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Calabria

Droga e cellulari in carcere, l’ex direttrice e gli agenti sapevano! INTERCETTAZIONI E NOMI

Forze dell’Ordine hanno condotto un blitz nelle province di Catanzaro e Cosenza, contrastando il traffico di droga e cellulari provenienti dal carcere. Con il supporto del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catanzaro, della Polizia Penitenziaria e dei Carabinieri, è stata eseguita un’ordinanza contro 38 indagati per vari reati, tra cui traffico di stupefacenti e corruzione. Di essi, 16 sono in carcere, 10 agli arresti domiciliari, 5 obbligati a presentarsi alla Polizia, e 7 sospesi dall’esercizio delle funzioni per un anno.

I Nomi

In Carcere

Bruno Bartolomeo (Cosenza, 14-07-1989)
Giuseppe Bevilacqua (Napoli, 14-08-1990)
Michael Tephen Castorina (Mazzarino, 16-12-1989)
Francesco Paolo Clemente (Palermo, 13-12-1977)
Maurizio Corasaniti (Catanzaro, 08-01-1970), assistente capo Penitenziaria
Fabio Di Marino (Lamezia, 10-03-1993)
Immacolata Erra (Cosenza, 22-07-1994)
Abdelilah Fanine (Marocco, 23-01-1989)
Riccardo Gaglianese (Cosenza, 30-09-1993)
Gino Garofalo (Cosenza, 12-09-1994)
Dmytro Korchevskiy (Ucraina, 15-04-1980)
Angela Paravati (Satriano, 04-03-1965)
Simona Poli (Catanzaro, 15-06-1977) ispettore di Polizia Penitenziaria
Giada Pino (Cosenza, 29-01-1995)
Domenico Sacco (Catanzaro, 12-10-1966) assistente capo Penitenziaria
Pierpaolo Tormento (Cosenza, 08-09-1991)

Agli arresti domiciliari

Loredana Cara (Cosenza, 27-01-1961)
Domenico Cicero (Cosenza, 15-02-1983)
Carmine La Valle (Cosenza, 25-12-1983)
Costantino Leo (Salerno, 14-11-1988)
Pietro Martire (Cosenza, 09-09-1978)
Angelo Pino (Cosenza, 18-07-1965)
Sandra Santino (Mazzarino, 10-01-1992)
Francesco Soliberto (Brindisi, 30-04-1986)
Franco Tormento (Cosenza, 13-12-1960)
Francesco Viapiana (Cosenza, 28-09-1992)

Obbligo di presentazione

Leonardo Clemente
Margherita Di Marino
Leopoldo D’Oriano
Fabiola Lo Stumbo
Rosalia Orlando

Sospesi dal servizio

Rosario Alimondi
Emanuela Elia
Giovanna Gigliotti
Salvatore Parlatore
Bruno Spatara
Noemi Spatara

Le intercettazioni e “la spia inviata dal ministero”

Tuttavia, ciò che accadeva all’interno del penitenziario sembra non fosse un segreto per nessuno. Addirittura, sembra che persino l’ex direttrice mostrasse una certa indulgenza verso i detenuti in diverse occasioni. A gennaio del 2022, uno di loro parlò con la fidanzata cercando di convincerla a inviargli un telefono nascosto all’interno di un pacco di biscotti. Per superare l’iniziale esitazione della compagna, spiegò di essere stato convocato proprio dalla stessa ex direttrice, che gli avrebbe detto: “Fatevi mandare quello che vi pare, i pacchi non sono controllati”.

Non sorprende dunque che anche i delegati sindacali avessero confidato alla Paravati di aver sentito parlare di un presunto traffico di stupefacenti all’interno del carcere. La Paravati sembrava non sorpresa dalle loro rivelazioni, anzi, le confermava, come riportato nei documenti dell’inchiesta. Tuttavia, avrebbe giustificato l’assenza di controlli a causa della presenza di alcuni detenuti positivi al Covid. Ma già nell’estate del 2022, entrambe iniziano a mostrare preoccupazione e timori di poter essere coinvolte in un’indagine giudiziaria. In particolare, l’arrivo di un sovrintendente distaccato a Catanzaro per motivi familiari le allarma, definendolo “una spia inviata da Roma”. Entrambe “manifestano molta preoccupazione sia riguardo al distacco del sovrintendente, sia rispetto alla sua collocazione nel reparto di alta sicurezza e così decidono di raccogliere informazioni al fine di accertare se le ragioni comunicate del trasferimento fossero o meno veritiere”. Alla fine, “decidono di costringerlo a prendere ferie”.

L’indagine

Nel carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro-Siano, sono stati individuati due presunti sodalizi criminali dedicati al traffico di droga e alla gestione illecita di cellulari e sim card all’interno della stessa struttura penitenziaria. Questi gruppi si occuperebbero dello spaccio di sostanze stupefacenti come cocaina, hashish e marijuana, oltre all’introduzione, utilizzo e vendita di dispositivi di comunicazione.

Secondo le indagini, i due sodalizi sarebbero guidati da promotori e organizzatori, coinvolgendo detenuti, loro congiunti, un agente della Polizia Penitenziaria e persino un avvocato. Emergerebbero comportamenti omissivi e commissivi da parte di un direttore dell’amministrazione penitenziaria e di un funzionario della Polizia Penitenziaria, presumibilmente volti a ottenere favori dai detenuti per evitare problemi gestionali nell’istituto e per garantire il loro avanzamento di carriera.

Inoltre, un agente della Polizia Penitenziaria avrebbe ricevuto pagamenti da familiari di detenuti, legati a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati nel carcere, in cambio di promesse di benefici economici. Ci sarebbero anche segnalazioni di condotte illecite riguardanti i controlli sui pacchi in ingresso e l’appropriazione di derrate alimentari da parte di alcuni agenti.

Parallelamente, è stato eseguito il sequestro preventivo di carte prepagate utilizzate da alcuni indagati per ricevere pagamenti derivanti dalla vendita di cellulari all’interno del carcere. È stato anche confiscato un negozio di telefonia e una rivendita di tabacchi gestiti da un imprenditore cosentino, sospettato di essere coinvolto nell’associazione per delinquere dedicata all’accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte dei detenuti, attraverso l’attivazione e la falsa intestazione di schede telefoniche destinate ai carcerati.

Calabria

Cutro (KR) | Accusato di aggressione sessuale era ricercato in Inghilterra, arrestato iracheno

Un cittadino iracheno di 49 anni, residente a Cutro, è stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone, poiché ricercato a livello internazionale per reati di aggressione e violenza sessuale. Le accuse risalgono a episodi avvenuti nel 2018 e nel 2019 in Inghilterra, in particolare a Liverpool e Loughborough, dove l’uomo sarebbe stato responsabile di aggressioni nei confronti di due donne.

La cattura è avvenuta a seguito di una segnalazione da parte del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che ha attivato le indagini necessarie. Grazie a un’attenta attività investigativa, gli agenti sono riusciti a rintracciare l’individuo, che aveva recentemente fatto ingresso in Italia viaggiando in autobus. L’arresto rappresenta un’importante operazione per la sicurezza e il contrasto alla criminalità internazionale, dimostrando l’efficacia della cooperazione tra le forze di polizia nazionali e internazionali.

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Calabria | ‘Ndrangheta: Operazione nel crotonese, 31 misure

I Carabinieri del Comando provinciale di Crotone, supportati da unità provenienti da altre province calabresi, hanno eseguito un’operazione di vasta portata che ha portato all’arresto di 31 individui legati a cosche mafiose del territorio. Il provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e convalidato dal Gip, prevede 15 custodie in carcere, 7 arresti domiciliari e 9 obblighi di dimora.

Le indagini sono iniziate dopo un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore di Cutro, rivelando una rete complessa di attività illegali tra cui estorsione, usura e traffico di stupefacenti. Questo scenario si è delineato dopo l’arresto del boss Nicolino Grande Aracri e ha messo in luce la rivalità tra la famiglia Martino, già legata a Grande Aracri, e un’altra cosca locale.

L’inchiesta, condotta attraverso intercettazioni e attività di osservazione, ha fatto emergere la capacità della famiglia Martino di esercitare il controllo sul territorio mediante intimidazioni, estorsioni e traffico di droga. Inoltre, i militari hanno documentato la disponibilità di armi da parte degli indagati, confermando l’operatività dell’associazione mafiosa in questione.

La scoperta di danneggiamenti a veicoli appartenenti a membri di spicco della famiglia Martino ha fornito ulteriori elementi per comprendere le dinamiche interne e le relazioni tra le varie cosche della provincia. Questo intervento dei Carabinieri rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata nella regione.

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Reggio Calabria | Confiscati beni a soggetto contiguo alla cosca Bellocco di Rosarno

Le forze della Guardia di Finanza dei comandi provinciali di Reggio Calabria e Firenze, insieme al personale dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata), hanno portato a termine un’importante operazione volta a contrastare le attività illecite della criminalità organizzata, con particolare riferimento alla cosca “Bellocco” di Rosarno. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria, ha condotto all’applicazione di misure di prevenzione sia personali che patrimoniali nei confronti di un soggetto ritenuto vicino a questo gruppo criminale.

L’intervento ha comportato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per l’indagato, nonché la confisca di beni del valore complessivo di circa 200 mila euro. I beni confiscati comprendono un’attività commerciale, un’imbarcazione da pesca, diversi veicoli e un fabbricato, tutti ritenuti sproporzionati rispetto alle entrate legittime dichiarate dal soggetto.

Le indagini che hanno portato a questo risultato sono state condotte nell’ambito di diverse operazioni di contrasto alla criminalità, tra cui “Magma”, “Erba di Grace” e “Buenaventura”. In particolare, il soggetto coinvolto era già stato condannato per traffico internazionale di stupefacenti e per estorsioni aggravate dal metodo mafioso. L’operazione “Magma”, conclusa nel 2019, aveva visto l’emissione di numerosi provvedimenti cautelari, mentre “Erba di Grace” e “Buenaventura” si erano concentrate su reati legati al traffico di droga e all’usura.

Il lavoro congiunto delle DDA di Reggio Calabria e Firenze, insieme ai reparti specializzati della Guardia di Finanza, ha permesso di ricostruire la situazione economica e patrimoniale del soggetto, dimostrando una netta sproporzione tra i beni posseduti e le entrate ufficialmente dichiarate. La successiva confisca del patrimonio ha rappresentato un duro colpo per le attività economiche legate alla cosca, confermando l’impegno costante delle istituzioni nel colpire non solo le persone coinvolte, ma anche le risorse finanziarie e materiali che alimentano le organizzazioni mafiose.

L’operazione evidenzia l’importanza delle indagini patrimoniali nel contrasto alla mafia, puntando a smantellare i network economici che sostengono le attività illecite. Grazie all’efficace collaborazione tra le varie Procure e le unità investigative, si continua a lavorare per garantire la legalità e proteggere il tessuto imprenditoriale sano dalla contaminazione mafiosa.

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