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La storia del successo di Totò: Il Principe della Risata

Totò, nome d’arte di Antonio De Curtis, è una delle figure più iconiche del cinema e del teatro italiano. Conosciuto come “il Principe della Risata”, Totò ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura italiana grazie al suo talento unico, alla sua comicità inimitabile e alla sua capacità di far ridere e riflettere allo stesso tempo. La sua carriera, lunga e straordinariamente prolifica, è una testimonianza del potere dell’arte comica di trascendere il tempo e le generazioni.

Gli Inizi di un Mito

Nato il 15 febbraio 1898 a Napoli, Antonio De Curtis crebbe in una situazione familiare complicata. Figlio di Anna Clemente e del marchese Giuseppe De Curtis (che lo riconobbe ufficialmente solo anni dopo), Totò visse un’infanzia segnata dalle difficoltà economiche. Fin da giovane, però, mostrò una predisposizione naturale per la recitazione e l’imitazione, che coltivò esibendosi nei teatri locali di Napoli.

La sua ascesa nel mondo dello spettacolo iniziò nei teatri di varietà e avanspettacolo, dove sviluppò quel personaggio unico e amato che sarebbe diventato Totò. Con il suo volto elastico, capace di assumere espressioni buffe e caricaturali, e la sua inconfondibile voce nasale, riuscì a conquistare il pubblico fin dai suoi primi spettacoli.

La Consacrazione a Teatro

La vera consacrazione arrivò con il passaggio al teatro di rivista, dove Totò iniziò a interpretare ruoli sempre più importanti. I suoi spettacoli divennero un mix esplosivo di battute, giochi di parole, gag fisiche e satira sociale. Totò non era solo un comico, ma un fine osservatore della realtà che sapeva cogliere le contraddizioni e le ipocrisie della società italiana, trasformandole in materiale per le sue esilaranti esibizioni.

Il suo successo teatrale fu tale che, negli anni ’30 e ’40, Totò divenne una delle principali attrazioni del teatro italiano, lavorando con artisti del calibro di Anna Magnani e Peppino De Filippo.

Il Trionfo Cinematografico

Il passaggio dal teatro al cinema fu naturale e inevitabile. Totò debuttò sul grande schermo nel 1937 con il film Fermo con le mani! di Gero Zambuto. Sebbene i primi film non abbiano ottenuto grande successo, la sua popolarità cinematografica iniziò a crescere rapidamente negli anni ’40.

Totò recitò in oltre 90 film, molti dei quali diventati dei classici della commedia italiana. Pellicole come Totò, Peppino e la… malafemmina (1956), I soliti ignoti (1958), e Miseria e nobiltà (1954) sono solo alcune delle opere che consolidarono il suo status di leggenda del cinema. I suoi film, caratterizzati da una comicità brillante e da un’ironia spesso pungente, riflettono molte delle problematiche sociali dell’Italia del dopoguerra, affrontate sempre con il sorriso e la leggerezza che lo contraddistinguevano.

Il Principe e l’Artista

Oltre al suo straordinario talento comico, Totò era anche un artista molto consapevole della sua arte. Studiava attentamente ogni ruolo, curava i dettagli dei suoi personaggi e manteneva un approccio meticoloso alle sue performance. La sua versatilità come attore gli permise di affrontare anche ruoli drammatici, dimostrando una profondità e una sensibilità che andavano ben oltre la sua fama di comico.

Totò era anche un uomo di grande generosità e umiltà. Nonostante il titolo nobiliare che ereditò dal padre, non abbandonò mai le sue origini popolari, mantenendo sempre un forte legame con la sua Napoli e con la gente comune, alla quale dedicava gran parte del suo lavoro e delle sue attenzioni.

L’Eredità di Totò

Totò morì il 15 aprile 1967, lasciando un vuoto enorme nel mondo dello spettacolo italiano. La sua eredità, tuttavia, continua a vivere attraverso i suoi film, che ancora oggi vengono trasmessi e amati da nuove generazioni. La sua figura è diventata un simbolo della comicità italiana, capace di far ridere e di far pensare allo stesso tempo.

Il successo di Totò non si misura solo nei numeri e negli applausi, ma nella sua capacità di aver creato un personaggio immortale, capace di incarnare le speranze, le paure e le contraddizioni di un’intera nazione. Totò è stato, e rimarrà sempre, il “Principe della Risata”.

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Ken il Guerriero: Il Cult Anime Torna al Cinema

A quarant’anni dal primo episodio della storica serie televisiva, Ken il Guerriero fa il suo ritorno al cinema con il primo lungometraggio animato dedicato al leggendario maestro della Scuola di Hokuto. L’evento, programmato per il 14, 15 e 16 ottobre 2024, rappresenta un’occasione imperdibile per i fan italiani che potranno rivivere le avventure di Ken grazie all’iniziativa promossa da Nexo Studios in collaborazione con Yamato Video. Le prevendite per l’evento speciale saranno disponibili a partire dal 18 settembre, offrendo ai fan la possibilità di assicurarsi un posto per questo appuntamento unico. Uscito originariamente nel 1986, il film è considerato una pietra miliare dell’animazione giapponese e il suo ritorno nelle sale fa parte del progetto “Stagione degli Anime al Cinema”, che quest’anno propone anche altri titoli attesissimi come The Last: Naruto The Movie e Overlord – Il Film: Capitolo del Santo Regno. I dettagli relativi alle sale che aderiranno all’iniziativa saranno presto consultabili sul sito ufficiale di Nexo Studios, offrendo agli spettatori la possibilità di trovare il cinema più vicino a loro.

L’evento è organizzato in occasione dei 40 anni dall’uscita del primo episodio dell’anime di Ken il Guerriero, trasmesso per la prima volta in Giappone l’11 ottobre 1984 su Fuji Television. L’anime, basato sul celebre manga creato da Buronson e disegnato da Tetsuo Hara, ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare, diventando una delle serie più amate e iconiche nel panorama dell’animazione giapponese. Il film ripropone la storia di Ken, maestro della Scuola di Hokuto, che attraversa un mondo devastato da un olocausto nucleare alla ricerca della sua amata, rapita dal suo rivale Shin. Durante il suo viaggio, Ken si troverà a dover affrontare non solo i suoi avversari, ma anche i suoi fratelli adottivi Jagi e Raoul, due temibili guerrieri della Scuola di Hokuto. Al contempo, stringerà una profonda amicizia con Rei, un valoroso combattente della Scuola di Nanto. Pur mantenendo intatto il nucleo della trama originale, il film introduce alcune variazioni narrative e presenta i personaggi in una luce diversa rispetto alla serie televisiva, arricchendo l’esperienza visiva e narrativa. L’animazione, pensata appositamente per il grande schermo, offre una qualità superiore rispetto alla versione televisiva, garantendo una visione più immersiva e spettacolare.

La proiezione di Ken il Guerriero – Il Film rappresenta un evento imperdibile per gli appassionati del genere e per tutti coloro che hanno seguito la serie nel corso degli anni. Il progetto, parte della “Stagione Anime al Cinema”, è sostenuto da Nexo Studios in collaborazione con Yamato Video, e vede come radio ufficiale dell’evento RTL 102.5, affiancata dai media partner Cultura POP, MYMovies.it e ANiME GENERATION. Questa speciale iniziativa permette al pubblico italiano di riscoprire uno dei capolavori dell’animazione giapponese sul grande schermo, offrendo una rara occasione per celebrare il ritorno di un’icona intramontabile.

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Spider-Man Beyond the Spider-Verse: il film posticipato al 2027

Il terzo capitolo delle avventure animate di Miles Morales, “Spider-Man: Beyond the Spider-Verse”, sembra essere stato rinviato al 2027, secondo quanto riportato dal giornalista Jeff Snyder. La notizia giunge in un momento di incertezza per Sony Pictures Animation, già alle prese con divergenze creative e pressioni produttive. Dopo il successo globale dei primi due film, “Spider-Man: Un nuovo universo” e “Spider-Man: Across the Spider-Verse” all’interno delle sale nei cinema, le aspettative per il terzo episodio sono altissime. Tuttavia, i tempi di lavorazione sembrano essere stati più complessi del previsto, in parte a causa delle tensioni tra gli animatori e i produttori, Phil Lord e Chris Miller, per la gestione delle scadenze serrate e delle richieste di modifiche dell’ultimo minuto.

Il rinvio al 2027 non sorprende del tutto, dato che già lo scorso anno erano emerse segnalazioni di difficoltà nella produzione. Gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori a Hollywood, iniziati nel 2023, hanno ulteriormente complicato la situazione, rallentando notevolmente il progresso. Secondo le fonti di Snyder, Sony ha colto l’occasione dell’annuncio di “Spider-Man 4” con Tom Holland, previsto per il 2026, per posticipare ulteriormente “Beyond the Spider-Verse”, evitando così una sovrapposizione tra i due titoli e concedendo più tempo al team di animazione per completare il lavoro senza sacrificare la qualità.

Nonostante l’assenza di conferme ufficiali, sembra che dietro le quinte si stia tentando di rivedere buona parte del lavoro svolto finora. Divergenze creative tra i produttori e il team di produzione avrebbero infatti portato alla decisione di ripartire quasi da zero su diversi aspetti del film, con l’obiettivo di garantire un prodotto finale all’altezza delle aspettative dei fan e del successo dei precedenti capitoli. Questa scelta, secondo alcune voci, avrebbe sollevato anche parte del personale coinvolto, che ora avrà più tempo per lavorare senza l’ansia di scadenze immediate.

La pausa potrebbe essere necessaria per consentire alla produzione di ritrovare equilibrio, soprattutto considerando le recenti difficoltà tra Lord & Miller e Sony Pictures Television, culminate con la rottura del contratto relativo alla serie “Spider-Noir”. Il mancato accordo sui budget destinati alla serie ha generato tensioni, ma potrebbe aver spinto il team a concentrarsi maggiormente su “Beyond the Spider-Verse”, cercando di evitare ulteriori problemi.

L’attesa di qualche anno potrebbe rivelarsi una mossa vincente per Sony, che ha già dimostrato di saper gestire saghe di grande successo. “Spider-Man: Beyond the Spider-Verse” si presenta come un progetto ambizioso, ma estremamente complesso, specialmente dopo il grande impatto dei primi due capitoli, che hanno ridefinito gli standard dell’animazione supereroistica. Miles Morales, l’iconico protagonista, è ormai un personaggio di riferimento per una nuova generazione di spettatori, e Sony non sembra voler rischiare di compromettere il valore di un brand tanto amato.

Sul fronte live-action, le novità riguardanti “Spider-Man 4” con Tom Holland potrebbero placare in parte la delusione dei fan per il rinvio del film d’animazione. Con le riprese del nuovo capitolo in live-action previste per il 2025 e una data di uscita nel 2026, c’è la possibilità che i fan del “Multiverso” ricevano una sorpresa: l’apparizione di Miles Morales in versione live-action. Se le voci sono confermate, potremmo vedere Miles nel MCU prima della conclusione della “Multiverse Saga”, un evento che, pur non avendo ancora una data precisa, entusiasma i fan e apre nuove possibilità narrative.

Sebbene il futuro di “Spider-Man: Beyond the Spider-Verse” rimanga incerto, i prossimi anni sembrano comunque ricchi di eventi per gli appassionati dell’universo Marvel. Da un lato, il potenziale crossover con la versione live-action di Miles Morales, dall’altro il consolidamento della saga di Tom Holland, promettono di mantenere alta l’attenzione su Spider-Man.

Alla fine, il rinvio di “Beyond the Spider-Verse” potrebbe permettere di preservare la qualità e la coerenza dell’intero progetto, lasciando ai fan il tempo necessario per prepararsi a un nuovo, straordinario capitolo dell’avventura di Miles Morales.

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Comencini “Mi serviva tempo per fare un film su me e mio padre”

“E’ un film che avevo dentro di me da sempre. E’ un film difficile da fare, mi serviva del tempo per sentirmi abbastanza matura come regista per sentirmi all’altezza di farlo. E anche dal punto di vista personale, avevo bisogno di tempo per elaborare in maniera libera e serena tante cose del mio vissuto. Ci vuole del tempo anche per poter dire grazie. Durante il lockdown c’era una sensazione di angoscia diffusa, e anche l’idea che il cinema potesse un pò perdersi: in quei giorni ho sentito forte la necessità di mettere per iscritto questi ricordi che erano da sempre nella mia memoria. Dopo aver scritto la sceneggiatura, ho chiesto un parere, un consiglio a un mio maestro, Marco Bellocchio: gli ho chiesto di leggerla, lui l’ha letta e mi ha incoraggiata a fare il film al punto di volerlo produrre”. Così la regista Francesca Comencini oggi in conferenza stampa alla Mostra del cinema di Venezia per il suo film “Il tempo che ci vuole”, con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano, presentato Fuori Concorso. Un’opera autobiografica incentrata sul rapporto tra la Francesca bambina, adolescente e giovane adulta, e suo padre Luigi, uno dei registi più importanti del cinema italiano.
“Il legame padre-figlia è assolutamente fondante nella vita di qualsiasi bambina e donna. E di fatto mi sono resa conto che nel cinema è stato trattato poco. Il tentativo del film è anche di raccontare questo legame così importante”, ha proseguito Comencini che poi ha sottolineato che “è ispirato dall’idea della fiaba. Nel momento in cui girava Pinocchio, mio padre era veramente felice e sprigionava la felicità di un sogno che aveva cullato per anni. Lui cercava dei codici di un racconto fiabesco italiano, con la società contadina, con la miseria, con la fantasia che si sprigiona dalla realtà. Era un uomo molto concreto, che conosceva tutti i mestieri del cinema e che aveva una fortissima connessione con il sè stesso bambino. Credeva nel fiabesco in maniera seria, per lui era una componente seria della vita”.
Nel film, Fabrizio Gifuni incarna il padre Luigi Comencini: “Ho fatto un lavoro di ricerca per interpretarlo. Mi sembrava insensato andare in una direzione fortemente evocativa, ma sarebbe stato insensato anche non tenere conto del corpo e della voce di Luigi. Evocare fantasmi è un gioco impossibile, da apprendisti stregoni. Comencini era un regista molto schivo, c’è poco materiale su di lui. Per avere maggiore idea su di lui bisogna riguardare l’inchiesta I bambini e noi: un lavoro insuperato e lì c’è Luigi perchè è in campo. Aveva una speciale qualità nell’ascolto, intervistava bambini di ogni classe sociale senza nessuna idea di partenza. Lui aveva un ascolto e un’empatia nei confronti dei bambini perchè si metteva al loro livello. Mi è stato molto utile. Poi ho interiorizzato il personaggio, non bisogna avere fretta, aspettare per arrivare fino a dove si può arrivare. Per me è stata poi la possibilità di vedere e rivedere film straordinari di un regista tra i più grandi che abbiamo mai avuto”. Il ruolo della stessa Francesca è affidato a Romana Maggiora Vergano, attrice che si è rivelata al grande pubblico con C’è ancora domani di Paola Cortellesi: “Mi sono sentita privilegiata e orgogliosa che Francesca mi avesse scelto. Questa storia ha un respiro universale, non è solo la storia di Francesca e suo padre. Sul copione non c’è scritto Francesca e Luigi, ma padre e figlia”.

foto: xp2/Italpress

(ITALPRESS).

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