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Economia

Concordato preventivo biennale 2024: Le categorie coinvolte e le nuove opportunità

Il Consiglio dei ministri ha ufficialmente approvato il nuovo concordato preventivo biennale con il fisco, destinato a autonomi e piccole imprese, coinvolgendo una platea di circa 4,1 milioni di contribuenti. Il decreto legislativo sull’accertamento è stato varato per estendere la misura a tutti i soggetti Isa, accogliendo un parere favorevole delle commissioni Bilancio e Finanze delle Camere. Contrariamente alle precedenti restrizioni, il concordato non sarà riservato solo ai contribuenti virtuosi con votazioni Isa di 8 o più, ma sarà aperto a tutti, incluso il 55% dei circa 2,4 milioni di soggetti Isa con votazioni inferiori. La misura coinvolgerà anche circa 1,7 milioni di contribuenti con regime forfettario a flat tax del 15%. Stimato in 1,8 miliardi di euro di gettito in due anni, il concordato consentirà ai contribuenti di bloccare la base imponibile su cui pagare le imposte per 2 anni, seguendo una proposta dell’Agenzia delle Entrate.

Nel decreto, è stata respinta l’idea di un tetto del 10% del reddito dell’anno di riferimento per la proposta fiscale. I senatori hanno presentato questa proposta, ma è stata bocciata. Il decreto legislativo introduce anche l’uso dell’Intelligenza artificiale per rinforzare l’analisi del rischio e prevenire l’evasione, garantendo nel contempo il rispetto delle norme sulla privacy. Le nuove tecnologie si prefiggono di assicurare l’interconnessione delle banche dati di archivi e registri pubblici per un controllo preventivo contro i furbetti.

Il nuovo calendario comporterà lo slittamento al 15 ottobre dei termini per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e per la risposta alla proposta di conteggio del fisco. Il programma informativo per il calcolo dell’Isa sarà disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate da giugno. Le prossime tappe includono l’approvazione in prima lettura del decreto legislativo sulle sanzioni e quello sulla riscossione, con lo stock di crediti inesigibili, prevista per metà febbraio. Successivamente, dovrebbero essere introdotte le norme di semplificazione tributaria a costo zero, ovvero quelle che non richiedono coperture finanziarie.

Economia

Acquisto casa senza mutuo, quanto costa il Notaio?

Ormai abbiamo deciso: trovata la casa dei nostri sogni, o forse quella che meglio mette in equilibrio sogni e disponibilità economica, è arrivato il momento di acquistarla. Stiamo già progettando arredi e colori, ma ecco che arriva il dubbio: quanto costerà l’atto notarile per comprare casa senza mutuo? Quanto impatterà sulle nostre finanze?

Acquisto casa senza mutuo: quali atti notarili sono previsti?

Innanzitutto dovremo prevedere solo l’atto notarile relativo alla compravendita. Il motivo è presto detto: l’atto di mutuo e l’atto di compravendita sono due documenti distinti perché sono diversi gli attori che vi partecipano. L’atto di compravendita è un contratto che viene stipulato – come dice il nome stesso – tra compratore e venditore. L’atto di mutuo invece è un contratto che vede come protagonista sempre il compratore, ma questa volta la sua controparte sarà l’istituto di credito cui ha deciso di rivolgersi per ottenere la liquidità necessaria all’acquisto dell’abitazione. Se quindi non si ha bisogno del mutuo, saremo chiamati a sottoscrivere solo il primo.

Quanto costa l’atto notarile per l’acquisto di un’abitazione?

Il costo di un atto notarile per l’acquisto di un’abitazione dipende da diversi fattori: oltre alla parcella del Notaio, infatti, dovremo pagare una serie di tasse e imposte che variano a seconda della tipologia di acquisto.

Per quanto riguarda la prima casa, se il soggetto è esente IVA (quindi compriamo da un privato o da impresa passati cinque anni dalla costruzione o ristrutturazione dell’immobile) pagheremo un’imposta di registro proporzionale nella misura del 2% (9% per la seconda casa), imposta ipotecaria fissa di 50€ e imposta catastale fissa di 50€. Se invece si tratta di un soggetto IVA (quindi da impresa), dovremo pagare imposta di registro, imposta ipotecaria, imposta catastale ciascuna per 200€, cui dovremo aggiungere l’IVA al 4% (10% per la seconda casa) che non verrà però versata al Notaio, bensì all’impresa stessa.

A questi costi dovremo aggiungere naturalmente l’onorario del Notaio e le altre voci relative alla stesura e registrazione dell’atto.

Poiché non è facilissimo districarsi tra dati e numeri, è possibile rivolgersi a portali specializzati e gratuiti, come ad esempio NotaioFacile, studiati proprio per supportare gli utenti nella scelta del notaio e che vogliono comprendere meglio tutto ciò che riguarda i diversi atti notarili: in questo caso, potremo ad esempio consultare la sezione relativa all’Acquisto casa senza mutuo o ricercare la soluzione che più si addice al nostro caso, arrivando se lo desideriamo a contattare per informazioni e preventivi i Notai della nostra città.

E se invece dell’acquisto casa senza mutuo scegliessimo di rivolgerci alla banca?

Se per quanto riguarda la compravendita possiamo determinare a priori quantomeno la parte relativa a tasse e imposte, che non dipendono naturalmente dal Notaio, per quanto riguarda l’atto di mutuo le cose si fanno un po’ più complicate: possiamo dire che un costo medio si aggira attorno ai 2mila euro, ma si tratta di un prezzo puramente indicativo e che può variare a seconda del professionista, della zona, degli adempimenti e di una serie di altri fattori. Non resta che richiedere un preventivo, magari utilizzando proprio il comodo form messo gratuitamente a disposizione degli utenti da NotaioFacile, che attraverso una procedura guidata ci porterà al contatto diretto con i professionisti della nostra zona.

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Economia

Istat, nel 2023 il tasso di variazione del Pil è stato pari a 0,7%

La revisione generale dei conti nazionali ha modificato in misura sensibile le stime dei livelli del Pil e dei principali aggregati negli ultimi anni, con un impatto tuttavia limitato sui loro tassi di variazione. In particolare, rispetto alle stime diffuse a marzo 2024, il Pil nominale del 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi e nel 2022 e 2023, rispettivamente, di 34 e 43 miliardi. Per effetto della revisione, il Pil in volume del 2023 si è attestato a un livello per la prima volta superiore al massimo raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008.

La revisione generale dei conti economici e degli aggregati di finanza pubblica ha comportato un miglioramento dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil che, per il 2022 e per il 2023, si attesta rispettivamente a -8,1% e -7,2% (dal -8,6% e -7,4% nelle stime rilasciate lo scorso aprile). E’ quanto emerge dai dati Istat su Prodotto interno lordo e indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche. Nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 2.128.001 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 42.625 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2022 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 34.209 milioni di euro. Per il 2021 la revisione al rialzo è stata di 20.572 milioni di euro.

Nel 2023 il tasso di variazione del Pil in volume è pari a 0,7%, al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima del marzo scorso. Sulla base dei nuovi dati, nel 2022 il Pil in volume è aumentato del 4,7%, al rialzo di 0,7 punti percentuali, nel 2021 è cresciuto dell’8,9%, con una revisione di +0,6 punti percentuali. Nel 2023 gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume dell’8,5%, i consumi finali nazionali dell’1,2%, le esportazioni di beni e servizi dello 0,8% mentre le importazioni sono scese dello 0,4%. Il valore aggiunto in volume nel 2023 è diminuito dell’1,6% nell’industria in senso stretto e del 3,5% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre è aumentato del 6,7% nelle costruzioni e dell’1,1% nei servizi. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil nel 2023 è pari a -7,2% (-8,1% nel 2022), migliorato rispetto alla stima pubblicata ad aprile. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari a -3,5% del Pil.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

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Attualità

Polizze anticalamità | Legge Finanziaria 2024: L’obbligo assicurativo per le imprese entra in vigore il 1°gennaio 2025

A partire dal 1° gennaio 2025, le imprese con sede legale o una stabile organizzazione in Italia saranno soggette a un nuovo obbligo assicurativo per i danni causati da eventi catastrofali e calamità naturali. Questa misura, parte della Legge Finanziaria 2024, ha l’obiettivo di rafforzare la sicurezza economica del sistema produttivo nazionale.

Il decreto, presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in collaborazione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, stabilisce le modalità di copertura assicurativa per terreni, edifici, impianti e attrezzature iscritti a bilancio, proteggendo così le aziende da eventi quali alluvioni, terremoti e frane.

Il ministro Adolfo Urso ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa nel garantire una risposta tempestiva alle imprese colpite, grazie a un anticipo del 30% sul risarcimento per i sinistri. Questa misura permetterà alle aziende di accedere rapidamente a risorse cruciali per la ripresa, contribuendo a mantenere sia la produzione che i posti di lavoro.

Le compagnie assicurative dovranno rispettare questo nuovo obbligo, stipulando polizze in base ai limiti di rischio e alle esigenze di solvibilità. Inoltre, Sace S.p.A. avrà la possibilità di riassicurare i rischi assunti, rendendo il sistema più robusto e resiliente.

In un contesto di crescente frequenza di eventi catastrofali, questa normativa rappresenta un passo significativo verso la tutela del settore imprenditoriale italiano, garantendo maggiore protezione e stabilità economica. Il nuovo regime di premi sarà calibrato in base ai rischi specifici e alla vulnerabilità dei beni assicurati, considerando le peculiarità del territorio.

In conclusione, l’introduzione dell’obbligo assicurativo non solo mira a salvaguardare le imprese, ma rappresenta anche un investimento nella sicurezza e nella sostenibilità del tessuto produttivo italiano, promuovendo una cultura della prevenzione e della protezione contro i rischi naturali.

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