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Cronaca

Sassari | Uccise i suoceri con un’ascia: “Fulvio Baule è capace di intendere e volere”

La relazione psichiatrica richiesta dalla corte d’assise di Sassari sul caso del 41enne di Ploaghe (Sassari), accusato di aver ucciso i suoceri e ferito la moglie, ha concluso che il signor Fulvio Baule è mentalmente sano e capace di intendere e volere al momento dei fatti e attualmente. Lo psichiatra Paolo Milia ha presentato questa conclusione durante l’udienza, confermando che non sono emersi disturbi psichiatrici rilevanti nel suo esame.

La tragica aggressione è avvenuta davanti all’ingresso del condominio dove vivevano i suoceri, vicino al lungomare di Porto Torres, di fronte ai due figli gemelli della coppia, di appena un anno, che erano con la madre al momento dell’aggressione.

Lo psichiatra ha escluso che il reato sia stato commesso in uno stato di malattia tale da influenzare la capacità di intendere e di volere. Ha descritto Baule come una persona senza disturbi significativi, capace di comprendere le conseguenze dei suoi atti. Tuttavia, ha rivelato che Baule ha manifestato sentimenti di tristezza e abbattimento, soprattutto riguardo ai figli, e ha espresso la speranza di poterli rivedere un giorno.

Baule ha raccontato in aula la dinamica dell’aggressione, ammettendo alcune lacune di memoria. Ha descritto un litigio con la moglie e un confronto con il suocero, ma ha detto di non ricordare cosa sia successo dopo aver preso un’ascia dalla macchina. Ha dichiarato di non aver avuto l’intenzione di uccidere i suoceri e che il suo gesto non è stato compiuto con cattiveria.

Durante il processo, sono state ascoltate le testimonianze dei genitori e della sorella di Baule, così come di tre amici della coppia. Tutti hanno descritto i rapporti tesi tra le due famiglie e il litigio avvenuto durante una festa familiare che ha segnato la fine del rapporto tra Baule e la moglie.

Cronaca

Catania | Sequestrati 10 kg di Droga: in arresto quattro soggetti

GdF Catania

La Guardia di Finanza di Catania ha portato a termine una significativa operazione contro il traffico di stupefacenti, culminata con l’arresto di quattro persone e il sequestro di 10 kg di droga tra marijuana e hashish. L’intervento, condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è avvenuto nella zona di Picanello, dove i militari hanno osservato sospetti movimenti di scooter attorno a un’area di campagna utilizzata come deposito della droga.

Dopo aver monitorato attentamente l’area, le Fiamme Gialle sono intervenute su due distinti gruppi di giovani, sorprendendoli mentre cercavano di prelevare borsoni contenenti sostanze stupefacenti nascoste all’interno del terreno. L’operazione ha portato al sequestro di oltre 7,9 kg di marijuana, 1,9 kg di hashish, bilance di precisione e materiale per il confezionamento.

L’intero carico avrebbe fruttato un valore stimato tra gli 80 e i 90 mila euro sul mercato della droga. Gli arrestati, di età compresa tra i 19 e i 24 anni, sono stati posti a disposizione dell’autorità giudiziaria che ha convalidato il sequestro e gli arresti. L’inchiesta rientra in un più ampio sforzo delle forze dell’ordine per contrastare lo spaccio di stupefacenti nel territorio, con particolare attenzione alla protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione.

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Cronaca

Udine e Treviso | Arrestati due giovani per truffa pluriaggravata a danno di anziani

Nella serata di giovedì 19 settembre, la Polizia di Stato di Udine ha arrestato un 19enne italiano per truffa pluriaggravata ai danni di un anziano udinese. Le forze dell’ordine, impegnate in un servizio di osservazione, avevano notato due giovani muoversi in modo sospetto in città, seguendo indicazioni telefoniche. Uno dei due si è introdotto in una palazzina in via Del Pioppo, mentre l’altro si è allontanato a bordo di un taxi.

Il 19enne, fermato subito dopo, è stato trovato in possesso di 1100 euro, somma che non ha saputo giustificare, essendo privo di lavoro. Successivamente, gli agenti hanno rintracciato la vittima, un anziano di 89 anni, truffato con una telefonata da un finto “Maresciallo” che lo aveva convinto a consegnare il denaro per “liberare” la moglie coinvolta in un falso incidente. Il giovane è stato arrestato e trasferito in carcere.

Parallelamente, il complice, un minorenne, è stato fermato a Treviso dopo aver tentato di fuggire in treno. In possesso di 500 euro e numerosi monili d’oro, era stato anch’egli coinvolto in una truffa simile ai danni di un’anziana di 87 anni a Udine. È stato inoltre collegato a un’ulteriore truffa commessa a Trieste il giorno precedente, in cui aveva sottratto gioielli preziosi a una donna di 84 anni.

Il denaro e i beni recuperati sono stati restituiti alle vittime. La Polizia di Stato raccomanda particolare attenzione agli anziani e ai loro familiari, invitando a denunciare subito qualsiasi telefonata sospetta o visita di estranei.

Consigli utili della Polizia di Stato:

  1. Se ricevete una telefonata che richiede denaro per liberare un parente, interrompete la comunicazione: è una truffa.
  2. Non aprite la porta a sconosciuti, anche se si spacciano per agenti o funzionari pubblici.
  3. Non date soldi a sconosciuti e non riponete mai denaro o gioielli dove indicato da presunti funzionari.
  4. Tenete a portata di mano i numeri di pubblica utilità e chiamate il 112 in caso di dubbi o sospetti.

Il coinvolgimento dei vicini e dei familiari può aiutare a prevenire truffe simili.

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Calabria

‘Ndrangheta | Operazione “Factotum”: GdF di Torino arresta 6 persone

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, hanno eseguito un’operazione su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Torino, arrestando 6 persone sospettate di reati legati all’associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, ricettazione e detenzione illegale di armi. L’operazione si è svolta a Torino e provincia.

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino, hanno coinvolto complesse attività di polizia giudiziaria, tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché operazioni di pedinamento. Queste investigazioni hanno origine da precedenti operazioni (“Carminius” e “Fenice”) che, nel 2019, avevano smantellato una cellula della ‘ndrangheta calabrese operativa nel Torinese.

Le indagini hanno rivelato l’esistenza di una rete mafiosa radicata nella provincia di Torino, in particolare nell’area di Carmagnola, che esercitava il controllo su attività economiche nei settori dell’edilizia, immobiliare, trasporti e ristorazione. Questo controllo avveniva attraverso pratiche illecite, come l’intimidazione, l’intermediazione di manodopera e l’estorsione.

Tra i soggetti coinvolti, un individuo, già noto per il suo coinvolgimento nel processo “Minotauro”, emerge come figura centrale nell’organizzazione criminale. Questo individuo è accusato di aver favorito e partecipato a incontri tra diverse cellule della ‘ndrangheta, promuovendo alleanze e spartizioni territoriali, oltre a regolare i rapporti tra gli affiliati. Ha inoltre supervisionato le attività criminali nel settore edile e garantito il sostegno finanziario per le spese legali dei membri dell’organizzazione.

Due altri indagati sono accusati di aver fornito “protezione” a imprenditori locali coinvolti in controversie, chiedendo in cambio somme di denaro destinate ai membri del gruppo mafioso. Un altro membro del sodalizio, affiliato alla ‘ndrangheta sin dal 2003, è stato coinvolto nella gestione delle comunicazioni interne del gruppo e nella manipolazione di testimonianze in un processo legato a crimini di matrice mafiosa. In un caso, ha costretto una vittima a consegnargli beni preziosi del valore di circa 20.000 euro.

Tra i fermati c’è anche un individuo attualmente detenuto per precedenti legami con la ‘ndrangheta piemontese. Questo soggetto è accusato di aver fornito assistenza logistica e finanziaria a Pasquale Bonavota, latitante e figura di spicco della cosca vibonese.

La Direzione Distrettuale Antimafia ha disposto i fermi per i sospetti, ravvisando gravi indizi di colpevolezza e il rischio di fuga o di reiterazione delle attività criminali. L’operazione conferma l’impegno della Guardia di Finanza nel contrastare la criminalità organizzata e proteggere il tessuto economico legale.

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