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Curiosità

SAI CHE…le cornacchie sanno contare?

Le cornacchie sono state oggetto di uno studio pubblicato su Science che rivela la loro sorprendente abilità nel contare ad alta voce, rendendole così il primo animale al mondo, escludendo gli esseri umani, a dimostrare questa capacità. Questi uccelli, noti per la loro intelligenza e per comprendere concetti complessi come il “zero”, sembrano avere un’intelligenza numerica paragonabile a quella di un bambino umano.

Lo studio, condotto in laboratorio, ha coinvolto una serie di test in cui le cornacchie sono state addestrate ad associare stimoli visivi o uditivi a un numero specifico di vocalizzazioni, comprese tra 1 e 4. In seguito, dovevano segnalare quando avevano finito di contare.

In pratica, ogni cornacchia imparava a emettere un numero specifico di suoni, seguito da un segnale indicante la fine del conteggio. Successivamente, sono stati testati per valutare quanto avevano imparato.

Sebbene non tutte le cornacchie abbiano ottenuto il 100% di correttezza nei test, la percentuale di risposte esatte è stata sufficientemente alta da escludere la casualità. Gli errori commessi erano anche limitati, con gli uccelli che occasionalmente emettevano un numero di suoni leggermente diverso da quello corretto.

Questa capacità di contare ad alta voce utilizzando un metodo simile a quello dei bambini prima di apprendere i numeri reali potrebbe rappresentare un passo evolutivo significativo per le cornacchie verso una comprensione più avanzata della matematica, secondo gli autori dello studio.

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Amici Animali

SAI CHE…1.500 anni fa la volpe era un animale da compagnia?

Sembra che 1.500 anni fa, in Argentina, la volpe potesse essere stata considerata un animale da compagnia tanto quanto il cane lo è oggi. Uno studio recente ha rianalizzato i resti di una volpe morta durante quel periodo, scoperta in una sepoltura vicino a resti umani in provincia di Buenos Aires. Questo suggerisce che le volpi potessero condividere la vita quotidiana con le società di cacciatori-raccoglitori locali.

La volpe in questione, una Dusicyon Avus, vissuta circa 600-800 anni prima che i cani domestici arrivassero in Patagonia, sembra non fosse un semplice predatore, ma un compagno per gli umani. Non ci sono segni che l’animale sia stato utilizzato come cibo; al contrario, il suo stato di conservazione indica che è stato sepolto volontariamente, forse insieme ai resti umani.

Analizzando gli isotopi nelle ossa della volpe, i ricercatori hanno scoperto che la sua dieta includeva cibi consumati dagli abitanti umani della zona, come il mais. Questo suggerisce che le volpi potessero essere state nutrite dagli umani o che si nutrissero dei loro rifiuti, indicando una convivenza ravvicinata.

Questo studio non è un caso isolato. In passato, sono stati trovati resti di volpi accanto a tombe di cacciatori-raccoglitori in altre parti della provincia di Buenos Aires, suggerendo che questa relazione tra uomo e volpe potesse essere una pratica comune in quei tempi antichi.

In un mondo in cui spesso consideriamo il cane come il miglior amico dell’uomo, questa ricerca ci offre uno sguardo affascinante su un’epoca in cui la volpe potrebbe aver svolto un ruolo simile nella vita delle persone.

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Curiosità

SAI CHE…nessuna persona è esclusa dal “fare le puzzette”?

Le flatulenze, comunemente note come “puzzette”, rappresentano un fenomeno inevitabile per l’essere umano e la stragrande maggioranza dei mammiferi. Nonostante ogni sforzo per controllarle, l’aria prodotta nel nostro corpo deve necessariamente trovarne un’uscita. Va sottolineato che non esiste alcuna condizione medica nota che permetta l’assorbimento totale dei gas intestinali come parte dei suoi sintomi o effetti collaterali.

Fenomeno universale L’intestino umano è naturalmente colonizzato da batteri che supportano la digestione, producendo gas come sottoprodotto. Questo processo fisiologico comune porta alla formazione di flatulenze, che possiamo gestire durante il giorno ma che possono verificarsi spontaneamente anche durante il sonno. In media, le persone emettono da 0,5 a 1,5 litri di gas al giorno, corrispondenti a circa 10-30 emissioni.

Una caratteristica condivisa Le flatulenze non sono limitate agli esseri umani: sono una caratteristica comune a quasi tutti i mammiferi e, in un certo senso, anche ai pesci. Questo processo biologico è un aspetto naturale della fisiologia degli animali, dimostrando che le “puzzette” sono una parte inevitabile e condivisa dell’esperienza vivente sulla Terra.

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Curiosità

La bellezza del saluto

È capitato sicuramente a tutti di fare un’escursione in montagna e mentre si cammina ricevere un “buongiorno” e un sorriso da uno sconosciuto con cui ci si incrocia.

In montagna salutarsi è un’abitudine che c’è da sempre, un rito che si tramanda di saluto in saluto. Forse perché sul sentiero, con il nostro zaino sulle spalle, la fatica nelle gambe e la gioia di arrivare in cima si è tutti uguali, circondati dallo stesso panorama e uniti nella stessa passione.

Pensandoci bene anche i motociclisti si salutano con le due dita, indice e medio, a formare una V. I camperisti, invece, alzano una mano e lampeggiano, così come gli autotrasportatori.

Sembra che appartenere a uno stesso gruppo, con passioni o lavori in comune ci renda più empatici, più aperti agli altri e ci spinga a salutare anche chi non si conosce.

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Che cos’è un saluto

Salutare è un termine che deriva dal latino e significa “augurare salute”.

Nel dizionario possiamo trovare la seguente definizione: “rivolgere a una persona formule o gesti di amicizia, di rispetto, nel momento in cui la si incontra o la si lascia; accogliere; abbandonare; fare visita; acclamare”.

L’uomo è un “essere sociale” e il saluto è nato nel momento in cui si è reso conto di voler interagire con i suoi simili.

Nel mondo ci si saluta in tanti modi diversi: con un inchino, un abbraccio, un bacio o una mano sul cuore, ma la sostanza non cambia è un gesto gratuito che regala soddisfazione a chi lo offre e a chi lo riceve.

Perché in città non ci si scambiano saluti

Nelle grandi città, a causa del sovraffollamento e dei ritmi frenetici delle nostre giornate, si è persa la bella abitudine di salutare il prossimo, mentre nei piccoli centri o nei paesini di montagna, dove la vita scorre con più lentezza, si è più propensi ad aprirsi agli altri e a donare un buongiorno e un sorriso alle persone che si incontrano.

Inoltre, la tecnologia, se da una parte ci ha aiutato a essere più connessi gli uni con gli altri, dall’altra ci ha reso più soli.

Ci preoccupiamo di postare un buongiorno sui social media o di rispondere al commento di uno sconosciuto, ma ci costa un grande sforzo anche scambiare un sorriso con un vicino di casa.

La Città del Saluto

Montegaldella è un piccolo Comune in provincia di Vicenza che conta poco meno di 2.000 abitanti.

All’entrata della piccola località è posizionato un cartello che dà il benvenuto ai visitatori, recante la scritta “Paese del Saluto” con elencati i modi di dire “ciao” in diverse lingue.
A Montegaldella hanno attribuito il nome di “Città del Saluto” nel 2003 grazie a una campagna di sensibilizzazione dedicata.

Davanti al Municipio è stato installato il Monumento del Saluto, un bassorilievo di due metri di altezza in pietra dei Berici, realizzato dall’artista Guido de Tomasi di Vicenza. L’opera raffigura il viso di Albano Cozza, un’ottantenne di Montegaldella, che ha fatto da testimonial all’iniziativa.

Per l’occasione, è stato realizzato un sentiero ciclo pedonale di 7 km, “la Ciclabile del Saluto” che unisce la frazione di Ghizzole (VI) alla località di Cervarese S. Croce (PD).
Lungo il percorso si possono ammirare 20 Totem per scoprire le origini e la storia del saluto.

All’ingresso della ciclabile sono state posizionate due colonne su cui sono incise le immagini di due ciclisti che si salutano.

Il potere terapeutico di un saluto

Salutare non è solo un gesto di buona educazione: è anche un’apertura verso gli altri.
Chi saluta non si concentra solo su se stesso, ma crea un contatto con chiunque entri momentaneamente nella sua vita.

Salutare e regalare un sorriso equivale ad accogliere qualcuno nel proprio microcosmo, compiendo un atto di gentilezza che far stare bene e rende migliori.

Non sappiamo mai cosa stiano passando le persone che incrociamo tutti i giorni. A volte, regalare un saluto può aiutare chi sta attraversando un momento di difficoltà, rendendo il suo quotidiano più luminoso e facendolo sentire meno solo.

Una lezione di vita ci arriva da un Docente e scrittore americano, di origini italiane, Leo Buscaglia, che racconta di aver iniziato a salutare chiunque incontrasse sul proprio cammino e a un suo qualsiasi cenno c’era chi reagiva ricambiandolo, chi si girava altrove e chi chiedeva perplesso: “Ci conosciamo?”.
La risposta dell’intellettuale era: “No, ma potremmo conoscerci!”.

Il saluto è come un raggio di sole: arricchisce chi lo offre e scalda il cuore di chiunque lo riceva.

Da domani prova a far diventare questo gesto un’abitudine: noterai che le tue giornate saranno molto più luminose.

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