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Curiosità

Tenta di rapinare un chiosco ma la commessa lo prende a pugni in faccia

Quando il ladro ha individuato una ragazza sola e indifesa al chiosco durante la notte, ha pensato di avere di fronte una facile preda. Tuttavia, non poteva immaginare che la commessa apparentemente innocua fosse in realtà una lottatrice esperta con anni di esperienza nella kickboxing. Questo errore si è rivelato fatale per il rapinatore, il cui tentativo di furto è stato fermato da una serie di pugni, senza riuscire a portare via nulla.

L’incidente è avvenuto in un chiosco nella città di Resistencia, nella provincia di Chaco, in Argentina. Yanela Caceres è riuscita a respingere il ladro utilizzando solo le sue mani nude. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso la scena: un ragazzo incappucciato si avvicina alla finestrella del chiosco, fingendo di voler comprare una bottiglietta d’acqua. Quando la commessa si avvicina, il rapinatore cerca di sopraffarla, ignaro di avere a che fare con un’esperta di arti marziali.

Come mostrano i video condivisi dai media locali, Yanela ha reagito con prontezza, colpendo il ladro con una serie di pugni al volto. Dopo averlo frastornato con una decina di colpi rapidi e precisi, il rapinatore è riuscito a fuggire dopo un breve tentativo di resistenza. La commessa ha raccontato l’episodio ai media locali, spiegando che il ladro ha tentato prima di chiederle una sigaretta, e poi, dietro alla scusa di acquistare acqua, ha cercato di aggredirla.

“Conosco le tattiche dei ladri, quindi ho chiuso la finestra del chiosco. Quando l’ho riaperta, il ragazzo ha cercato di entrare”, ha spiegato. “Ho iniziato a colpirlo senza esitazione. Non ho avuto paura perché ero preparata ad affrontare una situazione del genere, anche se non mi era mai capitato prima”. Il proprietario del chiosco ha garantito che verranno implementate ulteriori misure di sicurezza, mentre le autorità sembrano aver identificato il responsabile, già noto per reati simili nella zona.

Curiosità

A Londra sboccia l’Aro Titano: Il Fiore Puzzolente da Record

Nel cuore di Londra, precisamente presso i celebri Kew Gardens, è recentemente sbocciato un esemplare straordinario della rara e notoriamente maleodorante Amorphophallus titanum, conosciuta comunemente come l’Aro Titano o “fiore cadavere”. Questo evento ha attirato l’attenzione non solo degli appassionati di botanica ma anche dei visitatori curiosi, affascinati dalla sua imponente statura di due metri e dal suo caratteristico odore pungente, descritto da molti come simile a quello di una carcassa animale in decomposizione.

L’Aro Titano è originario di Sumatra, un’isola dell’Indonesia, dove è considerato un fiore raro e prezioso. La sua fioritura, che avviene solo una volta ogni pochi anni, è uno spettacolo impressionante di crescita accelerata: la pianta può aumentare di circa 10 centimetri al giorno fino a raggiungere la sua altezza massima. Quando il fiore si apre completamente, rilascia un gas puzzolente che svolge un ruolo cruciale nell’attrarre i suoi impollinatori naturali, come le mosche che si nutrono di carcasse.

Solène Dequiret, esperta del Kew Gardens, spiega che l’Aro Titano non è solo una meraviglia visiva ma anche un esempio di adattamento evolutivo. La pianta investe molta energia nella produzione dell’odore per garantire la sua sopravvivenza, dato che è essenziale per l’impollinazione incrociata, un processo che richiede la presenza di diversi esemplari sparsi in aree distanti.

L’importanza della conservazione dell’Aro Titano è fondamentale, considerando che è a rischio di estinzione in natura. Gli orti botanici come il Kew Gardens giocano un ruolo cruciale nel preservare questa specie, proteggendola e studiandola per comprendere meglio le sue esigenze e migliorare le pratiche di conservazione.

Quest’anno, diversi esemplari di Aro Titano sono fioriti nei Kew Gardens, suscitando grande interesse e sensibilizzazione verso la conservazione delle specie vegetali rare e minacciate. Questo fiore straordinario continua a essere un simbolo di bellezza naturale e di fragilità, spingendo esperti e visitatori ad apprezzare e proteggere la diversità biologica del nostro pianeta.

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Curiosità

SAI CHE… la “scatola nera” degli aerei è in realtà arancione?

Le scatole nere sugli aerei, ufficialmente chiamate “Flight Data Recorder”, sono dipinte di un vivace colore arancione per renderle facilmente visibili e individuabili in caso di incidente. Nonostante il nome comune, che evoca il mistero e la tragedia, il termine tecnico corretto è Flight Data Recorder (FDR). Questi dispositivi registrano cruciali dati di volo che sono essenziali per le indagini dopo un incidente aereo.

L’origine del nome “scatola nera” non è chiara, ma una delle teorie suggerisce che possa derivare dal fatto che i dispositivi simili, utilizzati dall’esercito britannico durante la guerra, erano sigillati in contenitori neri opachi per motivi di sicurezza. Un’altra possibile spiegazione è legata al fatto che la vernice delle scatole nere tende a scurirsi in seguito agli incendi, conferendo loro un aspetto nero carbonizzato.

La tecnologia delle scatole nere è progredita notevolmente nel corso degli anni, garantendo la robustezza e l’affidabilità nel registrare e conservare i dati anche nelle condizioni più estreme, come forti impatti e alte temperature. Oggi, alcuni modelli sono in grado non solo di registrare dati di volo, ma anche di trasmetterli in tempo reale via satellite e di registrare immagini per una più completa ricostruzione degli eventi.

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Curiosità

LO SAI CHE… dire le parolacce fa sentire meno il dolore?

Le ricerche dimostrano che esprimere parolacce può effettivamente ridurre la percezione del dolore grazie alla sua capacità di attivare l’amigdala nel cervello, rilasciando oppioidi che agiscono come antidolorifici. Questo fenomeno è stato studiato da psicologi come Richard Stephens, il cui lavoro ha evidenziato che le imprecazioni possono aumentare la tolleranza al dolore. Tuttavia, l’efficacia di questo meccanismo può diminuire con un uso frequente, poiché il corpo tende ad abituarsi all’effetto.

Secondo Steven Pinker e altri studiosi, imprecare ad alta voce coinvolge aree profonde del cervello legate alle emozioni, come il sistema limbico e i gangli della base. Questo potrebbe spiegare perché le parolacce hanno un impatto significativo sulla nostra percezione del dolore, inducendo anche una risposta fisiologica di tipo “attacco o fuga” che porta al rilascio di sostanze antidolorifiche naturali.

Dalla prospettiva psicologica, le parolacce potrebbero agire anche distrarre la mente dal dolore o aumentare l’aggressività, influenzando così la nostra capacità di sopportarlo. Tuttavia, come per qualsiasi meccanismo di risposta corporea, l’uso eccessivo delle imprecazioni può ridurne l’efficacia nel tempo, creando un fenomeno di abituazione.

In sintesi, anche se le parolacce possono offrire un sollievo immediato in situazioni di dolore o stress, è consigliabile utilizzarle con moderazione per preservarne l’effetto benefico nel lungo termine.

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