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PROVA MT-10 SP 2023: L’HOOLIGAN SEMIATTIVA DI YAMAHA

La versione SP dell’ultima MT-10 ha vissuto per diversi mesi in una condizione paradossale: tutti la volevano, (quasi) nessuno l’aveva. Annunciata inizialmente dai concessionari per l’estate 2022, a causa dei vari ritardi di produzione conseguenti alla pandemia, era alla fine arrivata in Europa in pochissimi esemplari, tanto da convincere Yamaha a non farne una presentazione stampa ufficiale, né darla in prova ai media, preferendo – giustamente – consegnare subito ogni singola moto ai clienti che l’avevano ordinata.

Avanti veloce di un anno, ora sembra che la situazione si stia normalizzando. La disponibilità di MT-10 SP dai concessionari quantomeno non è più un miraggio e finalmente, con un po’ di ritardo ma non certo fuori tempo massimo, un esemplare della versione top di gamma dell’ipernaked Yamaha è atterrato nel cortile della nostra redazione.

Inutile dire che è stata una piccola battaglia riuscire ad aggiudicarmene le chiavi, come del resto succede quasi sempre quando in ufficio ci arriva una roadster da sparo. Ma se ciò di cui parliamo, come in questo caso, è la versione ancora più sofisticata e tecnologica di quella che da sempre consideriamo tra le moto più divertenti, teppistiche e adrenaliniche dell’intero panorama, capirete quanta voglia avessimo tutti di metterci sopra le mani per primi.

INIZIA LA PROVA DELLA MT-10 SP 2023

Iniziamo chiarendo cos’ha di tanto eclatante questa MT-10 per meritarsi il suffisso SP. Risposta: le sospensioni Öhlins Smart EC 2.0 semiattive (al posto delle KYB meccaniche), le tubazioni freno in treccia e una livrea nera-argento-blu in stile R1M. Basta. Finito. Nient’altro. Tutto il resto è praticamente identico. Delusione? Beh, diciamo che a Iwata sono stati un po’ taccagni con le dotazioni “super” per un modello che dovrebbe essere “speciale” – qualche parte in carbonio o qualche accessorio in ergal in più non avrebbe certo infastidito.

Per quanto riguarda la sostanza, onestamente, l’ultima incarnazione della MT-10, presentata l’anno scorso, si era rivelata tanto ricca, completa e… valida, anche in configurazione standard, che stavolta, a differenza di quanto successo con la precedente generazione, ai tecnici Yamaha non rimaneva granché da fare per ottenere l’upgrade a SP se non aggiungere le sospensioni elettroniche.

Al di là dell’aggiornamento Euro 5 del 4 in linea crossplane da 998cc di derivazione R1 (che ha visto anche un aumento di prestazioni, con +5cv e +1Nm rispetto alla precedente MT-10) sulla versione 2022 della sua supernaked, Yamaha ha infatti introdotto un pacchetto elettronico supercompletocon IMU a 6 assi, ottenendo di fatto lo stesso livello di sofisticazione tecnologica delle migliori avversarie europee. Le nuove funzionalità, per capirci, sono in comune con quelle dell’ammiraglia sportiva R1, con un nuovo cruscotto TFT da 4,2 pollici e la possibilità di gestire e personalizzare, tramite 4 riding mode, l’intervento di TC, slide control, anti impennata e freno motore, oltre alla risposta dell’acceleratore ride by wire.

IL GIOCO VALE LA CANDELA?

Considerando che anche il quickshifter con blipper è di serie sulla versione base, l’unica area di intervento per un upgrade rimaneva dunque quella delle sospensioni, e così è stato, andando sul sicuro col kit Öhlins che rappresenta l’attuale riferimento nel campo dei sistemi semiattivi, e lasciando ai clienti la possibilità di arricchire e personalizzare ulteriormente il pacchetto tramite un ben fornito catalogo di parti speciali dedicate.

A questo punto la domanda è: la possibilità di regolare l’assetto della moto con un paio di tocchi sugli appositi pulsanti, e poter contare sul lavoro di una centralina che adatta in tempo reale l’idraulica a seconda delle condizioni del fondo stradale e dello stile di guida, migliora così radicalmente la MT-10SP, da giustificare i 3.000 euro in più richiesti rispetto alla versione base? È quello che sono andato a scoprire.

A SPASSO CON LA SP: L’ERGONOMIA

Iniziamo dalle cose che non cambiano tra la SP e la MT-10 standardl’ergonomia e il motore. Per quanto riguarda la prima, sarà che ormai sono uno smanettone di mezz’età, che deve scendere a patti con indolenzimenti a polsi e schiena dopo quasi ogni giro in moto, ma indipendentemente da questo, adoro la comodità della posizione di guida della Yamaha. Manubrio alto, largo e ravvicinato, sella infossata dietro al serbatoio, pedane relativamente basse…

Ok, se salite sulla MT dopo aver provato un’Aprilia Tuono o una Ducati Streetfighter V4 avete l’impressione di essere passati a un chopper invece che a un’altra supernaked sputafuoco, ma la sensazione di sconcerto dura giusto il tempo necessario a capire che anche così, col busto praticamente eretto, tutto funziona come dovrebbe pure nell’uso sportivo.

Col non trascurabile vantaggio di un comfort che inizierete ad apprezzare al primo attraversamento cittadino tra gimcane nel traffico e continui stop ai semafori. La situazione, tra l’altro, rimane ottima anche a velocità di crociera. Un cupolino maggiorato, come quello presente nel pacchetto optional denominato “Weekend”, migliorerebbe la protezione aerodinamica, ma anche così, pur con gli ovvi limiti di ogni mezzo senza carene, la MT è una delle naked che in assoluto rende più sopportabili le percorrenze a ritmi autostradali.

A SPASSO CON LA SP: IL MOTORE

Passando al motore, il giudizio non può che essere la ripetizione pedissequa delle sperticate lodi che in passato abbiamo rivolto al CP4 da 998cc, specialmente nella sua incarnazione per la MT-10. Accreditato di 165cv a 11.500 giri, è un 4 cilindri che impressiona non “solo” per la pura e semplice potenza, ma anche e soprattutto per la qualità dell’erogazione, con quel carattere da V4 (derivato dalla presenza dell’albero crossplane) che ne fa uno dei propulsori più gustosi in assoluto da usare.

Su strada è praticamente perfetto, con una gran prontezza di risposta fin dai bassi regimi e i pistoni che, già a 4.000 giri, frullano con abbastanza convinzione da farvi accelerare forte nelle marce basse. Ma è dai 5.500 ai 10.000 che arriva il meglio, sotto forma di una pastosissima, sovrabbondante spinta, che vi permette, a seconda di quello che desiderate, di impennare facilmente anche in terza, di tirare tra le curve tenendo sempre la stessa marcia, o di andare alla ricerca delle massime prestazioni facendo salire con cattiveria il contagiri verso la zona rossa – situata intorno ai 12.000. Tutto questo, mentre siete accompagnati da un concerto di aspirazione e di scarico talmente epico da bastare quasi da solo a dare senso a tutta la moto, con l’ulteriore sottolineatura delle arroganti sgasate automatiche del blipper a ogni scalata.

NON SOLO ROSE E FIORI

Perfezione assoluta dunque? Beh, se proprio devo trovare un pelo nell’uovo, ai regimi davvero infimi – direi sotto i 2.500 – il CP4 tende non essere del tutto a suo agio, ricordando con qualche sussulto il tipico funzionamento di un V4, in particolare se state usando una marcia di troppo. Ma già passati il 3.000 il problema scompare, quindi è qualcosa di molto relativo.

Altro appunto, pur migliorato enormemente rispetto alle prime MT-09, che rispondevano alla prima riapertura del gas in maniera piuttosto brusca, il ride by wire Yamaha, per dolcezza e gestibilità nella transizione dal tutto chiuso, è molto buono, certo, ma non ancora a livello dei riferimenti della categoria – Ducati in primis. Pure qui, si tratta di qualcosa che, per dire, potreste notare quasi solo scendendo da una Streetfighter V4, perché in assoluto l’acceleratore della MT-10 risponde bene. E in ogni caso, se proprio volete la massima delicatezza, potete sempre utilizzare una delle mappature più soft, che mantenendo la potenza piena, vi permettono di prendervi più confidenze col vostro polso destro.

ÖHLINS SMART EC 2.0

Molto bene diamo inizio alla vera e propria prova della MT-10 SP 2023. A questo punto è giunto il momento di parlare dell’unico, vero upgrade rispetto alla standard: le sospensioni semiattive. Fanno così tanta differenza? Dopo aver guidato la SP per vari giorni in ogni contesto possibile, tranne la pista, la mia risposta è un convintissimo SÌ. Ma non crediate che ora stia solo a magnificarvi gli (ovvi) miglioramenti della ciclistica nella guida all’attacco.

La sorpresa, infatti, è che le differenze più eclatanti non derivano tanto dal maggior sostegno garantito dal kit Öhlins nell’uso sportivo. Certo, selezionando l’impostazione più rigida l’assetto della MT diventa più sostenuto, la guida si fa più affilata ed è intuibile come, con una configurazione così corsaiola, la Yamaha sarebbe pienamente all’altezza pure dell’uso tra i cordoli. Ma se devo dirla tutta, per quanto riguarda l’impiego stradale (anche a ritmi, per così dire molto “sostenuti”), pure la versione base dell’ultima MT-10 mi era piaciuta, rivelandosi assolutamente adatta, come stabilità, precisione e maneggevolezza, a supportare qualsiasi tipo di sparata consentita dai contesti dei nostri percorsi da pieghe.

COCCOLE SEMIATTIVE

Il grande vantaggio di poter contare su sospensioni semiattive di altissima qualità è dunque un altro: potersi cucire addosso la moto, trasformandola anche radicalmente nel comportamento e nelle reazioni, a seconda dello stato d’animo della giornata, del tipo di utilizzo che avete in mente o anche solo del tipo di percorso che dovete affrontare. Durante la prova della MT-10 SP 2023, nella giornata dello shooting fotografico, per dire, sono partito dall’ufficio attraversando la città tra pavé, tombini e binari con l’assetto in modalità comfort, ottenendo grandi coccole per il mio sedere e miei polsi, con tutte le irregolarità del fondo stradale filtrate perfettamente dalle sospensioni morbide.

Assetto soft anche in statale e in autostrada, tranne che su una sequenza di curvoni dove mi sono voluto divertire. Una volta arrivato sulla strada da pieghe delle foto, infine, due tocchi sul blocchetto di sinistra e via con l’assetto irrigidito per iniziare ad attaccare le curve e dare gas limitando al massimo i trasferimenti di carico e favorendo la stabilità in percorrenza. Il tutto, potendo comunque sempre contare sul lavoro del sistema semiattivo per adattare l’idraulica in tempo reale e gestire al meglio eventuali buche o problemi dell’asfalto.

IPERNAKED DA LITRO

Un paio di appunti finali. A scanso di equivoci, per quanto sia una moto davvero versatilissima, ancor più in configurazione SP, la MT-10 rimane una grossa, potentissima supernaked – con tutti i pro e i contro che la cosa comporta. Questo significa che per esprimersi al meglio ha bisogno di un minimo di spazio: per intenderci, nel misto stretto non sarà mai né agile, né giocosa, né poco impegnativa come una MT-09.

E anche per il discorso teppismo, siamo più sul genere dei mostruosi monoruota di terza a velocità autostradali, che non delle adorabili impennatine in uscita dai tornanti o dei decolli facili già a 40 all’ora della sorella 09.

Altra cosa da segnalare, i freni in assoluto non sono male, e si sente che l’introduzione delle tubazioni in treccia ha reso più diretta la risposta alla leva. Ma la sensazione, come su tutte le Yamaha stradali, è che anche qui siano state usate delle pastiglie un po’ soft, che mancano di quell’extra mordente – e potenza – degli impianti delle migliori avversarie.

Nota di merito per l’elettronica, la libertà di gestione consentita è ottima. Ogni tipo di controllo è regolabile separatamente dagli altri e la scelta può essere salvata in ogni riding mode fino al vostro successivo intervento. Ad esempio, potete disattivare l’anti impennata senza spegnere il TC o lo slide control, ottenendo una moto da hooligan che vi dà comunque una rete di protezione. E che non resetta tutte le vostre impostazioni teppistiche a ogni riaccensione del quadro (come invece, per dire, succede sulla Triumph Speed Triple RS). Applausi.

QUINDI LA PROVA DI QUESTA MT-10 SP 2023, COM’È ANDATA?

Confermati tutti i (notevoli) punti di forza dell’ultima generazione di MT-10, in questa versione SP, le Öhlins semiattive non solo migliorano le capacità del pacchetto nella guida sportiva, rendendolo decisamente proponibile anche per l’uso tra i cordoli, ma ne ampliano enormemente la versatilità, visto che tra i settaggi dell’elettronica e quelli delle sospensioni semiattive, è come se Yamaha vi offrisse tante moto in una, ciascuna perfettamente adattabile al contesto e al tipo di guida che volete. Ditemi voi se questo non è un valore aggiunto sufficiente a giustificare il sovrapprezzo di 3.000 euro rispetto alla versione base.

Per il resto, forse non sarà aggraziata, estrema, sexy ed esagerata come le migliori avversarie ipernaked europee, ma non c’è dubbio che la Yamaha, nel segmento delle roadster ad altissime prestazioni, rimanga una delle proposte più accessibili – sia come prezzo, sia come facilità di guida – e allo stesso tempo più genuinamente divertenti. È una moto che vi incita a spassarvela, a farci gli scemi e a perderci la patente fin dal momento in cui l’accendete. E, per quanto mi riguarda, la prova di questa MT-10 SP 2023 mi ha fatto godere veramente tanto: una moto così non può non ricevere i miei più sinceri apprezzamenti.

FONTE:www.superbikeitalia.it

Motori

Arriva il Ford Ranger Plug-in Hybrid

Ford Pro fissa nuovi standard per i pickup ibridi plug-in, con la presentazione del Ranger PHEV all’IAA Transportation di Hannover. Il nuovo modello non scende a compromessi e offre le stesse caratteristiche in termini di capcità di carico, versatilità e prestazioni off road tipiche del Ranger. A queste si aggiunge ora la possibilità di guidare in modalità elettrica, rafforzando così la leadership di Ford Pro nel segmento dei pickup europei e ampliando ulteriormente la gamma di veicoli elettrici e ibridi plug-in. Con una coppia fino a 690 Nm, la più alta di qualsiasi altro Ranger attualmente in produzione, e un’autonomia in elettrico di oltre 45 km, l’ultimo modello dell’iconico pickup si arricchisce di nuovi elementi.

Il Ranger Plug-In Hybrid, inoltre, introduce una versione più potente di Pro Power Onboard, consentendo di alimentare o ricaricare dispositivi e attrezzi da lavoro, utilizzando fino a 6,9 kW direttamente dal veicolo, senza la necessità di un generatore esterno. Ford Pro presenta il nuovo modello all’IAA Transportation in un’edizione limitata, l’allestimento Stormtrak, esclusivo per il Plug-In Hybrid, in aggiunta al Wildtrak e all’XLT.
“Il nuovo Ranger PHEV offre i vantaggi dell’elettrificazione senza per questo rinunciare alla versatilità e alla capacità di carico che hanno reso il Ranger un’icona in Europa. Abbiamo ulteriormente migliorato il nostro primo pickup Plug-In Hybrid affinchè potesse continuare a essere adatto come strumento di lavoro, aggiungendo comfort, servizi connessi e la possibilità di guida in elettrico”, ha affermato Marco Buraglio, Direttore Veicoli Commerciali Ford Italia. Il Ranger PHEV sarà prodotto a Silverton, in Sudafrica, e le prime consegne sono previste dalla primavera del 2025.

Il nuovo modello si unisce all’attuale gamma Ranger a motore diesel disponibile in Europa, rendendo il pickup ancora più adatto alle diverse esigenze di chi lo utilizza. Il nuovo gruppo propulsore PHEV 2,3 combina il motore Ford EcoBoost a benzina da 2,3 litri e il cambio automatico a 10 marce con un motore elettrico da 75 kW e una batteria da 11,8 kWh (utilizzabili). I 690 Nm di coppia risultanti sono i più alti di qualsiasi altro Ranger di produzione e con 279 CV il modello PHEV produce più potenza di un Ranger 3.0-litri V6 turbodiesel. La batteria impiega meno di quattro ore per ricaricarsi, utilizzando una ricarica monofase da 16 amp che garantisce oltre 45 km di autonomia in modalità elettrica. Il Ranger PHEV offre le stesse prestazioni che hanno fatto appassionare ai Ranger con motore diesel e benzina. Chi sceglierà Ranger PHEV potrà continuare a trasportare un carico utile fino a una tonnellata, trainare fino a 3.500 kg beneficiare della sicurezza in fuoristrada offerta dall’avanzato sistema e-4WD.

Il motore elettrico consente al Ranger PHEV di utilizzare il veicolo in modalità zero emissioni, potendo scegliere quando e come utilizzare l’energia della batteria con le modalità Auto EV, EV Now, EV Later o EV Charge. Altri elementi caratteristici sono la frenata rigenerativa e la coppia aggiuntiva durante il traino, lo spostamento di carichi più pesanti o la possibilità di affrontare terreni impegnativi in fuoristrada. Ford ha anche rivisto la taratura delle sospensioni per ottenere un comfort ottimale e prestazioni sicure su strada e fuoristrada, tenendo conto del tipo di telaio e della distribuzione del peso del Ranger PHEV. Dove disponibili, le soluzioni Ford Pro Charging consentiranno di programmare la ricarica durante la notte per accedere a tariffe più economiche. In generale, Ford si aspetta che questa motorizzazione ibrida possa garantire una riduzione dei consumi di carburante rispetto al più potente motore diesel V6. La tecnologia Pro Power Onboard offre la possibilità di lavorare alimentando contemporaneamente strumenti e attrezzature ad alto assorbimento, per esempio in un cantiere, senza la necessità di un generatore. Il sistema prevede 2,3 kW di serie, che possono arrivare fino a 6,9 kW, ordinando un option specifico, con due prese da 15 amp nel cassone e 3,45 kW disponibili da ciascuna presa per soddisfare le necessità delle strumentazioni più complesse.

L’edizione di lancio Stormtrak offre una ricca dotazione di serie, che comprende elementi di design unici Stormtrak con cerchi in lega da 18 pollici, griglia a nido d’ape, prese d’aria sui parafanghi e kit di decalcomanie. Fari a LED Matrix, sistema portapacchi flessibile, Pro Trailer Backup Assist e telecamera a 360 gradi. Nuovo colore esclusivo per lo Stormtrak, il Chill Grey, che si aggiunge all’Agate Black. Abitacolo lussuoso con sistema audio B&O a 10 altoparlanti e materiali interni esclusivi. Come ogni veicolo Ford Pro, anche Ranger PHEV è supportato da una suite completa di servizi di assistenza, ricarica, software e finanziamenti flessibili per semplificare l’esperienza utente, migliorare la produttività e ridurre i costi di esercizio. L’app FordPass permette di monitorare con facilità lo stato di salute del veicolo grazie all’invio di notifiche. Per le aziende con flotte più grandi e fleet manager dedicati, lo strumento adatto per ottimizzare la produttività e ridurre i tempi di fermo del veicolo è Ford Pro Telematics.

foto: ufficio stampa Ford Italia

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Attualità

Economia | Esenzione bollo auto storiche 2024, il veicolo deve avere almeno 20 anni

Chi possiede un’auto con almeno vent’anni di età potrebbe avere diritto a significativi vantaggi fiscali, come la riduzione o l’esenzione dal pagamento del bollo auto, a condizione che il veicolo sia riconosciuto come di interesse storico o collezionistico. Questi benefici sono regolati da norme specifiche che stabiliscono requisiti chiari per la classificazione di un’auto come storica.

Perché un’auto sia considerata storica, deve avere almeno 20 anni e risultare iscritta in uno dei registri storici previsti dall’articolo 60 del Codice della Strada. Tra questi vi sono l’ASI (Automotoclub Storico Italiano), il Registro Storico Fiat, Lancia e Alfa Romeo, oltre allo Storico FMI (per le moto). L’iscrizione certifica che l’auto ha mantenuto le sue caratteristiche originali, senza modifiche rilevanti, e che è in ottimo stato di conservazione. Solo così si apre la strada ai benefici fiscali.

Le auto storiche vengono suddivise in due categorie: auto d’epoca e veicoli di interesse storico. Le prime sono vetture che non possono più circolare normalmente poiché cancellate dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA), e possono essere utilizzate solo per partecipare a manifestazioni o eventi speciali. Le auto di interesse storico, invece, possono ancora circolare regolarmente e sono soggette a revisione periodica.

Per le auto immatricolate da almeno 30 anni, l’esenzione dal pagamento del bollo auto è automatica, indipendentemente dall’iscrizione in un registro storico. Tuttavia, se l’auto viene usata regolarmente, è prevista una tassa di circolazione ridotta, che varia da regione a regione, con un costo medio di circa 30 euro. Per le auto che hanno tra 20 e 29 anni, è possibile ottenere una riduzione del 50% sul bollo, a patto che il veicolo sia iscritto in un registro storico e che il Certificato di Rilevanza Storica (CRS) sia riportato sul libretto di circolazione.

Il CRS attesta che un veicolo ha mantenuto le sue caratteristiche originali. Questo certificato è fondamentale per accedere agli sconti sulla tassa automobilistica per le auto che hanno tra 20 e 29 anni. Inoltre, il CRS può anche dare accesso a condizioni assicurative più favorevoli, con premi ridotti.

Per il 2024, le auto con oltre 30 anni di vita continueranno a beneficiare dell’esenzione dal bollo, mentre quelle con un’età compresa tra 20 e 29 anni potranno ottenere una riduzione del 50% sulla tassa, a patto di soddisfare i requisiti necessari. In alcune regioni, come la Lombardia, l’esenzione dal bollo è estesa anche ai veicoli con meno di 30 anni, purché iscritti al Registro ACI Storico.

In sintesi, il possesso di un’auto storica offre non solo vantaggi economici, ma anche la possibilità di preservare un pezzo di storia dell’automobilismo, mantenendo viva la tradizione e il valore culturale dei veicoli d’epoca.

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Motori

Mercedes-AMG GT 63 PRO 4Matic+ “Motorsport Collectors Edition”

In occasione del Gran Premio di Singapore di Formula 1, Mercedes-AMG presenta l’esclusiva GT 63 PRO 4MATIC+ “Motorsport Collectors Edition”. Caratterizzata da numerosi elementi di design e dettagli di equipaggiamento individuali, crea uno stretto legame con il Mercedes-AMG Petronas F1 Team. Anche il colore di base, nero ossidiana metallizzato, si ispira all’attuale auto da corsa di Formula 1 del team.

Lo stesso vale per il motivo a stella dipinto a mano con stelle Mercedes argentate sulle fiancate posteriori e per le strisce decorative in filigrana in livrea Petronas che si estendono dai parafanghi anteriori, oltre la linea di cintura, fino al tetto. Sono inoltre presenti ulteriori contrasti in tinta Petronas: si possono notare sullo splitter anteriore, sulle lamelle delle prese d’aria laterali della grembiulatura anteriore, sugli elementi decorativi delle soglie laterali e sull’attacco del diffusore posteriore.
I cerchi forgiati AMG da 21 pollici con finitura nera opaca e design a razze incrociate sono accentuati da flange dei cerchi in colore Petronas. Anche le pinze dei freni dell’impianto frenante ad alte prestazioni in ceramica AMG di serie con pinze fisse a sei pistoncini all’anteriore e pinze flottanti a un pistoncino al posteriore sono dello stesso colore. L’asse anteriore è dotato di dischi freno da 420 millimetri.

La “Motorsport Collectors Edition” monta di serie pneumatici Michelin Pilot Sport Cup 2R Cup. Le dimensioni sono 295/30 ZR 21 all’anteriore e 305/30 ZR 21 al posteriore. Il pacchetto AMG Exterior Carbon Fibre di serie, con lo splitter anteriore, le strisce di rifinitura dei brancardi laterali e del diffusore e l’alettone posteriore in fibra di carbonio di alta qualità, sottolinea la vicinanza agli sport motoristici. L’equipaggiamento comprende anche il tetto panoramico in vetro e il pacchetto aerodinamico AMG con un alettone posteriore fisso sul portellone. L’AMG Night Package II rafforza l’aspetto individuale della ‘Motorsport Collectors Edition’. Comprende elementi in cromo nero, tra cui il rivestimento del radiatore, la tipografia e la carrozzeria.
Stella Mercedes nella parte posteriore. Anche il tappo del serbatoio AMG in argento cromato con scritta “AMG” sottolinea lo status speciale dell’edizione.

foto: ufficio stampa Mercedes-Benz Italia

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