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Politica

Caso Sangiuliano | Valutazioni della Corte dei Conti

La vicenda che coinvolge il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e Maria Rosaria Boccia è sotto attento esame della Corte dei Conti, che sta valutando eventuali implicazioni. La questione riguarda il rapporto personale tra i due e il possibile uso di denaro pubblico.

L’avvocato di Sangiuliano, Silverio Sica, ha escluso categoricamente qualsiasi forma di ricatto, definendo l’intera questione come una vicenda strettamente privata, divenuta oggetto di polemica politica. Secondo il legale, non vi è alcuna prova che colleghi l’uso di fondi pubblici a questa storia, nemmeno per spese minime come un caffè. Tuttavia, si stanno esaminando le dichiarazioni di Boccia per verificare se vi sia stata una violazione della riservatezza.

La magistratura romana, intanto, non ha ancora ricevuto l’esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che ipotizza reati come indebita destinazione di denaro pubblico e rivelazione di segreti d’ufficio. Una volta che l’incartamento giungerà in Procura, verrà valutato e potrebbe essere aperto un fascicolo preliminare.

In serata, la trasmissione “In Onda” su La7 ha annunciato un’intervista esclusiva con Maria Rosaria Boccia, durante la quale potrebbero emergere ulteriori dettagli sulla vicenda. Intanto, il ministro Sangiuliano ha dichiarato l’intenzione di presentare una denuncia contro Boccia, segnalando così un ulteriore sviluppo di questa intricata situazione che unisce sfera privata e dibattito politico.

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Mattarella “Basta disparità, il lavoro ha bisogno delle donne”

“Il lavoro è motore di crescita sociale ed economica: il nostro Paese, al pari degli altri, non può permettersi di rinunciare all’apporto delle donne, che costituisce un fattore indispensabile. Il divario del quasi 20% tra occupazione maschile e femminile costituisce un punto critico di sistema: ogni sforzo va compiuto per ridurlo sempre di più. Il lavoro è anche libertà, dignità e riscatto. Nei rapporti di lavoro occorre rispettare i diritti di parità e di eguaglianza, previsti dalla nostra Costituzione. Ancora oggi nel lavoro femminile sono presenti ostacoli, rallentamenti e disparità, per l’accesso, nella retribuzione, nella progressione di carriera, negli incarichi di vertice”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato al “Tempo delle Donne”, il tradizionale appuntamento de Il Corriere della Sera, dedicato all’universo femminile, pubblicato sull’edizione domenicale del quotidiano. “Le barriere possono alzarsi fino a giungere a inaccettabili e odiose discriminazioni: licenziamenti, dimissioni in bianco, pressioni indebite, persino forme di stalking e di violenza, fisica o psicologica. Il rispetto delle norme e dei diritti va assicurato anche attraverso una vigilanza ferma ed efficace. Allo stesso modo vanno rimossi gli ostacoli rendono difficile la conciliazione tra occupazione e cura della famiglia. Il lavoro non allontana la donna dalla maternità. E’ vero il contrario: l’occupazione femminile è un fattore che sostiene in modo decisivo la famiglia e le nascite. Per cercare di frenare l’impoverimento demografico – ma anche per venire incontro ai legittimi desideri delle giovani coppie – sarà sempre più necessario impegnarsi per una migliore gestione dei servizi, per la conciliazione dei tempi di lavoro, per una più forte cultura di sostegno della famiglia” conclude Mattarella.

foto: Agenzia Fotogramma

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Politica

Meloni “Precedente gravissimo, difendere i confini non è reato”

“E’ incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini”. Così su X il premier Giorgia Meloni, in merito al processo Open Arms.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Politica

Mattarella “Il fascismo fu complice della ferocia nazista”

“Il 1944 fu un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il progressivo ritiro delle truppe naziste lasciava dietro di sè una drammatica scia di stragi.
Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano. A Boves, alla Carnia. L’offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla. Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz. Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice della ferocia nazista”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento ad Ampezzo all’80° anniversario della zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. La celebrazione si è aperta con la deposizione da parte del capo dello Stato di una corona al Monumento ai Caduti.
“Si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica e di aspirazioni democratiche – ha aggiunto il presidente -. Ad Ampezzo, la Repubblica rende oggi onore a quanti hanno contribuito alla causa della libertà, animando l’esperienza delle “zone libere”, delle “Repubbliche partigiane”. Una causa esemplarmente raffigurata qui dalla Medaglia d’oro Paola Del Din, “Renata”, che ringrazio per la sua presenza”.
“Quale era la percezione della vita democratica nel 1944? Dopo venti anni di dittatura in cui la memoria dell’ordinamento democratico era stata rimossa, occorreva far ritrovare ai cittadini il sentimento della libertà. Anche a questo corrispondeva il proposito di dare vita nelle zone libere alle forme di autogoverno che, ai comandi del Corpo Volontari Libertà, univano la costituzione di organi di potere popolare per regolare l’amministrazione della vita delle comunità locali – ha spiegato -. Fu così qui in Carnia, dove le donne furono protagoniste per la prima volta nel voto, espresso nelle assemblee dei capifamiglia, e nella organizzazione del soddisfacimento dei bisogni della popolazione, con le “portatrici” che, riesumando l’esperienza del primo conflitto mondiale, seppero consentire la sopravvivenza della popolazione durante l’assedio – ha aggiunto il capo dello Stato -. Del resto, caratteristica del movimento partigiano era proprio la sollecitazione all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e passività popolare, frutto dell’applicazione del precetto fascista “credere, obbedire, combattere””.
“La scelta politica di dare vita alle Repubbliche partigiane esprimeva una fase di maturità dell’esperienza della Resistenza, oltre che corrispondere a una valutazione sull’andamento della guerra, con la anticipazione della futura esperienza democratica.
La storiografia resistenziale ha definito la Carnia “laboratorio di democrazia””, ha sottolineato Mattarella.
“Nella opinione pubblica dopo l’8 settembre 1943, era presente anche “l’attendismo”, la convinzione che fosse meglio non esporsi alle rappresaglie nazifasciste e attendere che gli Alleati risalissero la penisola – ha evidenziato Mattarella -. Tutto questo non teneva in conto le sofferenze imposte alla popolazione dalle forze occupanti, i soprusi, le deportazioni. A levarsi furono i Resistenti, obbedendo all’ammonimento di Giuseppe Mazzini: “più che la servitù temo la libertà recata in dono””.
“Perchè la Resistenza non era immobilismo. Fu una sfida dura e i caduti di questa terra, onorata dalla Repubblica con la Medaglia d’argento al Valor Militare, ne sono il prezzo”, ha aggiunto il capo dello Stato.
“L’Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione – ha detto ancora Mattarella -. Oggi, come ha sottolineato la presidente regionale dell’Anpi, Lestani, storia e memoria si incontrano. Con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. E la vocazione di pace del nostro Paese è segno che tutto questo non è passato invano. Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, che alimentano la nostra vita democratica. Grazie per quanto tramandato oggi”, ha concluso il capo dello Stato.

– Foto ufficio stampa Quirinale –

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