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Truffe su chat e siti di incontri: un fenomeno in crescita, Come difendersi?

Complice il crescente senso di solitudine, l’aumento delle crisi matrimoniali, e il senso di insicurezza e di mancanza di autostima causato dai rapidi cambiamenti nell’approccio alle relazioni sentimentali, le truffe su chat e siti di dating online sono in continuo aumento. Difendersi o evitarle può essere molto difficile.

Il mese di febbraio, dedicato all’amore con San Valentino, e i prossimi festeggiamenti dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, hanno contribuito al lancio di una campagna informativa sulle truffe romantiche. Questo fenomeno è in forte crescita sia in Italia che nel resto del mondo, specialmente negli Stati Uniti, dove il senso di solitudine e i problemi psicologici legati ai rapporti interpersonali sono più diffusi. La campagna mira a sensibilizzare gli utenti, elencando le tipologie di truffe e i segnali da monitorare per evitare di cadere in questi tranelli, che possono causare traumi psicologici e danni economici.

Come funzionano le truffe su chat e siti di incontri?

Le truffe su chat e siti di incontri seguono un iter standard: il truffatore adotta una falsa identità e cerca di adescare le vittime basandosi sui loro interessi e caratteristiche, fingendo interesse e intavolando conversazioni sulle stesse passioni o problemi personali delle vittime, abbassando così le loro difese.

Una volta conquistata la fiducia, il truffatore crea una storia drammatica che richiede aiuto finanziario o invio di foto intime, che poi utilizzerà come arma di ricatto per estorcere denaro.

Principali tipi di truffe su siti di incontri

  1. Truffa delle foto compromettenti: Il truffatore convince la vittima a inviare foto o messaggi intimi, poi minaccia di renderli pubblici se non riceve denaro.
  2. Truffa della richiesta d’aiuto: Il truffatore racconta una storia drammatica, come un’emergenza medica, e chiede soldi per spese urgenti.
  3. Truffa del fascino della divisa: Fingendosi un militare in missione, il truffatore chiede denaro per spese di cibo o alloggio.
  4. Truffe malware: Il truffatore invia un link che, una volta cliccato, installa software dannosi per rubare dati sensibili.

Cosa fare se si viene truffati?

Conoscere l’esistenza delle truffe romantiche non sempre basta per evitarle. È fondamentale sapere come agire:

  1. Documentare le prove: Fare screenshot delle conversazioni in cui il truffatore chiede denaro o minaccia di divulgare foto.
  2. Segnalare e bloccare l’utente: Dopo aver documentato le prove, segnalare e bloccare l’utente truffatore.
  3. Denunciare alla Polizia Postale: Presentare una denuncia formale, utilizzando gli screenshot come prove.
  4. Richiedere lo storno della transazione: Con il supporto della denuncia, chiedere al proprio istituto di credito di annullare la transazione effettuata.
  5. Supporto psicologico: In caso di traumi psicologici, rivolgersi a associazioni specifiche per superare il trauma e riprendere in mano la propria vita.

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Chirurgia, i rischi e le complicanze della colecistectomia laparoscopica

Quali sono i rischi e come prevenirli negli interventi di colecistectomia laparoscopica? L’intervento chirurgico mininvasivo per l’asportazione della cistifellea è sempre più diffuso, ma non esclude possibili complicanze.
Quelle complicanze sono state studiate dal professor Gianfranco Gualdi, luminare della medicina e direttore scientifico del servizio di “Diagnostica per immagini” dell’Istituto di Medicina e Scienze dello Sport CONI, che ha raccolto le sue conclusioni in una approfondita relazione. La relazione del professor Gualdi sarà presentata tra il 13 e il 16 ottobre nel corso del 126° Congresso Nazionale della SIC-Società Italiana di Chirurgia, dedicata alla “colecistectomia laparoscopica: skills, prevenzione e trattamento multidisciplinare”.

Nel suo intervento il professor Gualdi approfondirà le possibili complicanze della colecistectomia laparoscopica con immagini dimostrative delle raccolte fluide, degli ascessi e dei sanguinamenti che possono verificarsi durante o a distanza dell’intervento. Oltre a questo saranno analizzate anche le possibili resezioni delle vie biliari e le lesioni vascolari che possono complicare gli interventi.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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SAI CHE…Gli animali che uccidono più persone ogni anno sono le zanzare?

È una di quelle statistiche che fanno sempre colpo: gli animali che uccidono più persone ogni anno non sono squali, orsi o lupi, ma le zanzare. Non perché le loro punture siano pericolose di per sé (al massimo un po’ fastidiose), ma a causa delle gravi malattie che possono trasmettere.

Con il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici, le zanzare trovano sempre più spazio per espandersi. Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Climate Change and Health ha cercato di prevedere l’espansione degli habitat di nove diverse specie di zanzare portatrici di malattie. Il risultato? Nei prossimi anni, molti Paesi finora “tranquilli” potrebbero trovarsi invasi da questi insetti e dalle patologie che trasmettono.

Il modello sviluppato dal team del Los Alamos National Laboratory, in New Mexico, prefigura una situazione potenzialmente esplosiva nei prossimi decenni: l’aumento delle temperature porterà le nove specie studiate a espandere il loro areale o, nella migliore delle ipotesi, a spostarlo altrove.

Le zanzare prosperano al caldo e stanno già migrando verso aree che fino a ora erano troppo fredde per loro. Questa espansione le sta portando verso i Poli, mentre le zone equatoriali potrebbero diventare troppo calde per loro (sembra una buona notizia, ma una zona troppo calda per una zanzara lo è anche per gli umani che ci vivono).

Lo studio sulle nove specie, appartenenti ai generi più diffusi e pericolosi per la salute umana, Culex e Aedes, indica che sei di queste specie allargheranno il loro habitat, colonizzando nuove aree senza abbandonare quelle attuali. Due specie dovrebbero invece traslocare, spostandosi verso nord o sud, mentre in un solo caso l’habitat rimarrà sostanzialmente invariato.

Le malattie gravi trasmesse dalle zanzare, come la dengue, la chikungunya, la febbre West Nile e la Zika, rendono cruciale sapere dove vivranno questi insetti nei prossimi decenni per poter attuare efficaci misure di prevenzione.

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Scrollare sui social media provoca dipendenza: Come i Social Media Incidono sul Nostro Cervello

Negli ultimi vent’anni, i social network hanno permeato rapidamente la nostra vita quotidiana, influenzando profondamente il nostro comportamento e le nostre emozioni. Sebbene siano relativamente nuovi, questi strumenti sono diventati così onnipresenti da sembrare esserci sempre stati, eppure portano con sé implicazioni significative sul nostro benessere psicologico e sulla nostra salute mentale.

I social network mantengono le persone connesse, consentendo di mantenere rapporti con amici lontani e conoscenti di lunga data. Tuttavia, cercano anche di trattenere l’attenzione degli utenti il più a lungo possibile, agendo direttamente sul nostro sistema di gratificazione cerebrale noto come circuito dopaminergico. Questo meccanismo è fondamentale nella formazione delle dipendenze: quando riceviamo uno stimolo gratificante, come un like o un commento, l’area tegmentale ventrale del cervello rilascia dopamina nel nucleo accumbens, generando una sensazione di piacere e gratificazione.

Ma perché scorrere interminabilmente sui social media dovrebbe essere gratificante? Ci sono diverse spiegazioni. Innanzitutto, ricevere attenzioni sotto forma di interazioni online può farci sentire più popolari e riconosciuti, aspetti cruciali per la nostra sopravvivenza sociale e successo personale. Questo senso di popolarità può tradursi in una percezione di leadership e in una crescita dei legami sociali, che a loro volta promuovono la nostra sicurezza e stabilità.

I social media utilizzano anche altri trucchi per trattenere gli utenti, come l’elemento di imprevedibilità nelle ricompense. Questo è simile al funzionamento delle slot machine: non sapendo quando arriverà la prossima gratificazione (come un like o un commento), continuiamo a scorrere per cercare la nostra “dose” di dopamina successiva.

Immersi nelle vite delle altre persone, o meglio, nelle rappresentazioni che queste scelgono di mostrare, ci troviamo spesso a confrontarci con gli altri. Questo confronto costante può instillare un senso di ansia e una paura di essere superati, spingendoci ad aprire ripetutamente le app social per restare aggiornati sugli eventi e sulle vite dei nostri contatti.

Studi metanalitici avvertono che un utilizzo passivo e eccessivo dei social network è correlato a un diminuito benessere soggettivo nel lungo termine. Inoltre, studi di neuroimaging indicano che i social media possono alterare la materia grigia del cervello, specialmente nelle aree legate alle emozioni, alla presa di decisioni e all’autocontrollo.

La natura effimera dei contenuti sui social media può anche influenzare negativamente la nostra capacità di concentrazione prolungata, poiché siamo abituati a interazioni brevi e rapide anziché a discussioni più approfondite e impegnative.

Per contrastare un uso non consapevole dei social media, è consigliabile adottare una serie di precauzioni comportamentali. Tra queste, evitare di tenere il telefono vicino mentre si studia, praticare regolari periodi di astinenza dai social, e bilanciare le interazioni online con quelle nella vita reale. È utile anche silenziare le notifiche per rendere intenzionale ogni nostro accesso alle piattaforme, evitando così di essere continuamente “chiamati” da esse.

In definitiva, comprendere come i social media influenzano il nostro cervello e la nostra psicologia è cruciale per mantenere un uso sano e consapevole di questi strumenti digitali sempre più pervasivi nella nostra vita quotidiana.

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