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Calabria

Catanzaro | Revisione caso Cosimo Commisso: la sentenza ribalta accuse


In un drammatico sviluppo per il caso giudiziario riguardante Cosimo Commisso di Siderno, la Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso una sentenza di revisione che rovescia le accuse decennali contro il 74enne, precedentemente condannato a 12 anni di reclusione come presunto capo dell’omonima consorteria criminosa. La decisione della Corte si fonda su diversi elementi chiave, tra cui la valorizzazione della sentenza del maxiprocesso “Crimine” e le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia. Inoltre, la Corte ha preso in considerazione la motivazione della Corte d’Appello di Napoli, che nel gennaio 2019 ha assolto Commisso da pesanti accuse di essere stato il mandante di vari omicidi e tentati omicidi durante la faida di Siderno, verificatisi tra il 1989 e il 1991.

Il coinvolgimento giudiziario di Commisso risale all’indagine sulla faida, che ha portato al suo arresto nel gennaio 1993. Due processi successivi hanno determinato una condanna all’ergastolo per omicidi e tentati omicidi e una condanna a 12 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso. La sentenza di revisione del 2019 ha revocato la condanna all’ergastolo. Successivamente, gli avvocati di Commisso hanno presentato una richiesta di revisione anche per la sentenza relativa al reato associativo mafioso. Il processo di revisione si è concluso di recente davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, che ha emesso una sentenza nel marzo 2022, depositata a luglio 2023 e diventata irrevocabile. I giudici catanzaresi hanno richiamato la sentenza dei colleghi napoletani, evidenziando l’importanza della sentenza “Crimine” e le intercettazioni acquisite durante l’indagine, in particolare le conversazioni registrate all’interno della lavanderia Apegreen. La Corte di Catanzaro ha confermato che la ricostruzione della compagine criminale della famiglia Commisso, emersa da tali prove, individua un capo clan diverso da Cosimo Commisso.

In conclusione, i magistrati catanzaresi, in sintonia con la Corte d’Appello di Napoli, hanno dichiarato che “emerge la verità processuale secondo cui non può ritenersi provata oltre ogni ragionevole dubbio la qualità di capo clan a Cosimo Commisso.” La sentenza di revisione rappresenta un capitolo cruciale in questa lunga saga legale, gettando nuova luce sul ruolo di Commisso nella faida di Siderno e sollevando domande sulle accuse che lo hanno perseguitato per decenni.

Calabria

Lorica | Donna morta in incidente il 25 agosto scorso, indagato 44enne in auto con lei

La Procura di Cosenza ha iscritto Mario Molinari, un uomo di 44 anni, nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio stradale. Molinari era alla guida del veicolo il 25 agosto scorso quando si è verificato un tragico incidente stradale sulla statale 108 bis, nei pressi di Lorica, in Sila, che ha causato la morte di Ilaria Mirabelli, una donna di 39 anni originaria di Cosenza.

L’inchiesta sulla morte di Ilaria Mirabelli è attualmente coordinata dalla pubblica accusa, con i pm Donatella Donato e Mariangela Farro al timone. L’iscrizione di Molinari nel registro degli indagati è avvenuta in seguito a una querela presentata dall’avvocato Guido Siciliano, legale della famiglia della vittima. Siciliano aveva richiesto che fossero esaminate le ipotesi di reato di omicidio volontario e omicidio stradale, a causa delle numerose incongruenze e dubbi emersi riguardo alla dinamica dell’incidente.

L’iscrizione di Molinari nel registro degli indagati è anche una fase preliminare necessaria per condurre una serie di accertamenti tecnici non ripetibili, che sono fondamentali per chiarire le circostanze del sinistro.

Dopo la morte di Ilaria Mirabelli, sono stati numerosi gli appelli e le richieste da parte della società civile cosentina per fare piena luce sull’accaduto. Questi appelli riflettono il forte interesse e la preoccupazione della comunità riguardo all’incidente e al suo impatto. Le indagini continuano, e le autorità sono impegnate a chiarire tutti gli aspetti del caso per garantire giustizia alla vittima e alle sue famiglie.

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Calabria

San Gregorio d’Ippona (VV) | Colpi di pistola contro l’auto del sindaco Farfaglia

La serata del 7 settembre a San Gregorio d’Ippona è stata segnata da un grave atto intimidatorio nei confronti del sindaco Pasquale Farfaglia. La sua auto è stata colpita da diciassette proiettili, in un episodio che ha sconvolto la comunità locale. L’attacco è avvenuto vicino alla chiesa di Santa Ruba, dove il sindaco stava partecipando ai festeggiamenti in onore della Madonna della Salute.

Il grave episodio è stato scoperto solo la mattina seguente, quando il sindaco ha notato i fori dei proiettili sulla sua vettura. I carabinieri sono ora impegnati nelle indagini per chiarire le circostanze dell’attacco e identificare i responsabili.

Questo episodio solleva preoccupazioni significative sulla sicurezza e sull’ordine pubblico nella zona, riflettendo un clima di tensione e preoccupazione per l’incolumità dei rappresentanti istituzionali. Le autorità locali e le forze dell’ordine sono al lavoro per fare luce sull’accaduto e garantire che simili atti non rimangano impuniti.

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Gela (CL) | Droga dalla Calabria, ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone

Un’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caltanissetta ha portato all’arresto di 14 persone coinvolte in una vasta rete di traffico di sostanze stupefacenti. L’azione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della Procura nissena, ha smantellato un’organizzazione criminale con base operativa a Gela, specializzata nella gestione e distribuzione di droghe come cocaina, marijuana e hashish.

Le indagini, avviate nell’aprile 2022, hanno permesso agli inquirenti di raccogliere prove significative sull’attività del gruppo, che si riforniva di droga principalmente dalla Calabria e da Catania, per poi distribuirla nella zona di Gela. Tra gli arrestati ci sono individui che, secondo gli inquirenti, ricoprivano ruoli di comando all’interno dell’organizzazione, tra cui un uomo di 43 anni e un giovane di 20, già noto alle autorità per precedenti legami con clan mafiosi locali.

L’indagine ha rivelato anche dettagli sulle modalità operative del gruppo: un titolare di un autonoleggio metteva a disposizione i veicoli per i viaggi necessari all’approvvigionamento della droga, facilitando così i traffici illeciti. Inoltre, una rivendita di caffè fungeva da base logistica per le riunioni del sodalizio, dove venivano pianificati i rifornimenti e suddivisi i profitti ottenuti dal traffico di stupefacenti, che potevano raggiungere cifre notevoli, fino a 40.000 euro a settimana.

Dei 14 indagati, nove sono stati arrestati, con otto di loro trasferiti in carcere e uno agli arresti domiciliari. Altri quattro sono stati sottoposti all’obbligo di presentarsi regolarmente alla polizia giudiziaria, mentre un indagato risulta ancora latitante ed è attivamente ricercato dalle forze dell’ordine.

Questa operazione rappresenta un duro colpo per la criminalità organizzata nella zona, evidenziando come le autorità siano costantemente impegnate a contrastare il traffico di droga, un fenomeno che spesso alimenta anche altri reati, e a tutelare la sicurezza della comunità.

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