Connect with us

Curiosità

SAI CHI INVENTO’…Le scarpe da ginnastica? e quando?

È praticamente impossibile non possedere almeno un paio di scarpe da ginnastica. Ma hai mai pensato a chi le ha inventate? Scopriamo insieme la loro affascinante storia e come sono diventate così popolari nel corso del tempo.

Le scarpe da ginnastica hanno una tradizione lunga e affascinante. Già alla fine del XVIII secolo, le persone indossavano calzature con suole di gomma, sebbene fossero rudimentali e non differenziassero il piede destro da quello sinistro. Tuttavia, la loro evoluzione moderna inizia nel 1839, quando Charles Goodyear inventa il processo di vulcanizzazione della gomma, che permette di ottenere una sostanza flessibile, impermeabile e modellabile. Questo processo sarebbe stato applicato alle scarpe alcuni decenni più tardi, dando origine alle antenate delle moderne sneaker.

Le prime “striscianti”
Le prime persone a utilizzare le scarpe da ginnastica furono i giocatori di croquet intorno al 1860. Queste scarpe avevano suole in gomma che le rendevano perfette per non danneggiare i prati sui quali si giocava. Il termine “sneakers” derivò dal verbo “to sneak” (strisciare) e divenne popolare negli Stati Uniti intorno al 1880, descrivendo la silenziosità delle suole in gomma che permettevano di camminare senza fare rumore.

L’ascesa dei grandi marchi
Riconoscendo il potenziale delle scarpe con suola in gomma, due aziende si lanciarono nella produzione: la US Rubber Company introdusse le Keds nel 1916, seguite un anno dopo dalle Converse All Star. Originariamente pensate per l’attività sportiva, diventarono rapidamente accessori imprescindibili per gli atleti. Le Converse furono indossate dalla squadra di basket statunitense alle Olimpiadi di Berlino del 1936, mentre Jesse Owens vinse quattro medaglie d’oro calzando le scarpe progettate dai fratelli Rudolf e Adolf “Adi” Dassler, che in seguito fondarono i brand Puma e Adidas.

Dallo sport alla moda
Negli anni ’50, negli Stati Uniti, i giovani adoravano abbinare le scarpe da ginnastica ai jeans, un look che rappresentava una forma di ribellione contro le norme sociali rigide. Questo stile divenne popolare anche tra le star del cinema, con attori come Marlon Brando e Marilyn Monroe che le sfoggiavano nei loro film. Le scarpe da ginnastica diventarono sinonimo di comodità e casualità, rappresentando un’alternativa alle rigide norme del vestiario.

Dalla mitologia agli atleti: l’ispirazione per i nomi
Negli anni ’70, Nike emerse come un marchio dominante nel mondo delle sneaker, ispirandosi alla dea alata della vittoria nella mitologia greca, Nike di Samotracia. Questo simbolo di vittoria si rifletteva nelle performance atletiche dei portatori di queste scarpe. Allo stesso tempo, le scarpe Adidas di Kareem Abdul-Jabbar, celebre campione di basket, divennero iconiche grazie alla loro associazione con l’atleta. Altri atleti contribuirono alla fama delle sneakers: le Converse Chuck Taylor All-Stars, indossate dal cestista Chuck Taylor, rimasero popolari per decenni, sottolineando l’importanza dell’associazione tra atleti e calzature sportive.

Le innovazioni degli anni ’80
Negli anni ’80, le scarpe da ginnastica divennero popolari non solo tra gli sportivi, ma anche tra i giovani di tutto il mondo. Nel 1984, Michael Jordan, celebre giocatore di basket, firmò un contratto con Nike e insieme crearono le Air Jordan, che divennero un fenomeno grazie alle pubblicità e ai successi di Jordan. Poco dopo, nel 1986, Nike lanciò le Air Jordan II, un altro modello iconico. Ma Nike non fu l’unica azienda a creare scarpe di tendenza. Reebok, ad esempio, introdusse le Freestyle nel 1982, che divennero famose grazie all’aerobica, mentre Jane Fonda le indossava nei suoi video di allenamento. Adidas lanciò la linea ZX nel 1984, ideale per i corridori, mentre Puma inventò le RS-Computer Shoe nel 1986, dotate di un piccolo computer per aiutare gli atleti a migliorare le loro prestazioni.

Un’industria multimiliardaria
Queste innovazioni trasformarono le scarpe da ginnastica non solo in strumenti per lo sport, ma anche in accessori di moda ambiti da tutti. Oggi, l’industria delle sneaker è un gigante, con un fatturato stimato di oltre 75 miliardi di dollari nel 2023. Da semplici calzature sportive a simboli di stile, le scarpe da ginnastica hanno compiuto un lungo viaggio!

Curiosità

Perché più dormiamo più vogliamo dormire?

Il fenomeno per cui più si dorme, più si ha voglia di dormire può essere spiegato da una combinazione di fattori biologici e psicologici. Dormire più del necessario può influenzare il nostro corpo e il nostro cervello in modi che contribuiscono a farci sentire stanchi o intontiti anche dopo un lungo sonno. Ecco alcune spiegazioni:

1. Inerzia del sonno

L’inerzia del sonno è quella sensazione di intontimento e stanchezza che si prova al risveglio, soprattutto se si è dormito troppo o si è interrotto il sonno in una fase non ottimale del ciclo del sonno. Quando dormiamo troppo, il corpo può rimanere in uno stato di inerzia più a lungo, causando una sensazione di pigrizia e sonnolenza, come se il cervello non fosse completamente “svegliato”. Questa sensazione può durare da pochi minuti fino a diverse ore, facendoci desiderare di tornare a dormire.

2. Alterazione dei ritmi circadiani

Il corpo umano segue un ritmo circadiano, un orologio biologico interno che regola il ciclo sonno-veglia. Quando dormiamo più del necessario, specialmente durante il giorno o in momenti non consueti, possiamo disturbare questo ritmo naturale. Ciò può portare a un maggiore senso di fatica, perché il corpo si disallinea con i suoi normali segnali di veglia e sonno. Questo può farti sentire ancora più assonnato, anche se hai dormito a lungo.

3. Qualità del sonno

A volte, dormire troppo non significa necessariamente dormire bene. Se la qualità del sonno non è ottimale (per esempio, per via di risvegli frequenti o sonno superficiale), il corpo non riesce a recuperare adeguatamente. Anche se si dorme a lungo, il cervello potrebbe non aver completato i cicli di sonno necessari per sentirsi riposato. Questo porta a una sensazione di stanchezza al risveglio e al desiderio di dormire di più.

4. Eccesso di sonno e sensazione di letargia

Dormire più del necessario può effettivamente causare una sensazione di letargia. Questo è simile a quando si sta troppo a lungo in una posizione rilassata: il corpo entra in uno stato di bassa energia, che può prolungare la sensazione di stanchezza. Più si dorme, più il corpo si abitua a uno stato di bassa attività, facendoti desiderare di continuare a dormire invece di alzarti e muoverti.

5. Influenza psicologica

Spesso, la sensazione di voler dormire di più è anche legata a fattori psicologici, come lo stress, l’ansia o la depressione. In queste condizioni, dormire può essere percepito come un modo per evitare di affrontare difficoltà emotive o stress. Quindi, più si dorme, più si può desiderare di “sfuggire” alle preoccupazioni, creando un circolo vizioso di sonno eccessivo.

6. Abitudine e dipendenza da sonno prolungato

Se si adotta l’abitudine di dormire molto a lungo, il corpo può iniziare a richiedere più sonno del necessario, poiché si abitua a quei tempi prolungati di riposo. Questo potrebbe far sembrare “insufficiente” un sonno di durata normale, creando un ciclo in cui si cerca di dormire sempre di più.

7. Effetti negativi dell’ipersonnia

Dormire eccessivamente (condizione chiamata ipersonnia) può influenzare il corpo in vari modi. Le persone che dormono troppo regolarmente (più di 9-10 ore per notte) possono effettivamente sentirsi più stanche durante il giorno. Questo può dipendere da squilibri nella regolazione degli ormoni legati al sonno, come la melatonina, che contribuiscono a mantenere la sensazione di sonnolenza anche dopo un sonno prolungato.

Conclusione

Dormire troppo può disturbare i normali ritmi biologici, influire sulla qualità del sonno e portare a una sensazione di stanchezza persistente. La chiave per sentirsi riposati e svegli è mantenere una routine di sonno regolare e cercare di non eccedere nel dormire oltre le 7-9 ore raccomandate per gli adulti.

Continua a leggere

Curiosità

Pareidolia: Quando il Cervello Vede Facce Dove Non Ci Sono

Se vi siete mai ritrovati a riconoscere facce o forme tra le nuvole o sulle rocce, avete già sperimentato la pareidolia. Ma come funziona questo fenomeno?

La pareidolia è la tendenza del cervello umano a individuare oggetti familiari in forme che inizialmente possono sembrare astratte. Questo può accadere con le nuvole, che spesso sembrano assumere forme di cuori o animali, così come con il fumo, il fuoco o le ombre.

Questo fenomeno si manifesta soprattutto quando i contorni dell’oggetto osservato non sono ben definiti. Ad esempio, qualsiasi coppia di oggetti uguali e adiacenti può sembrare due occhi: che siano uova, rotoli di carta, telecamere, viti o finestrini di una jeep.

Le espressioni che attribuiamo a queste “facce”, che vanno dai sorrisi alle espressioni di sorpresa e paura, dipendono dalla forma dei “buchi” presenti nell’oggetto, che il nostro cervello interpreta come occhi, bocche o altri tratti facciali.

In sintesi, la pareidolia è un’affascinante manifestazione della capacità del nostro cervello di trovare pattern e familiarità anche in situazioni dove non esistono realmente.

Continua a leggere

Curiosità

Mitologie | Le differenze e similitudini tra Odino e Zeus

Zeus e Odino sono figure centrali rispettivamente nella mitologia greca e norrena, e condividono alcuni tratti comuni pur appartenendo a tradizioni culturali diverse:

  1. Ruolo di divinità supreme: Zeus è il re degli dei nella mitologia greca, mentre Odino svolge una funzione simile nella mitologia norrena. Entrambi governano gli altri dèi e sono associati al cielo.
  2. Associazione con il potere e la saggezza: Zeus è spesso rappresentato come un sovrano giusto, simbolo di ordine e autorità, e Odino, oltre a essere un dio della guerra, è anche noto per la sua ricerca di saggezza, tanto da sacrificare un occhio per ottenere la conoscenza.
  3. Simboli e attributi: Zeus è legato ai fulmini e ai temporali, con il fulmine come suo simbolo principale. Odino, invece, è legato alla conoscenza, alla guerra e alla magia, e uno dei suoi simboli più noti è la lancia Gungnir. Tuttavia, entrambi vengono associati a elementi celesti e sovrannaturali.
  4. Ruolo nel destino degli uomini: Zeus e Odino influenzano il destino umano. Zeus, dall’Olimpo, decide le sorti dei mortali, mentre Odino, con il suo ruolo di capo degli dei e come dio della guerra, partecipa attivamente alla vita e alla morte dei guerrieri.
  5. Culto del pantheon: Entrambi fanno parte di un pantheon di dèi complesso. Zeus guida gli dei dell’Olimpo, mentre Odino regna sugli dèi di Asgard.

Nonostante le differenze culturali, Zeus e Odino rappresentano figure di comando, potere e saggezza nelle loro rispettive mitologie.

Continua a leggere

DI TENDENZA

Riproduzione Riservata - Copyright © Gruppo ADN Italia srl - P.Iva 02265930798 - redazione@adn24.it - PRIVACY