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Economia

Swg, de Carolis “Con Polling Europe strategia sviluppo internazionale”

In Europa “ci sono tante sfaccettature, ma la globalizzazione tende a uniformare l’opinione pubblica dei vari Paesi: di fatto, comincia a emergere una vera e propria opinione pubblica europea” e “una parte significativa della partita dei public affairs – cioè quei settori economici che hanno una forte regolamentazione, le cui aziende hanno bisogno di sapere come la pensano i cittadini e gli stakeholder – si sta spostando su Bruxelles: era logico cercare uno sviluppo internazionale”.

Lo ha detto Adrio Maria de Carolis, presidente di SWG, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, parlando della nascita di Polling Europe, una joint venture al 50% con OpinionWay, una società francese di sondaggi, tra le quattro più importanti. “Abbiamo cercato di lavorare alla creazione di una vera società europea, non semplicemente una filiale di SWG italiana a Bruxelles: dall’alleanza, infatti, stanno nascendo altri discorsi con altri soggetti in Germania, in Grecia, in Olanda, in Belgio e in Spagna per allargare la compagine societaria”, ha aggiunto de Carolis.

Attualmente “l’analisi dell’opinione pubblica a livello europeo è svolta essenzialmente dall’Eurobarometro, costituito da 27 sondaggi nei 27 Paesi”, con cui viene “fatta una media del dato: questo approccio però tende a privilegiare l’opinione pubblica del singolo Paese, noi invece pensiamo che sia molto importante poter avere uno strumento che analizzi l’opinione pubblica europea”. Per questo “stiamo producendo un osservatorio continuativo, rappresentativo della popolazione europea”, per offrire “servizi ad hoc ai nostri potenziali clienti”. Le interviste sono svolte “attraverso il cosiddetto metodo CAWI online, perchè ormai anche in Italia la presenza dei telefoni fissi non copre più tutta la popolazione, mentre con l’intervista online è possibile rappresentare l’opinione pubblica in maniera più veloce, meno costosa e anche più precisa, anche con l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale”, ha sottolineato.

“Abbiamo costituito Rachael, una startup innovativa con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) e l’università di Trieste, che sono due eccellenze nel panorama scientifico e di ricerca applicata, che sta applicando gli algoritmi di intelligenza artificiale all’enorme archivio dati SWG che, dal 1997, settimanalmente rileva l’opinione pubblica degli italiani su centinaia di argomenti, da cui produciamo le nostre osservazioni”.
Su Bruxelles “abbiamo tre target: da una parte ci sono la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, tutte le diramazioni delle istituzioni europee e anche il mondo dell’associazionismo.

Il secondo target è quello dei partiti politici, mentre il terzo ambito – che è quello per noi più interessante e quello su cui puntiamo maggiormente – è quello delle imprese: moltissimi settori sono soggetti a una regolamentazione, che sta passando dall’ambito nazionale a quello europeo, abbiamo cominciato già a lavorare con tantissime aziende che hanno la necessità di capire come gli utenti dei propri servizi reagiscono alle proposte di modifica della regolamentazione su scala europea”.

Tra le priorità più sentite dai cittadini europei ci sono “certamente il tema della difesa comune, connesso alla preoccupazione per le guerre: la maggioranza degli europei è favorevole all’esercito comune, l’Italia è il Paese dove c’è il minor favore e c’è un forte atteggiamento sfavorevole alla guerra. Il secondo tema è quello ambientale, che aveva raggiunto il suo vertice in termini di priorità prima del Covid e oggi sta crescendo nuovamente. Il terzo è quello delle prospettive dell’economia europea: è sotto gli occhi di tutti la difficoltà di alcuni settori e il problema della competizione a livello globale”, ha spiegato de Carolis.
“La sensazione è che il tema vero sia la paura, uno dei grandi motori dell’opinione pubblica, dell’agire individuale e dei gruppi sociali. Qualche anno fa era la paura di perdere il posto di lavoro, oggi non sembrerebbe questo”. In generale “dove c’è maggior fragilità, c’è maggior paura e quindi anche maggiore attenzione a delle ricette semplici da comprendere e che si vorrebbe potessero risolvere i problemi”.

– Foto Italpress –

Economia

Gros-Pietro “Banche disponibili, ma manovra non impatti su bilanci”

Nessuna chiusura di fronte alla richiesta di sacrifici da parte del governo. “Il sistema bancario italiano ha sempre avuto come principio quello di venire incontro al sistema economico e sociale”. Così, in una intervista a La Stampa, il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. “Tuttavia – spiega, riguardo l’intervento di cui si starebbe discutendo al ministero del Tesoro – ci si attende che non abbia impatti sul conto economico”. Perchè già ora quello del credito è il settore “che paga le imposte più elevate tra le società per azioni”.

“Nei principi contabili internazionalmente accettati, il concetto di extra-profitti non esiste: i profitti sono la differenza tra i ricavi e i costi, può essere positiva o negativa, l’extra non è aritmeticamente determinabile – sottolinea -. Capisco, però, che ci si riferisca a un concetto morale: si parla di profitti non meritati, perchè dipendono da qualcosa che non hai fatto tu. Nel caso delle banche, però, c’è stato il periodo dei tassi di interesse negativi, una situazione innaturale, in cui si stava ‘sott’acquà: non ha senso considerare ‘extra-profittò, immeritato, il miglioramento rispetto a una situazione eccezionalmente negativa e assurda, nella quale chi prestava denaro, anzichè essere remunerato, ‘pagavà la controparte affinchè si godesse il prestito”. E’ un’apertura al governo?

“Una disponibilità c’è, certamente”. E alla domanda su che tipo di manovra servirebbe, risponde: “Comincio dal messaggio del Presidente della Repubblica a Cernobbio: bisogna abbattere il debito. Una delle strade, come ha proposto tempo fa il nostro Consigliere delegato Carlo Messina, passa dalla vendita di una parte del patrimonio immobiliare pubblico che, se gestito in maniera più attiva e con investitori istituzionali, verrebbe valorizzato. Tutto questo unito al controllo dell’avanzo primario, che rimane imprescindibile”. “L’attività produttiva sta rallentando – aggiunge -, l’inflazione scende: ci sono tutti gli elementi per un taglio dei tassi di interesse. Penso che la Bce continuerà con riduzioni di un quarto di punto: ne farà una adesso e una più avanti”.

“Il rallentamento tedesco – spiega il presidente di Intesa Sanpaolo – è legato a tre fattori: l’enorme rilevanza delle esportazioni per Berlino, la forte concentrazione su alcuni settori produttivi, come quello dell’automobile, e l’internazionalizzazione delle catene produttive, soprattutto nell’est Europa”. E alla domanda se l’Italia, oggi, è ancora così dipendente dalla Germania, risponde: “In parte sì, ma rispetto all’economia tedesca, il nostro settore industriale, e in particolare quello manifatturiero, è molto più diversificato, sia dal punto di vista merceologico che geografico, e flessibile. Abbiamo una struttura produttiva che può adattarsi rapidamente”.

“Viviamo una situazione di forte dinamismo, cosa che non si riscontra allo stesso modo in altri Paesi – aggiunge -. Se si dice che l’Europa ha bisogno di banche più grandi, questo vale anche per la Germania. Finora, in Europa, le grandi operazioni transnazionali sono state fatte quasi tutte qui da noi: quando Crèdit Agricole ha acquisito Cariparma, quando BNP ha rilevato una banca di Stato come BNL e quando, per un soffio, Intesa e Sanpaolo non sono finite nelle mani di Crèdit Agricole e Santander”. Quella doppia acquisizione sfumò…, “vero, ma non per intervento del governo, bensì perchè due grandi banche italiane si sono guardate allo specchio e hanno deciso di intervenire, fondendosi tra loro”. Dunque Unicredit-Commerzbank va fatta…, “è un’operazione di cui – secondo le forze produttive di quel Paese – la Germania ha bisogno. Dopo una prima levata di scudi, sono cominciate a emergere opinioni favorevoli, sia da parte dei clienti delle banche sia dai regolatori. Più di questo non penso si possa dire”.

Per il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, “il recupero del potere d’acquisto è fondamentale, Intesa Sanpaolo lo ha sostenuto durante il rinnovo del contratto collettivo dei bancari. Serve maggiore produttività, che consenta di pagare salari internazionalmente competitivi. Abbiamo ottime università, ma rischiamo di regalare all’estero i nostri talenti: una perdita di valore che bisogna fermare. Dobbiamo attrarre e trattenere il capitale umano diminuendo il divario di retribuzione tra il nostro e quello di altri Paesi”. “Certamente – aggiunge – abbiamo un problema di burocrazia, ma il PNRR può essere uno strumento che ci aiuta a superarlo. Il problema è l’interazione con le istituzioni, le cui autorizzazioni non arrivano tempestivamente. Anche questo va superato: uno degli obiettivi di questo strumento è fare dell’Europa un posto in cui si può lavorare meglio. Detto questo, potrebbe esserci qualche ritardo – la spesa già realizzata si limita a poco più di un quarto di quanto sarà disponibile (26%) – ma l’Italia è uno dei Paesi sopra la media in termini di assegnazione dei fondi. E questo anche grazie al lavoro del ministro Raffaele Fitto, oggi passato alla Commissione”.

Infine, alla domanda su quali sono le strategie adottate da Intesa Sanpaolo per affrontare le sfide attuali e future, risponde: “Nel grattacielo di Torino, al piano sotto a quello del mio ufficio, c’è l’Innovation Center, cinghia di trasmissione tra la banca e il mondo dell’innovazione: attraverso esso controlliamo Neva, un operatore di venture capital. Abbiamo sottoscritto il suo primo fondo con 100 milioni di euro e il presidente Luca Remmert e l’AD Mario Costantini ne hanno raccolti altri 150 sul mercato. Recentemente, abbiamo dato via al secondo fondo in cui noi contribuiamo con 200 milioni e intendiamo raccoglierne sul mercato altri 300. Siamo sicuri che ce la faremo, perchè i risultati, anche economici, del primo fondo sono ottimi. Un gruppo grande come il nostro ha la possibilità di investire in conoscenza. Noi guardiamo a lungo termine e questo libro lo evidenzia: oltre all’innovazione, bisogna essere in grado di affrontare il cambiamento climatico, la distruzione di risorse non riproducibili e l’inquinamento. Cambiare il nostro modo di fare è un’urgenza, ma il processo deve essere socialmente tollerabile”.
– foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –

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Economia

Prospettive Economiche: Focalizzazione su Inflazione e Mercati Globali

La prossima settimana si preannuncia cruciale per i mercati finanziari, che concentreranno la loro attenzione su vari indicatori economici e sugli sviluppi nel Medio Oriente. Gli investitori saranno in attesa dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti, previsti per giovedì. Si prevede un rallentamento della componente generale, con un tasso atteso del 2,3%, rispetto al 2,4% degli inflation swap, mentre l’inflazione core dovrebbe stabilizzarsi al 3,2%. Questi dati potrebbero influenzare le aspettative riguardanti le politiche monetarie della Federal Reserve.

In seguito ai recenti dati sul mercato del lavoro, gli operatori hanno già annullato la probabilità di un taglio dei tassi di interesse di 50 punti base nel meeting del 7 novembre. Questo scenario suggerisce che gli investitori stiano cercando di comprendere meglio come l’inflazione e i salari influenzeranno le future decisioni della Fed.

Oltre agli Stati Uniti, l’attenzione si sposterà anche sui salari in Giappone, con dati attesi per martedì. Questi saranno fondamentali per anticipare le prossime mosse della Bank of Japan, in un contesto di crescente interesse per l’andamento dei salari e della spesa dei consumatori.

In Europa, in particolare in Germania, verranno pubblicati i dati sugli ordini di fabbrica e sulla produzione industriale. Gli analisti prevedono che questi dati confermeranno la fase di stagnazione dell’economia tedesca. Per l’Italia, è previsto un rimbalzo della produzione industriale a agosto, dopo la flessione di luglio, con una stima di crescita dello 0,2% rispetto al -0,9% precedente, ma il recupero è considerato parziale.

Negli Stati Uniti, oltre all’inflazione, i mercati attenderanno anche il dato sui prezzi alla produzione, in programma per venerdì. Questa informazione è particolarmente rilevante poiché alcune componenti vengono utilizzate nel calcolo del PCE, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed. Inoltre, il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori di ottobre, fornito dall’Università del Michigan, è atteso in leggero aumento, portandosi a 70,5, rispetto ai 70,1 del mese precedente.

Un altro punto cruciale sarà la pubblicazione dei verbali delle ultime riunioni della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea, previsti rispettivamente per mercoledì e giovedì. Questi documenti potrebbero fornire ulteriori dettagli sulle decisioni recenti riguardanti i tassi di interesse e la direzione futura delle politiche monetarie.

Infine, si riuniranno anche le banche centrali della Nuova Zelanda e dell’India, con la prima attesa a un possibile taglio del tasso di riferimento di 50 punti base. In concomitanza, inizierà la stagione delle trimestrali negli Stati Uniti, con l’annuncio dei risultati finanziari di grandi colossi come BlackRock, JPMorgan e Wells Fargo, che forniranno ulteriori indizi sulla salute del settore finanziario.

In sintesi, la prossima settimana rappresenta un momento cruciale per i mercati globali, con molteplici fattori economici che si intrecciano e potrebbero influenzare le decisioni delle banche centrali e le aspettative degli investitori.

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Economia

Firenze Presenta il Manifesto dei Giovani per una Nuova Economia Civile

Firenze ha ospitato la sesta edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile (FNEC), un evento che ha riunito giovani provenienti da tutta Italia per discutere e presentare il Manifesto dei giovani per una nuova economia sociale e civile. Il festival, iniziato il 3 ottobre e concluso oggi, ha avuto come tema centrale la partecipazione, con un focus particolare sull’impegno dei giovani nella costruzione di un futuro più sostenibile e equo.

Il Manifesto, redatto durante le tre giornate del festival, evidenzia l’intenzione dei giovani di supportare imprese che non si concentrano esclusivamente sul profitto, ma che si pongono l’obiettivo di migliorare le condizioni sociali e ambientali delle comunità locali. Tra i punti salienti del documento, emerge l’impegno a effettuare acquisti consapevoli, informandosi sulle origini dei prodotti e sulle condizioni di lavoro delle persone che li producono.

La presentazione del Manifesto ha visto la partecipazione di importanti figure del mondo economico e sociale, tra cui Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse-Bcc, Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, e Luca Raffaele, direttore generale di NeXt Economia. Questi leader hanno accolto con entusiasmo le proposte dei giovani, sottolineando l’importanza di andare oltre il tradizionale PIL e di concentrarsi invece sul benessere e sulla felicità collettiva.

I giovani firmatari del Manifesto aspirano a fare del profitto non un obiettivo finale, ma uno strumento utile per il miglioramento delle condizioni di vita e per la sostenibilità ambientale. Questa visione innovativa rappresenta un passo significativo verso una nuova economia, in cui le priorità sono l’equità sociale e la salvaguardia del pianeta. Con il Manifesto, i giovani si pongono quindi come protagonisti attivi nel delineare un futuro più giusto e responsabile.

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