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Cronaca

Trapani | Controlli dei Carabinieri Nucleo Ispettorato del Lavoro: Scoperte Irregolarità in Aziende Agricole

Questa volta i controlli dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, in sinergia con l’Arma territoriale, hanno interessato diverse aziende agricole del capoluogo siciliano e provincia. L’operazione si inserisce nel contrasto del triste fenomeno del caporalato e dell’abuso del lavoro sommerso, spesso frutto dello stato di bisogno di alcune fasce di cittadini più deboli. L’iniziativa fa parte del più ampio piano nazionale di lotta al sommerso disposto a livello centrale.

Le Aziende Sotto Ispezione

Sono state ispezionate sei imprese nel settore agricolo, di cui quattro sono risultate irregolari. Le violazioni più comuni rilevate dai Carabinieri specializzati nella tutela del lavoro includono:

  • Mancata formazione e informazione dei lavoratori.
  • Mancata sorveglianza sanitaria.
  • Mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale.

Lavoro Nero e Provvedimenti

Durante l’ispezione, è stata accertata la presenza di due lavoratori in nero su un totale di 24 controllati, tra cui un minore extracomunitario. A seguito delle gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e dell’occupazione in nero di oltre il 10% dei lavoratori, è stato adottato un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Contestualmente, è stata irrogata una sanzione aggiuntiva pari a €3.700,00, impedendo così alla ditta di continuare a operare in condizioni di illegalità.

Sanzioni e Deferimenti

Sono state elevate ammende per un totale di €82.317,76 e sanzioni amministrative per un totale di €7.800,00. Gli imprenditori titolari delle aziende risultate irregolari sono stati deferiti alla Procura della Repubblica.

Cronaca

Brindisi | Operazione Antiriciclaggio, estorsione e ricettazione, cinque persone arrestate

Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Brindisi hanno eseguito un’importante operazione, arrestando cinque persone nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brindisi. L’indagine, iniziata nel settembre 2022, ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, contestando ai soggetti coinvolti i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, estorsione, ricettazione e furti.

L’operazione ha permesso di ricostruire un ampio schema criminale. Gli indagati erano coinvolti in furti su commissione di veicoli, seguiti dalla rivendita illegale degli stessi, spesso dopo averne alterato i dati identificativi del telaio. Alcuni veicoli venivano smontati e i pezzi rivenduti sul mercato illecito, mentre altri erano usati per estorcere denaro alle vittime tramite la pratica del “cavallo di ritorno”, ovvero la restituzione del veicolo rubato in cambio di un riscatto.

Le indagini hanno portato al recupero di oltre 40 autovetture rubate e un motociclo, restituiti ai legittimi proprietari. Sono stati inoltre sequestrati quattro veicoli con numeri di telaio alterati e provenienza illecita. La base operativa dell’associazione era situata in un garage, riconducibile al presunto capo del gruppo criminale, il quale, secondo le indagini, esercitava un rigido controllo sui membri e applicava un “codice sanzionatorio” interno per i comportamenti non conformi.

Le attività del gruppo si concentravano nei parcheggi del centro commerciale “Le Colonne” e dell’ospedale “Perrino” di Brindisi, ma si estendevano in tutta la provincia e a livello regionale. In alcuni casi, le vittime dei furti, anziché denunciare alle forze dell’ordine, si rivolgevano direttamente ai membri dell’organizzazione per recuperare i beni rubati pagando un riscatto.

Oltre agli arresti, nove ulteriori indagati sono stati convocati per interrogatori preventivi dinanzi al G.I.P. Gli indagati restano presunti innocenti fino a eventuale condanna definitiva. Dopo l’esecuzione delle misure cautelari, si terranno gli interrogatori di garanzia.

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Calabria

Reggio Calabria | Sequestrati allacci abusivi e deferito un soggetto nell’operazione di controllo e prevenzione

Questa mattina, Piazza Botteghelle a Reggio Calabria è stata teatro di un’importante operazione di controllo, condotta dai militari della Compagnia di Reggio Calabria, volta a prevenire e contrastare attività illecite in occasione delle Festività Mariane.

Durante i controlli, svolti in collaborazione con i tecnici dell’ENEL, i Carabinieri hanno scoperto allacci abusivi alla rete elettrica, realizzati tramite la manomissione di cassette di derivazione. Questi collegamenti illegali servivano ad alimentare due food trucks, utilizzati per la vendita di generi alimentari, senza rispettare le normative di sicurezza e gli obblighi fiscali.

A seguito delle indagini, un soggetto con precedenti di polizia è stato deferito in stato di libertà. L’individuo è accusato di aver organizzato e gestito gli allacci abusivi, contribuendo così a un’attività commerciale illecita.

Le indagini da parte delle autorità sono ancora in corso, con l’obiettivo di individuare eventuali altre responsabilità e garantire il rispetto delle leggi. L’operazione sottolinea l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico, soprattutto durante eventi di grande affluenza.

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Cronaca

Brescia | Banda di giovani arrestata per rapina, estorsione e lesioni: vittime erano coetanei e minorenni

Sette giovani tra i 18 e i 22 anni sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine condotta dai Carabinieri, con accuse di rapina, estorsione, tentata estorsione, lesioni personali e porto di armi o oggetti atti ad offendere. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari (gip) di Brescia.

Tra gli indagati, uno è stato condotto in carcere, un altro agli arresti domiciliari, mentre per gli altri cinque è stato disposto l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. La banda operava nella Valtrompia, spostandosi tra i comuni di Gardone Val Trompia, Villa Carcina e Sarezzo.

Le vittime, prevalentemente coetanei e minorenni, venivano prese di mira e rapinate, ma emerge che in molti casi non denunciavano per paura di ritorsioni. Gli inquirenti hanno infatti sottolineato la reticenza delle vittime, che temevano possibili vendette da parte dei giovani aggressori.

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