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Curiosità

7 consigli per superare le proprie paure

Superare le paure è un processo personale e complesso che può richiedere tempo, impegno e, talvolta, l’aiuto di professionisti. Ecco alcuni passi che possono aiutare a gestire e superare le paure:

1. Riconoscere e Accettare la Paura

  • Identifica la tua paura: Comprendere esattamente di cosa hai paura è il primo passo. Cerca di identificare se la tua paura è concreta (ad esempio, paura dei ragni) o più astratta (come la paura del fallimento).
  • Accetta la tua paura: È normale provare paura. Accettare che avere paura è una parte della condizione umana può aiutarti a non sentirti in colpa o frustrato per averla.

2. Informarsi e Comprendere

  • Educati sulla tua paura: Spesso, le paure derivano dall’ignoto. Imparare di più su ciò che ti spaventa può ridurre l’ansia e dare una sensazione di controllo.
  • Valuta il rischio reale: Molte paure sono basate su percezioni esagerate del pericolo. Confronta la tua paura con la realtà dei fatti per determinare se il rischio è effettivamente elevato.

3. Esporsi Gradualmente

  • Esporre se stessi in modo controllato: Una tecnica efficace è l’esposizione graduale, in cui ti esponi alla tua paura in piccoli passi. Ad esempio, se hai paura di volare, potresti iniziare guardando video di voli, visitando un aeroporto, e poi facendo un volo breve.
  • Usa tecniche di rilassamento: Pratiche come la respirazione profonda, la meditazione e il rilassamento muscolare progressivo possono aiutarti a gestire l’ansia durante l’esposizione.

4. Cambia il Tuo Dialogo Interiore

  • Riformula i pensieri negativi: Spesso, la paura è alimentata da pensieri negativi e irrazionali. Sostituisci questi pensieri con affermazioni positive e realistiche.
  • Pratica la consapevolezza: Essere consapevoli dei propri pensieri e sentimenti senza giudizio può aiutarti a ridurre la reazione emotiva alle tue paure.

5. Cerca Supporto

  • Parla con qualcuno di cui ti fidi: Condividere le tue paure con amici o familiari può aiutarti a sentirti supportato e meno isolato.
  • Considera la terapia: Se la paura è molto intensa o debilitante, un terapeuta può aiutarti con tecniche specifiche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o l’esposizione sistematica.

6. Affronta la Paura con Azioni Positive

  • Costruisci la fiducia in te stesso: Ogni piccola vittoria contro la paura aumenta la tua autostima. Celebrando i tuoi progressi, anche quelli piccoli, rafforzi la tua capacità di affrontare la paura.
  • Imposta obiettivi realistici: Affrontare paure grandi può sembrare travolgente, ma suddividere il compito in piccoli passi raggiungibili può rendere il processo più gestibile.

7. Sii Paziente e Persistente

  • Non aspettarti cambiamenti immediati: Superare le paure è un processo graduale. Ci vorrà del tempo per vedere progressi significativi.
  • Impara dai fallimenti: È normale incontrare ostacoli lungo il percorso. Usa ogni esperienza come un’opportunità di apprendimento per capire meglio te stesso e la tua paura.

Ricorda che ogni persona è diversa e che ciò che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. È importante trovare il metodo giusto per te e, se necessario, cercare supporto professionale.

Curiosità

SAI CHE…E’ importantissimo respirare col naso? Ecco perchè

Respirare con il naso è importante: prima di arrivare ai polmoni, l’aria che entra nelle narici viene filtrata, umidificata e termoregolata in modo da raggiungere la temperatura di 35 gradi, ideale per la funzionalità respiratoria e polmonare e tutto questo avviene proprio grazie alla specifica struttura del naso. Durante l’inspirazione, i piccoli peli che si trovano all’interno delle narici e il sistema mucociliare simulano il rilascio di molecole antibatteriche, una vera e propria barriera protettiva che abbatte la carica di polveri e batteri presenti nell’aria prima che arrivi agli alveoli polmonari.

Sono alcuni dei temi trattati dall’otorinolaringoiatra Giovanni Felisati, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “E’ importante respirare col naso perchè l’aria che noi respiriamo viene termoregolata dalle strutture nasali e quindi arriva in migliori condizioni ai bronchi, che necessitano di avere un’aria filtrata e termoregolata. Ma il naso serve anche perchè ha una funzione estetica al centro della faccia, ha una funzione olfattiva che oggi è sempre più importante, ha una funzione di difesa perchè fa da filtro”.

Respirare con la bocca, “ad esempio per un bambino, determina un’alterazione di sviluppo del palato. Ma tutti noi respirando male, viviamo male: probabilmente abbiamo un cattivo sonno e una cattiva qualità della vita”, ha spiegato. “Un naso che sta bene deve essere una via di mezzo fra un tunnel in cui l’aria passa completamente libera e un termosifone. Dobbiamo volere che il nostro naso respiri bene, per avere una migliore qualità della vita e anche in prospettiva per avere una longevità sana”.

Può succedere che, col passare dell’età, una persona possa respirare peggio? “Sulla respirazione ci sono tante cose che possono impattare, l’unica soluzione è capire dov’è il problema”, ha sottolineato. Sulle abitudini quotidiane, “oggi si parla sempre di più dei lavaggi nasali: non credo che tutti si debbano lavare il naso, però quando c’è un problema tenerlo pulito è una buona cosa e, se c’è un’allergia, bisogna curarlo. Se invece ci sono delle anomalie anatomiche, forse la chirurgia è meglio farla prima e non dopo”.

– Fonte foto: Freepik –

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Curiosità

Sai quale parte del Cervello Stimola la Curiosità?

Un team di ricercatori della Columbia University ha fatto una scoperta significativa riguardo alla curiosità umana, identificando per la prima volta le aree del cervello coinvolte in questo fondamentale impulso. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli scienziati hanno analizzato i livelli di ossigeno nelle diverse regioni cerebrali per misurare l’attività durante l’esperimento.

Durante lo studio, 32 partecipanti hanno osservato immagini distorte di oggetti e animali familiari, chiamate texforms, e hanno valutato la loro curiosità e fiducia nell’identificazione di tali immagini. Incrociando le valutazioni dei partecipanti con le scansioni fMRI, i ricercatori hanno identificato un’attività significativa in tre aree principali del cervello:

  1. Corteccia Occipitotemporale: Associata alla visione e al riconoscimento.
  2. Corteccia Prefrontale Ventromediale (vmPFC): Coinvolta nella percezione di valore e fiducia.
  3. Corteccia Cingolata Anteriore: Responsabile della raccolta di informazioni.

La vmPFC svolge un ruolo cruciale come “ponte” tra la certezza percepita dalla corteccia occipitotemporale e la sensazione di curiosità, agendo come un grilletto che stimola il desiderio di esplorare. I ricercatori hanno osservato che maggiore era l’incertezza sui soggetti mostrati, maggiore era la curiosità dei partecipanti. Questo suggerisce che l’input percettivo viene elaborato attraverso rappresentazioni neurali fino a evocare curiosità.

La scoperta non solo aiuta a comprendere meglio il funzionamento del cervello umano, ma potrebbe anche facilitare lo sviluppo di terapie per condizioni come la depressione cronica, dove la curiosità e l’esplorazione sono spesso compromesse. I ricercatori sono interessati ad esplorare ulteriormente la curiosità generale, sociale e scientifica, approfondendo le sue origini biologiche e i suoi effetti sul comportamento umano.

Jacqueline Gottlieb, neuroscienziata coinvolta nello studio, sottolinea che la curiosità umana ha “origini biologiche profonde” e che “quello che distingue la curiosità umana è la nostra spinta a esplorare molto più ampiamente rispetto ad altri animali, spesso solo per il piacere di scoprire.”

Questa ricerca offre nuove prospettive sul modo in cui la curiosità emerge e viene stimolata, con potenziali applicazioni nel miglioramento della nostra comprensione della mente umana e nella creazione di interventi terapeutici mirati.

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Curiosità

LO SAI CHE…Beethoven perse l’udito a causa del…vino

L’analisi di due ciocche di capelli del compositore Ludwig van Beethoven ha rivelato livelli estremamente alti di piombo, una sostanza presente nel vino che egli beveva, presumibilmente consumando una bottiglia al giorno. Questo avvelenamento da piombo probabilmente ha contribuito alla perdita dell’udito e ai problemi di salute che Beethoven ha sperimentato durante la sua vita.

Uno studio recente, condotto da ricercatori della Mayo Clinic e di Harvard, ha esaminato attentamente due ciocche di capelli autenticati appartenenti a Beethoven. Utilizzando la spettrometria di massa, gli studiosi hanno confermato la presenza di livelli significativamente elevati di piombo nelle ciocche, oltre ai livelli aumentati di arsenico e mercurio. Questi risultati suggeriscono che il compositore potesse avere nel suo sangue livelli di piombo sufficientemente alti da causare disturbi gastrointestinali, renali e riduzione dell’udito, ma non abbastanza da essere una causa diretta della sua morte.

È noto che Beethoven fosse un grande consumatore di vino, bevendo approssimativamente una bottiglia al giorno. Tuttavia, il vino dell’epoca era spesso conservato in recipienti contenenti piombo, e Beethoven, come molti altri, usava il diacetato di piombo per addolcire il vino. Questa pratica potrebbe aver contribuito all’avvelenamento da piombo che ha afflitto il compositore.

Sebbene sia chiaro che Beethoven abbia sofferto a causa dell’avvelenamento da piombo, la causa esatta della sua morte rimane oggetto di dibattito. Alcune prove suggeriscono che potrebbe essere stata influenzata dalla sua presunta epatite B, una malattia per la quale aveva fattori di rischio genetici, insieme all’abuso di alcolici. Questo potrebbe aver contribuito alla cirrosi epatica diagnosticata al momento della sua morte.

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