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Cronaca

Rimini | Operazione sunflower: maxi sequestro di immobili da 17 milioni di euro

Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di 41 unità immobiliari, tra cui uffici, stabilimenti industriali e terreni edificabili, per un valore complessivo di 17 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Pubblico Ministero e convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Rimini, coinvolge quattro indagati, tra cui tre consulenti finanziari con uffici in Svizzera e negli Emirati Arabi, ma attivi anche in Italia.

L’indagine, incentrata su reati fallimentari, ha rivelato un complesso schema volto a sottrarre l’intero patrimonio immobiliare di una rilevante società riminese in liquidazione giudiziale, operante nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Il piano prevedeva la cartolarizzazione immobiliare, trasferendo i beni a una società neocostituita poco prima della dichiarazione di fallimento. Tuttavia, l’operazione è risultata priva delle necessarie autorizzazioni e requisiti, rivelandosi una simulazione per svuotare la società senza corrispettivo.

Gli investigatori hanno tempestivamente scoperto e interrotto il disegno illecito, prevenendo ulteriori cessioni di immobili a soggetti terzi. L’importante risultato testimonia l’efficacia della collaborazione tra il Tribunale e la Procura della Repubblica di Rimini nell’assicurare rapidità e precisione alle azioni legali, proteggendo così creditori e finanze dello Stato.

L’operazione rientra nelle strategie della Guardia di Finanza per tutelare l’economia legale e combattere il fenomeno dell’inquinamento economico. Va sottolineato che il provvedimento è stato emesso sulla base di elementi probatori raccolti durante le indagini preliminari e, in attesa di un giudizio definitivo, vige la presunzione di innocenza per gli indagati.

Cronaca

Milano | Continuano le ricerche di Davide Piccinali: il medico specializzando scomparso dal 3 ottobre

Davide Piccinali, medico specializzando di 39 anni originario di Brescia, è scomparso a Milano dal 3 ottobre. L’ultima volta è stato visto dopo aver concluso il suo turno all’ospedale San Raffaele, dove stava completando l’ultimo anno di specializzazione in cardiochirurgia. Non essendosi presentato al lavoro venerdì, i colleghi hanno lanciato l’allarme. La famiglia, preoccupata, ha subito denunciato la scomparsa.

La Polizia di Stato ha ispezionato il suo appartamento in via Clitumno, vicino a via Padova, dove le chiavi sono state fornite dal proprietario. All’interno, gli agenti hanno trovato tutto in ordine e le luci accese, ma nessun segno di Davide. “Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di persone che dicono di averlo visto, ma al momento non ci sono riscontri concreti”, ha raccontato il fratello, spiegando che giovedì, dopo aver terminato il turno in ospedale, di Davide non si è saputo più nulla.

Pochi giorni prima della scomparsa, Davide era stato a Brescia per restituire l’auto a sua madre, dopo essere rientrato da un matrimonio ad Ancona. Avrebbe dovuto tornare a Brescia per il fine settimana, ma non è più tornato. Il fratello ha aggiunto che, nonostante le segnalazioni, potrebbe essersi trattato di un allontanamento volontario, anche se nessuno nella famiglia riesce a capire il motivo. Davide non aveva problemi sul lavoro e appariva tranquillo e sereno.

Le ricerche continuano, mentre familiari e amici sperano in un rapido ritrovamento.

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Cronaca

Vendita di cercapersone-bomba a Hezbollah: il piano del Mossad risale al 2015

Il 17 settembre, un messaggio criptato in arabo è apparso simultaneamente su migliaia di cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah, generando preoccupazione tra le autorità. Questi dispositivi, progettati come alternativa sicura ai telefoni cellulari, presentavano una particolare caratteristica di sicurezza: per visualizzare il messaggio, era necessario premere due tasti contemporaneamente con entrambe le mani. Questo dettaglio ha rivelato una strategia astuta: in caso di esplosione del dispositivo, il miliziano sarebbe rimasto gravemente ferito o ucciso, rendendolo incapace di combattere.

Un articolo del Washington Post ha svelato i retroscena di questa operazione di intelligence, durata anni e orchestrata dal Mossad. La pianificazione, iniziata nel 2015, ha visto un’accelerazione nel 2022. Gli agenti israeliani hanno ideato un piano per trasformare i walkie-talkie in ordigni esplosivi, approfittando di un’opportunità che si è presentata con l’introduzione sul mercato di nuovi cercapersone.

Hezbollah, preoccupato per possibili sabotaggi, ha optato per dispositivi provenienti da produttori che non avessero legami riconoscibili con Israele o gli Stati Uniti. Nel 2023, la milizia libanese ha ricevuto offerte per l’acquisto di cercapersone dal marchio taiwanese Gold Apollo, noto e riconoscibile, ma completamente estraneo a qualsiasi interesse israeliano.

La vendita dei dispositivi è avvenuta attraverso un’intermediaria, un’ex rappresentante della Gold Apollo che aveva avviato una propria azienda. Questi cercapersone, il modello Ar924, erano robusti e dotati di batterie a lunga durata, ideali per situazioni di guerra. Tuttavia, il Mossad ha modificato questi dispositivi, inserendo al loro interno una piccola carica esplosiva, invisibile anche dopo la rimozione della batteria.

Nonostante il rischio di causare ferite o morti tra passanti innocenti, l’operazione ha avuto successo, mettendo fuori combattimento centinaia o migliaia di combattenti di Hezbollah. La serie di esplosioni ha costretto la milizia a riconsiderare il proprio approccio alla comunicazione, riducendo l’uso di questi dispositivi e aumentando il rischio di assembramenti tra i suoi leader.

Questa manovra ha dimostrato l’efficacia delle tattiche del Mossad, contribuendo a indebolire la capacità operativa di Hezbollah e ponendo interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni all’interno della milizia. L’operazione si configura come un esempio di come la tecnologia e l’intelligence possano essere utilizzate in modo strategico in contesti di conflitto.

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Cronaca

Milano, scomparso il medico specializzando Davide Piccinali: l’appello dei colleghi e della famiglia.

Davide Piccinali, medico specializzando di 39 anni originario di Brescia, è scomparso a Milano dal 3 ottobre. L’ultima volta è stato visto dopo aver concluso il suo turno all’ospedale San Raffaele, dove stava completando l’ultimo anno di specializzazione in cardiochirurgia. Non essendosi presentato al lavoro venerdì, i colleghi hanno lanciato l’allarme. La famiglia, preoccupata, ha subito denunciato la scomparsa.

La Polizia di Stato ha ispezionato il suo appartamento in via Clitumno, vicino a via Padova, dove le chiavi sono state fornite dal proprietario. All’interno, gli agenti hanno trovato tutto in ordine e le luci accese, ma nessun segno di Davide. “Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di persone che dicono di averlo visto, ma al momento non ci sono riscontri concreti”, ha raccontato il fratello, spiegando che giovedì, dopo aver terminato il turno in ospedale, di Davide non si è saputo più nulla.

Pochi giorni prima della scomparsa, Davide era stato a Brescia per restituire l’auto a sua madre, dopo essere rientrato da un matrimonio ad Ancona. Avrebbe dovuto tornare a Brescia per il fine settimana, ma non è più tornato. Il fratello ha aggiunto che, nonostante le segnalazioni, potrebbe essersi trattato di un allontanamento volontario, anche se nessuno nella famiglia riesce a capire il motivo. Davide non aveva problemi sul lavoro e appariva tranquillo e sereno.

Le ricerche continuano, mentre familiari e amici sperano in un rapido ritrovamento.

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