era stato aggredito in cella ed era finito in infermeria dove però aveva detto di essersi ferito cadendo dal letto a castello. Il medico non gli aveva creduto e nel referto aveva scritto che le lesioni erano compatibili con un’aggressione. Per questo il comandante della Polizia penitenziaria aveva fissato per il 13 l’audizione dei due detenuti. La notte della prima aggressione, un agente era entrato nella stanza dei due e aveva chiesto a Gervasio “perché dici a Molinari di non fare la spia? Vuol dire che hai fatto qualcosa”. Il 13 mattina, però, Molinari viene trovato morto, massacrato con almeno otto colpi inferti con la gamba di un tavolino di legno. L’omicidio era stato in parte ripreso dalle telecamere esterne dei corridoi della sezione. L’assassino in passato era stato dichiarato semi infermo per tre volte.

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Genova | Coppia arrestata dopo una serie di furti di orologi Rolex con la tecnica dell’abbraccio

Due ventinovenni romeni, un uomo e una donna, ritenuti responsabili di furti con destrezza di orologi Rolex, eseguiti con la tecnica dell'”abbraccio”, sono stati arrestati dalla polizia su ordine del gip del tribunale di Genova su richiesta della Procura della Repubblica.

L’indagine ha avuto origine a luglio, a seguito della denuncia presentata presso il Commissariato di Chiavari da un uomo che era stato poco prima avvicinato e derubato in strada da una giovane la quale, dopo averlo abbracciato senza il suo consenso, gli aveva sfilato dal polso l’orologio, un Rolex del valore di circa 10.000 euro. Appena ricevuta la segnalazione, gli agenti hanno immediatamente acquisito le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza del Comune da cui è stato possibile ricostruire i fatti e scoprire che, in realtà, i due rumeni avevano tentato di mettere a segno anche un secondo furto.

In particolare sono stati ripresi mentre percorrevano, a bordo di un’auto di grossa cilindrata, le strade del centro di Chiavari, dove sono rimasti per circa due ore. In questo lasso di tempo, la donna è scesa più volte dall’auto, fino al momento in cui ha raggiunto un uomo che stava parcheggiando il proprio scooter e che indossava, anche lui, al polso un Rolex d’ingente valore. Dopo essersi avvicinata, l’ha abbracciato e, sussurrandogli alcune parole all’orecchio, ha tentato di sfilargli l’orologio. Fortunatamente il malcapitato ha intuito le sue intenzioni ed ha respinto le “avances”, mettendola in fuga.

L’attività di indagine avviata dalla Squadra investigativa del Commissariato, coordinata della Procura della Repubblica, ha permesso di identificare compiutamente i due 29enni e considerati i numerosi precedenti specifici dei due soggetti e la gravità dei fatti accaduti, ottenere dal GIP del Tribunale di Genova, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, provvedimento eseguito domenica scorsa nel Comune di Savignano sul Rubicone, in collaborazione con quella Polizia Locale.

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Genova | Suora tenta di portare in carcere un telefonino, scoperta dalla polizia penitenziaria

Tenta di introdurre illegalmente un telefono cellulare nel carcere di Genova Marassi durante un incontro autorizzato con i detenuti. Nei guai non un parente di un detenuto, ma una suora fermata dalla polizia penitenziaria.

A denunciare la storia è stato il sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria. “La religiosa è autorizzata ad incontrare i detenuti come previsto ed è stata colta in flagranza – spiega il segretario regionale della Uilpa Fabio Pagani -. Ci complimentiamo per la brillante operazione per la professionalità della polizia penitenziaria, ma urgono interventi preventivi atti a impedire in origine l’introduzione di oggetti non consentiti e i traffici illeciti che in carcere fruttano il triplo che nel mondo libero. Di certo da una suora non ce l’aspettavamo proprio”.

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Sestri Levante (GE) | Bimba appena nata colta da malore muore in casa

Una bimba di poche settimane è morta in casa a Sestri Levante. Una dramma nonostante i familiari siano stati assistiti telefonicamente nel tentativo di rianimarla in attesa dei soccorsi. Dalla centrale operativa del 118 di Lavagna, infatti, hanno guidato il padre nella rianimazione neonatale, mentre l’automedica, già presente a Sestri Levante per un altro intervento, ha raggiunto l’abitazione in pochi minuti dice la Asl. “Il medico e l’infermiere dell’automedica hanno provato a rianimare la piccola, ma i ripetuti tentativi sono stati vani. Il decesso è stato dichiarato alle 6.35 per sospetta SIDS, per cui sono stati avviati tutti i protocolli con l’Ospedale Gaslini previsti in questi casi. La Direzione Aziendale dell’Asl 4 esprime il proprio profondo cordoglio e si stringe alla famiglia in questo immenso dolore”, fanno sapere dalla direzione sanitaria.

“La sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), nota anche come sindrome della morte improvvisa infantile, oppure, in terminologia comune ‘morte in culla’, è il decesso improvviso e inaspettato di un bambino minore di un anno di età, apparentemente sano – spiega il Direttore Sanitario, Giovanni Andreoli -. La SIDS (dall’inglese Sudden Infant Death Syndrome) è più frequente tra uno e cinque mesi e rappresenta una delle cause principali di morte nel primo anno di vita”. 

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