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Scienza e Salute

Massaggio ai Piedi: Un Rituale di Benessere per il Corpo e la Mente

Prendersi cura dei propri piedi non è solo una questione di estetica, ma rappresenta un vero e proprio toccasana per il benessere generale. Camminare a piedi nudi, per esempio, è un modo semplice per ricaricare le energie e stimolare i punti sensibili dei piedi, favorendo la circolazione. Ma non è tutto: un massaggio ai piedi può apportare numerosi benefici fisici e psicologici.

I Benefici del Massaggio ai Piedi

Il massaggio ai piedi è una pratica che affonda le radici nella riflessologia plantare, una disciplina che considera i piedi come una mappa del corpo umano. Secondo questa teoria, ogni area del piede corrisponde a un organo specifico, e attraverso la pressione e il massaggio si possono stimolare funzioni vitali e favorire il rilascio di tensioni.

Tecniche di Massaggio Efficaci

  1. Massaggio delle Dita: Inizia afferrando delicatamente il piede, massaggiando le dita con movimenti circolari e stimolando le zone laterali. Questa manovra aiuta a migliorare la flessibilità e a sciogliere eventuali rigidità.
  2. Attenzione alle Caviglie: Ruota le caviglie in entrambe le direzioni per favorire la mobilità. Un massaggio circolare attorno ai malleoli può aiutare a ridurre la tensione e migliorare la circolazione.
  3. Tecnica del Pugno: Per un massaggio più profondo, utilizza un pugno per premere delicatamente sulla pianta del piede. I movimenti circolari aiutano a distendere la muscolatura e a stimolare la circolazione sanguigna.
  4. Digitopressione: Questa tecnica si basa sulla stimolazione di punti riflessi specifici. Concentrati sull’area dell’arco del piede e sul tallone, utilizzando il pollice per massaggiare con movimenti circolari. Questo può alleviare stress e tensione accumulata.
  5. Rilassamento Finale: Concludi il massaggio applicando una crema o olio, preferibilmente all’olio di mandorle, per nutrire la pelle e rendere l’esperienza ancora più rilassante.

Conclusione

Dedicarci a un massaggio ai piedi non solo migliora la nostra salute fisica, ma è anche un ottimo modo per concederci un momento di relax e ascolto del nostro corpo. Con pochi e semplici passaggi, possiamo trasformare un gesto quotidiano in un rituale di benessere, rigenerandoci e riequilibrando il nostro organismo. La cura dei piedi è un atto d’amore verso noi stessi, che merita di essere praticato con regolarità.

Scienza e Salute

Immunoterapia contro i tumori, al Gemelli due nuovi ambulatori

Al Gemelli aprono due nuovi ambulatori in collaborazione tra endocrinologia, oncologia e ginecologia oncologica (Ambulatorio di endocrinologia per le complicanze oncologiche e Ambulatorio di endocrinologia per le complicanze endocrinologiche nei tumori femminili), per gestire le complicanze endocrinologiche dell’immunoterapia. L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento dei tumori e anche dall’ultimo congresso della Società Europea di Oncologia Clinica (ESMO) arrivano tante conferme sui successi dell’impiego di questi farmaci in diversi tipi di neoplasie. E nel campo del melanoma si ‘festeggià addirittura il traguardo dei dieci anni di vita di tanti pazienti metastatici, sopravvissuti ad una prognosi infausta proprio grazie all’immunoterapia.

Questi farmaci liberano il sistema immunitario dalle ‘catenè imposte dal tumore che gli impedisce di reagire e di distruggerlo, riconoscendolo come estraneo. Ma a volte, l’esuberanza delle difese immunitarie si scatena e diventa decisamente eccessiva, dando luogo ad una serie di effetti indesiderati. Che è importante conoscere, per prevenirli e gestirli al meglio. La dottoressa Sabrina Chiloiro e i colleghi della UOC di Endocrinologia e Diabetologia di Fondazione Policlinico Gemelli, diretta dal professor Alfredo Pontecorvi, fanno il punto sulle complicanze endocrinologiche dell’immunoterapia, oggetto anche di una recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista Trends in Endocrinology & Metabolism (del gruppo Cell).

“La frequenza di disturbi endocrinologici correlati all’immunoterapia – ricorda la dottoressa Chiloiro, ricercatore in Endocrinologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – varia dal 4 al 14,6% dei pazienti trattati. Tra gli effetti indesiderati più frequenti di queste terapie ci sono le disfunzioni tiroidee (in particolare le tiroiditi, che possono comparire settimane-mesi dopo la somministrazione dell’immunoterapia e che in genere evolvono verso l’ipotiroidismo) e le malattie dell’ipofisi (ipofisiti con ipopituitarismo, che possono causare in particolare deficit di ACTH isolato, ma anche ipogonadismo e ipotiroidismo secondari) che tipicamente compaiono a 9 settimane dall’inizio dell’immunoterapia ma, anche molto più tardivamente.

Rari ma segnalati in letteratura, anche casi di diabete insulino-dipendente (che esordiscono con grave iperglicemia e chetoacidosi diabetica) e di insufficienza surrenalica primitiva.
“Molti di questi problemi endocrinologici – ricorda il professor Alfredo Pontecorvi, ordinario di Endocrinologia e Direttore della UOC di Endocrinologia e Diabetologia di Fondazione Policlinico Gemelli – possono cronicizzare e richiedere dunque la somministrazione di terapie ormonali sostitutive. Per contro, queste endocrinopatie, se non riconosciute e trattate tempestivamente possono dare esiti anche molto gravi”.

“Gli effetti indesiderati dell’immunoterapia – commenta il professor Giampaolo Tortora, ordinario di Oncologia medica e direttore del Comprehensive Cancer Center dei Fondazione Policlinico Gemelli- possono essere gestiti con successo grazie ad una collaborazione multidisciplinare tra endocrinologi ed oncologi; questo consente non solo di vigilare sulla sicurezza del paziente ma permette anche di offrigli la possibilità di completare, senza interruzioni, i cicli di immunoterapia, preziosi per il successo del trattamento oncologico”.
“L’immunoterapia – ricorda il professor Giovanni Scambia, Direttore della UOC di Ginecologia Oncologia e Direttore scientifico di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – è una risorsa terapeutica ormai irrinunciabile per una serie di tumori ginecologici, come quelli dell’endometrio, del collo dell’utero e per alcune forme di tumori del seno. Aver creato, attraverso uno spazio ambulatoriale dedicato, un filo diretto con l’endocrinologia ci consente di gestire sempre meglio le nostre pazienti, sfruttando appieno i benefici dell’immunoterapia, in piena sicurezza”.

“Può non essere facile diagnosticare questi effetti indesiderati endocrinologici – ricorda la dottoressa Chiloiro – perchè spesso esordiscono con sintomi aspecifici come una grande stanchezza (fatigue) o la cefalea; anche l’interpretazione degli esami di laboratorio può risultare difficile perchè l’uso concomitante di farmaci quali corticosteroidi e antiemetici può alterare gli esami endocrinologici, come anche lo stress e le condizioni stesse del pazienta. E’ dunque fondamentale che le persone trattate con immunoterapie siano sottoposte a stretta sorveglianza per cogliere sul nascere la comparsa di un problema endocrinologico”. Particolarmente a rischio sono gli individui con storia di precedenti patologie autoimmuni, le persone in sovrappeso/obese, quelle sottoposte ad immunoterapia per un lungo periodo di tempo; mentre le donne e i pazienti più giovani sono a maggior rischio di tireopatie.
“Il nostro consiglio – conclude il professor Pontecorvi – è di richiedere esami endocrinologici completi (glicemia, elettroliti, TSH, fT3, fT4, ACTH, cortisolo, FSH, LH, prolattina, IGF-1, testosterone o estradiolo) prima di avviare l’immunoterapia. Durante il trattamento, il timing dell’esecuzione degli esami ormonali completi andrà pianificato in base al rischio del singolo paziente di sviluppare tossicità endocrinologiche, soprattutto nei primi mesi di trattamento e nei pazienti con precedenti patologie tiroidee o autoimmuni. Prima di ogni ciclo di immunoterapia, consigliamo in ogni paziente di indagare l’insorgenza di sintomi riconducibili a disfunzioni endocrinologiche, e di eseguire esami ormonali per rivalutare la funzionalità tiroidea e surrenalica.

Per questo è necessaria una stretta alleanza tra oncologo ed endocrinologo per una valutazione accurata e scadenzata di questi pazienti in ambulatorio, durante il trattamento oncologico, ma anche dopo la sua sospensione; gli effetti indesiderati endocrinologici possono infatti comparire anche a distanza di 6 mesi dalla sospensione dell’immunoterapia”.

– Foto: Ufficio stampa Gemelli –

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Scienza e Salute

Aiop Sicilia “Pronti a collaborare contro mobilità passiva dei pazienti”

Un confronto per abbattere i costi della mobilità passiva dei pazienti siciliani che decidono di curarsi in altre regioni di Italia anche per patologie ampiamente trattate dalle strutture dell’Isola per continuare a ridurre il saldo negativo sulla mobilità sanitaria. Lo chiede Barbara Cittadini, presidente dell’Aiop Sicilia e vicepresidente nazionale dell’associazione. Da una recente analisi effettuata dal Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato regionale della Salute, emerge che la mobilità sanitaria registra nel 2023 ancora un saldo negativo consistente, anche se inferiore a quello del 2019.

La riduzione è avvenuta anche grazie all’apporto della componente di diritto privato del Sistema sanitario regionale. Inoltre la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord riguarda patologie come quelle di ortopedia per interventi alla colonna e protesi, di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, di trapianto di midollo osseo e di cardiochirurgia per interventi sulle valvole cardiache. Patologie per le quali sono ancora numerosi i pazienti che si recano in altre regioni nelle quali trovano una risposta tempestiva alla loro domanda di salute, ma dove le tariffe sono più alte e, quindi, comportano una maggiore spesa per la regione siciliana.

“L’Aiop – dice Cittadini, in una nota – come componente di diritto privato del SSR si rende disponibile ad un confronto con coloro che hanno l’onore e l’onere di dovere assumere le scelte di politica sanitaria, finalizzato ad una programmazione che consenta un possibile attraverso una sinergia virtuosa tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSR, ai pazienti di potersi curare nella loro regione, senza dovere affrontare i disagi di andare a curarsi lontano da casa e dai familiari, e alla Sicilia di spendere meno, riducendo il trend della mobilità passiva”.

Da una recente analisi effettuata dal Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato regionale della Salute, emerge che la mobilità sanitaria registra nel 2023 ancora un saldo negativo consistente, anche se inferiore a quello del 2019. Ma risalta, soprattutto, il fatto che la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord riguarda patologie come quelle di ortopedia per interventi alla colonna e protesi, di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, di trapianto di midollo osseo e di cardiochirurgia per interventi sulle valvole cardiache. Patologie per le quali sono ancora numerosi i pazienti che si recano in altre regioni nelle quali trovano una risposta tempestiva alla loro domanda di salute, ma dove le tariffe sono più alte e, quindi, comportano una maggiore spesa per la regione siciliana.

“L’Aiop rileva che all’interno della componente di diritto privato del SSR – aggiunge – esistono strutture di eccellenza e professionisti qualificati che possono rispondere alla domanda di salute dei siciliani, anche la più complessa, senza necessariamente dovere affrontare i ‘viaggi della speranzà, che creano disagi ai pazienti e maggiori costi per la regione. Tra le strutture accreditate di diritto privato (accreditate e contrattualizzate con il SSR) ve ne sono diverse che da anni effettuano con successo mediamente circa 1400 interventi/anno di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità, oltre che migliaia di interventi complessi di ortopedia, di cardiologia e cardiochirurgia; trapianti di midollo e di cornea e chirurgia oncologica, ma che non possono esaudire tutta la domanda dei pazienti in quanto sono soggette a tetti di spesa”.
– foto ufficio stampa Aiop –

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Vite Rossa: Un Rimedio Naturale per Gambe Leggere e Sane

L’autunno porta con sé non solo i colori caldi delle foglie, ma anche l’occasione per scoprire le virtù della vite rossa. Dopo la vendemmia, le foglie di questa pianta iniziano a cambiare colore, acquisendo toni vermigli. Questo processo segna non solo la fine della stagione di crescita, ma anche l’inizio di un periodo in cui le foglie possono essere trasformate in preziosi rimedi naturali.

Le foglie di vite rossa sono conosciute per le loro proprietà benefiche, in particolare per la tonificazione del sistema venoso e linfatico. Grazie all’alto contenuto di bioflavonoidi, queste foglie aiutano a migliorare la resistenza e l’elasticità dei capillari, riducendo il rischio di edemi e gonfiori. Le preparazioni a base di foglie di vite rossa, disponibili in diverse forme come capsule, estratti liquidi e tinture madri, consentono di sfruttare al meglio queste qualità.

La tintura madre è particolarmente efficace per chi soffre di fragilità capillare e gonfiore alle gambe. Questa soluzione, a base di bioflavonoidi, aiuta a migliorare la circolazione sanguigna e ridurre la permeabilità dei vasi. Si consiglia una posologia di 30-40 gocce due volte al giorno per massimizzare i benefici.

Un altro rimedio naturale è l’impacco con decotto di foglie di vite rossa. Questo trattamento è utile per migliorare la circolazione negli arti inferiori e ridurre i gonfiori. Basta far bollire 10 g di foglie triturate in 100 ml d’acqua, filtrare e applicare il decotto sulle gambe e sull’addome per una sensazione di leggerezza.

In conclusione, le foglie di vite rossa non solo offrono un tocco di colore autunnale, ma si rivelano anche alleate preziose per la salute delle gambe. Integrare questi rimedi nella propria routine può contribuire a una migliore circolazione e a un benessere generale.

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