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Politica

Bruno Vespa si mostra deluso per le celebrazioni Rai: «Nessun riconoscimento per Porta a Porta, sono indignato»

Bruno Vespa ha lasciato con polemica l’evento che si è svolto a Roma per celebrare il centenario della radio e il settantesimo anniversario della televisione italiana. Durante la manifestazione, il noto conduttore ha espresso la sua indignazione per il trattamento riservato al suo programma, Porta a Porta, sottolineando l’assenza di riferimenti al trentennale del talk show, nonostante l’importanza di altri programmi storici della Rai venissero adeguatamente riconosciuti.

Attraverso i suoi canali social, Vespa ha condiviso il suo disappunto, evidenziando che, pur accettando giustamente l’omaggio a figure importanti del panorama informativo come Sergio Zavoli e Piero Angela, l’organizzazione dell’evento ha trascurato il contributo di Porta a Porta, che ha rappresentato un pilastro della televisione italiana.

Il conduttore ha descritto questa mancanza come il risultato di un atteggiamento ostile verso il suo programma, un’opinione che Vespa ritiene si radichi nell’«anima profonda della Rai». Nonostante i cambiamenti politici e le varie amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi 30 anni, il giornalista sostiene che la sua trasmissione non riceva il giusto riconoscimento all’interno dell’azienda, il che lo ha spinto a prendere la decisione di abbandonare l’evento.

Questa polemica ha messo in luce le dinamiche interne della Rai e il modo in cui vengono valorizzati i diversi programmi, nonché le emozioni forti che accompagnano il lavoro di chi opera nel mondo dell’informazione televisiva.

Politica

L’ intervento di Orban a Pontida

A Pontida, il primo ministro ungherese Viktor Orbán è stato accolto con entusiasmo dal pubblico, che lo ha applaudito calorosamente durante il suo intervento. Sul palco insieme a Matteo Salvini, Orbán ha lodato il leader della Lega, definendolo “un eroe” per aver chiuso i confini italiani e difeso non solo l’Italia, ma anche l’Europa dall’immigrazione irregolare. “Meriterebbe una onorificenza, non un processo giudiziario,” ha dichiarato il leader ungherese, criticando duramente le azioni legali in corso contro Salvini, definendole una “vergogna.”

Il discorso di Orbán si è poi concentrato sul tema dell’immigrazione, ribadendo la sua posizione di fermezza. Ha affermato che l’Ungheria non consente l’ingresso di migranti illegali, mantenendo il numero di migranti a zero, e che chiunque voglia entrare deve attendere il permesso fuori dai confini nazionali. Ha minacciato che, se l’immigrazione irregolare in Europa dovesse proseguire, l’Ungheria trasferirà i migranti direttamente a Bruxelles, mettendoli davanti agli uffici delle istituzioni europee: “Se li vogliono, che se li tengano!”

Orbán ha anche espresso critiche contro le sanzioni imposte da Bruxelles all’Ungheria per la sua politica migratoria, definendole “una vergogna,” e ha ribadito la sua volontà di difendere la sovranità del Paese. Ha concluso il suo discorso enfatizzando i valori tradizionali della sua nazione, affermando che “in Ungheria il padre è uomo e la madre è donna” e che il Paese continuerà a resistere alle pressioni della sinistra internazionale su questi temi. Secondo Orbán, l’Ungheria è oggi “il Paese più sicuro d’Europa”.

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Politica

Comunità ebraica: la libertà di manifestare è stata compromessa ieri.

Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha espresso preoccupazione per gli eventi che si sono verificati durante una manifestazione a favore della Palestina. In un intervento che ha suscitato attenzione, Di Segni ha elogiato le forze dell’ordine per il loro operato, ma ha anche messo in guardia contro l’abuso della libertà di manifestare.

Secondo Di Segni, la manifestazione non ha rappresentato un libero pensiero, ma piuttosto un tentativo di destabilizzare un Stato di diritto. Ha sottolineato che le voci che si levano in favore dei palestinesi sono spesso strumentalizzate da coloro che, secondo lei, mirano alla distruzione di Israele, alimentando la violenza e distorcendo la verità.

In questo contesto, ha espresso il suo timore che gli slogan utilizzati durante la protesta possano esacerbare ulteriormente le tensioni tra le comunità, evidenziando come sia fondamentale proteggere il dialogo e il rispetto reciproco in un clima di crescente polarizzazione. La presidente ha invitato a una riflessione più profonda sulla questione, affinché si possa giungere a una comprensione più autentica e pacifica del conflitto israelo-palestinese.

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Politica

Giuli: “L’imitazione di Crozza mi fa sentire più giovane”

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha recentemente condiviso le sue impressioni riguardo all’imitazione che il comico Maurizio Crozza ha realizzato su di lui. Durante un’intervista a Brucoli con il giornalista Pietro Senaldi, Giuli ha affermato che l’imitazione è così ben realizzata che lo fa sembrare addirittura più giovane, suggerendo che questo tipo di satira possa fargli guadagnare qualche anno in più.

Durante la conversazione, Giuli ha parlato della sua laurea, un progetto che ha preso forma quando era presidente del Maxxi. Tuttavia, ha rivelato di aver vissuto un momento surreale, desiderando persino nascondere il fatto che stesse conseguendo la sua laurea. Ha espresso un sincero apprezzamento per i giornalisti che hanno trovato notizia in questo evento, sottolineando l’importanza della comunicazione in tali circostanze.

Giuli ha anche accennato a una contestazione avvenuta durante il suo percorso accademico, sostenendo che è normale commettere errori a una certa età e che ci si può alzare in ritardo. Riguardo all’esame, ha condiviso che il professore Gaetano Lettieri lo ha messo alla prova in modo rigoroso. Nonostante la pressione, ha ottenuto un punteggio di trenta, evidenziando che una lode sarebbe stata superflua per l’occasione.

Queste dichiarazioni mettono in luce non solo la vita professionale di Giuli, ma anche il suo senso dell’umorismo e la sua riflessione su esperienze personali significative.

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