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Cronaca

Il cybercriminale dietro la più grande rete di botnet al mondo: il caso di Yunhe Wang

Con due passaporti, più di venti residenze e milioni di dollari distribuiti in decine di conti bancari, Yunhe Wang sembrava avere tutte le risorse per una fuga senza problemi. Tuttavia, la sua vasta ricchezza e la sua rete internazionale di proprietà non sono state sufficienti a garantirgli l’impunità. Ora, all’età di 35 anni, Wang dovrà affrontare la giustizia americana per rispondere dei suoi crimini.

Questo cybercriminale, cittadino sia cinese che dell’isola caraibica di St. Kitts and Nevis, si trova ora di fronte alla prospettiva di trascorrere gran parte della sua vita dietro le sbarre, con una condanna potenziale fino a quando non raggiungerà esattamente 100 anni. L’accusa contro di lui è quella di aver creato e gestito quella che il direttore dell’FBI Christopher Wray ha definito “la più grande rete di botnet al mondo”.

Questa rete consisteva in 19 milioni di dispositivi infettati, diffusi in 200 Paesi in tutto il mondo. Wang è riuscito a infettare questi dispositivi utilizzando una serie di software che aveva sviluppato, sfruttando le vulnerabilità dei computer. Attraverso programmi come Virtual Private Network (VPN), servizi a pagamento e versioni pirata di software famosi, è riuscito a prendere il controllo di questa vasta rete.

Conosciuta come 911 S5 e operante tramite 150 server dislocati globalmente, questa rete ha consentito a Wang e ai suoi complici di perpetrare una serie di frodi su vasta scala. La più redditizia di esse ha generato quasi sei miliardi di dollari, incluso il colpo di 560.000 richieste di indennità di disoccupazione durante la pandemia. Inoltre, la rete è stata implicata in numerosi furti di carte di credito e nel furto di milioni di dollari da istituti finanziari americani.

Non contento di ciò, a partire dal 2018 Wang ha venduto l’accesso ad alcuni indirizzi IP della sua rete ad altri criminali, che li hanno utilizzati per vari crimini, inclusa la distribuzione di materiale pedopornografico. Questa operazione ha fruttato a Wang quasi 100 milioni di dollari.

Le autorità hanno finora sequestrato beni per un totale di 60 milioni di dollari, metà dei quali in criptovalute. Questo include una Ferrari, una Rolls-Royce, diversi orologi di lusso e una ventina di appartamenti in diverse parti del mondo.

L’arresto di Wang è stato il culmine di un’operazione congiunta condotta dal Dipartimento di Giustizia americano, dall’FBI e dalle forze dell’ordine di Singapore e della Thailandia, con il supporto di Microsoft. Questa operazione, denominata “Tunnel rat”, potrebbe portare a una condanna fino a 65 anni di carcere per Wang.

Cronaca

Nardò (LE) | Arrestato 35enne per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale ed evasione

Nella giornata di ieri, intorno a mezzogiorno, gli agenti del Commissariato di Polizia di Nardò hanno arrestato un 35enne del posto, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale ed evasione.

L’operazione è avvenuta nel contesto di un servizio di controllo finalizzato alla prevenzione dei reati, con particolare attenzione al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti. A seguito di diverse segnalazioni relative a un presunto traffico di droga, i poliziotti hanno eseguito una perquisizione domiciliare presso l’abitazione dell’uomo.

All’arrivo delle forze dell’ordine, la compagna del 35enne ha aperto la porta, mostrando fin da subito un atteggiamento ostile, cercando di allontanare gli agenti. Richiamato dalle urla, il 35enne è intervenuto in modo aggressivo e ha tentato immediatamente la fuga.

Nonostante l’uomo abbia opposto resistenza in modo violento, gli agenti sono riusciti a bloccarlo grazie alle tecniche operative in uso, sebbene nel tentativo di immobilizzarlo alcuni poliziotti abbiano riportato delle lesioni. L’uomo è stato successivamente arrestato e, dopo il completamento delle procedure di rito, trasferito presso la casa circondariale di Borgo San Nicola, dove rimarrà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Cronaca

Rieti | Arrestati due uomini per estorsione, vittima minacciata e aggredita per anni

Nei giorni scorsi, i Carabinieri della Stazione di Rieti hanno arrestato in flagranza di reato un uomo di 36 anni e deferito un complice di 64 anni, entrambi residenti nel capoluogo, per il reato di estorsione. L’operazione è stata il culmine di un’indagine avviata a seguito della denuncia di un uomo che da anni subiva minacce e richieste di denaro, per un totale di oltre 30.000 euro.

Gli estorsori, oltre a intimidire la vittima, avevano preso di mira anche la compagna disabile dell’uomo, arrivando in alcune occasioni a danneggiare l’abitazione e aggredire fisicamente il malcapitato. La pressione esercitata dai due criminali includeva minacce di ulteriori violenze, qualora le somme richieste non fossero state versate.

In occasione dell’ennesima richiesta di denaro, i Carabinieri hanno organizzato un’operazione di osservazione e sono intervenuti durante la consegna della somma estorta. Il 36enne è stato arrestato sul posto, dopo aver riscosso 150 euro, parte di una somma complessiva di 1.050 euro già estorta alla vittima nei giorni precedenti. L’uomo era in contatto telefonico con il suo complice, successivamente identificato e denunciato.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Rieti ha convalidato l’arresto e, su richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 36enne e gli arresti domiciliari per il 64enne, in attesa di ulteriori sviluppi del caso.

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Calabria

Crotone | 31 arresti e dinamiche interne della ‘Ndrangheta allo scoperto

I Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, con il supporto delle unità di Catanzaro, Vibo Valentia, Cosenza e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito un’importante operazione antimafia, portando all’arresto di 31 persone. Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), prevede per 15 indagati la custodia cautelare in carcere, per 7 gli arresti domiciliari e per 9 l’obbligo di dimora. Gli individui coinvolti sono accusati di vari reati, tra cui associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico di stupefacenti e reati legati alle armi e agli esplosivi.

Le indagini, avviate nell’ottobre del 2020 a seguito di un episodio estorsivo nei confronti di un imprenditore di Cutro, hanno progressivamente rivelato le dinamiche interne alla ‘ndrangheta nella zona di Cutro, con particolare riferimento alla famiglia Martino, legata al boss Nicolino Grande Aracri. Questa famiglia, attiva dopo l’arresto del boss, si contrappone alla cosca Ciampà-Dragone, tentando di affermarsi come un gruppo autonomo all’interno della ‘ndrangheta.

L’inchiesta si inserisce nel solco delle precedenti operazioni antimafia “Kyterion” e “Aemilia”, trovando conferme anche nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Gli investigatori hanno documentato l’esistenza di una rete di traffico di droga che operava principalmente lungo la direttrice Cutro-Cosenza-Catanzaro, con particolare attenzione al capoluogo calabrese. I proventi delle attività criminali servivano a sostenere economicamente gli affiliati e le famiglie dei detenuti.

L’indagine ha messo in luce il controllo capillare del territorio attraverso intimidazioni, estorsioni ai danni di imprenditori e attività usuraie. Sono stati inoltre scoperti due sequestri di armi avvenuti nel 2021 e nel 2022, confermando la disponibilità di armamenti da parte degli indagati. Anche le intercettazioni telefoniche e ambientali, unitamente alle operazioni di pedinamento e osservazione, hanno giocato un ruolo cruciale nella raccolta di prove.

Durante l’esecuzione delle misure cautelari, sono state condotte perquisizioni personali e domiciliari nei confronti degli indagati, aggiungendo ulteriori elementi all’inchiesta in corso.

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