Campania

Caivano, don Patriciello al Senato: già tornati con i kalashnikov, è sfida allo Stato

Don Maurizio Patriciello, in audizione al Senato sul decreto Caivano, ricorda la terribile realtà di quelle zone. “Serve un esercito di maestre elementari. Un altro un esercito di assistenti sociali. Però la verità va detta: quando l’altra notte c’è stata l’ultima ‘stesa’ arrivano armati di kalashnikov, non di pistole o coltelli”. “Questi folli sono arrivati subito dopo la visita della Meloni con i ministri – aggiunge il parroco anticamorra – ed è sembrata veramente una sfida allo Stato. In quei momenti alla gente non serve un maestro elementare ma le forze dell’ordine”.

“Con più agenti non venduto un grammo di droga”

“In questo mese a Parco Verde, definita una delle piazze di spaccio più grande d’Europa, non si è venduto un solo grammo di droga perché la polizia e i carabinieri stanno per la strada”, sottolinea don Maurizio Patriciello. “Qualcosa di concreto si vede”.


Il parroco riflette poi sulla nascita di queste aree di degrado. “Mi chiedo come sia stato possibile da parte dello Stato permettere che questi quartieri come Parco Verde potessero esistere. Ci vuole poco per rendersi conto che questi quartieri non potevano che produrre questi frutti”. “Chi li ha voluti meriterebbe la galera – ha aggiunto -. Ammassare in un solo posto tutte le famiglie povere dei quartieri più poveri e degradati di Napoli dopo il terremoto del 1980 e abbandonarli a se stessi è stata una tragedia immane di cui nessuno può lavarsi le mani adesso, né i vecchi politici né coloro che ne sono gli eredi”. 

“Questi quartieri così poveri e così degradati sono un ottimo serbatoio di voti. Voti che poi si contano e pesano, e prima o poi ti presentano il conto”, ammonisce don Maurizio Patriciello.

“Dramma della Terra dei fuochi, in ginocchio davanti al cassiere dei Casalesi”

Il sacerdote ricorda poi un aneddoto relativo alla Terra dei fuochi, la zona con un’alta percentuale di casi di tumori tra gli abitanti per la presenza di sostanze tossiche. “Un giorno mi sono buttato in ginocchio pure davanti a Carmine Schiavone, il cassiere dei Casalesi, per il dramma della Terra dei fuochi, perché dovevo capire bene cosa succedeva. Non ce la facevo più a benedire bare bianche, di bambini morti di leucemia e di cancro. Un camorrista che non avrei voluto vedere mai in vita mia, ma mi sono detto se può aiutarmi farò anche questo”.

“Il problema della Terra dei fuochi è un dramma che stava là da anni, poi è venuto a galla, ma se abbiamo una legge sugli reati ambientali lo dobbiamo alla nostra sofferenza, se fosse stato per il Parlamento italiano saremmo ancora senza una legge”. Una legge che “Confindustria non voleva. Noi abbiamo fatto la nostra parte da persone civili e democratiche e adesso questa legge c’è”.

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