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Cronaca

Nestlé rinviata a Giudizio per lo Scandalo delle Pizze Contaminate: morti due bambini

Dopo due anni di indagini, i magistrati francesi hanno deciso di rinviare a giudizio Nestlé in relazione allo scandalo delle pizze Buitoni contaminate. La multinazionale svizzera, proprietaria del marchio italiano, ha annunciato il rinvio a giudizio, confermando così quanto emerso dalle indagini.

Il caso ha avuto inizio all’inizio del 2022, quando le autorità sanitarie francesi furono allertate riguardo a una serie di casi di insufficienza renale tra decine di bambini in tutto il Paese. Due bambini morirono e altri 56 riportarono lesioni ai reni. Le indagini successive rivelarono che tutti i bambini avevano consumato, poche ore prima dei sintomi, pizze della gamma “Fraîch’Up” della Buitoni, prodotte nello stabilimento di Caudry, nel nord della Francia, e contaminate dal batterio Escherichia coli.

La Nestlé rispose allo scandalo ritirando immediatamente le pizze dal mercato, ma l’intervento dell’autorità giudiziaria fu necessario per fermare le attività dello stabilimento. Gli ispettori sanitari riscontrarono “numerose e gravi anomalie in termini di pulizia e manutenzione generale dei locali e delle attrezzature presso due linee di produzione della fabbrica”, come descritto dalla prefettura della regione del Nord, che motivò la chiusura dello stabilimento.

Nonostante le evidenze emerse dagli ispettori, l’indagine giudiziaria, aperta per omicidio colposo e lesioni colpose, ha richiesto due anni per giungere a conclusione. Gli inquirenti stabilirono un collegamento tra le vittime e le pizze tramite l’analisi del DNA, e hanno incriminato Nestlé Francia e una delle sue filiali, come dichiarato in un comunicato stampa della multinazionale.

Attualmente, lo stabilimento di Caudry non è più di proprietà di Nestlé: lo scorso novembre è stato venduto, ponendo fine alla gestione della multinazionale svizzera.

Cronaca

Padova | Scoperti 30 lavoratori non regolari in diversi settori


Durante una serie di controlli condotti dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Padova, sono emersi numerosi casi di irregolarità lavorative in diverse attività commerciali della provincia. Gli ispettori hanno identificato 15 lavoratori completamente in nero e 15 lavoratori irregolari, impiegati in modo non conforme alla normativa vigente. Questi controlli, intensificati soprattutto durante la stagione estiva, hanno riguardato diverse zone della provincia e hanno coinvolto attività operanti nei settori della ristorazione, dell’intrattenimento e dell’ospitalità

I casi di irregolarità sono stati riscontrati in diversi comuni, tra cui Piove di Sacco, Este e Cittadella. In queste località, i finanzieri hanno scoperto personale privo di regolare contratto di lavoro o con contratti non conformi, in alcuni casi senza la necessaria comunicazione preventiva. In particolare, un dipendente di un’attività di ristorazione lavorava da oltre due anni senza un contratto, percependo lo stipendio in contanti.

Le violazioni rilevate sono state segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro, che potrà comminare pesanti sanzioni ai datori di lavoro coinvolti, con multe che potrebbero superare i 320 mila euro per ciascuna azienda. In alcuni casi, le attività rischiano anche la sospensione, soprattutto quando il personale irregolare supera il 10% della forza lavoro totale.

L’operazione evidenzia l’impegno costante della Guardia di Finanza nella lotta all’abusivismo e nella tutela dei diritti dei lavoratori, proteggendo così sia i dipendenti che gli imprenditori onesti che rispettano la legge.

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Cronaca

Padova | Operazione della Guardia di Finanza: scoperti 30 lavoratori irregolari, sanzioni fino a 320.000 euro

Nel corso dei controlli intensificati dalla Guardia di Finanza di Padova durante la stagione estiva appena conclusa, sono stati individuati 30 lavoratori tra “in nero” e irregolari in diverse attività della provincia. Le operazioni, volte a garantire il rispetto delle norme in materia di tutela del lavoro, hanno coinvolto numerosi settori, tra cui bar, ristorazione, intrattenimento e tessile.

In particolare, a Padova sono stati scoperti 5 lavoratori “in nero” e 14 irregolari, impiegati con contratti di lavoro “a chiamata” ma senza la regolare comunicazione dell’inizio della prestazione lavorativa. Un’attività commerciale è stata sospesa per aver impiegato una percentuale di lavoratori irregolari superiore al 10% del totale.

Analoghi interventi sono stati effettuati a Piove di Sacco ed Este, dove 5 lavoratori “in nero” e 1 irregolare sono stati scoperti in imprese tessili e nei servizi alla persona. A Cittadella, invece, sono stati trovati 5 lavoratori “in nero”, con un caso particolare in cui un dipendente era privo di contratto da oltre due anni e veniva pagato in contanti.

Le violazioni segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro potrebbero portare a sanzioni amministrative comprese tra 50.000 e 320.000 euro, oltre a possibili provvedimenti di sospensione delle attività per gli esercizi coinvolti.

L’operazione conferma l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto all’illegalità nel mondo del lavoro, con l’obiettivo di tutelare i lavoratori e gli imprenditori che operano nel rispetto delle leggi.

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Calabria

Cirò Marina | Chiusura temporanea di un bar “ritrovo” di pregiudicati

Questura di KR

Il Questore di Crotone ha emesso un provvedimento di sospensione per un bar situato a Cirò Marina, che rimarrà chiuso per un periodo di 15 giorni. Questa decisione è scaturita da segnalazioni ricevute dalla Compagnia Carabinieri del comune, che ha evidenziato una problematica persistente: il locale era diventato un ritrovo abituale per individui con precedenti penali.

Le autorità competenti, dopo un’attenta valutazione della situazione, hanno ritenuto necessario intervenire per garantire la sicurezza pubblica. Questo non è il primo provvedimento di chiusura per l’esercizio, già interessato da una sospensione di 7 giorni nel 2022. L’azione mira a prevenire ulteriori problematiche legate alla legalità e alla sicurezza nella comunità.

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