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Calabria

Vibo Valentia | Minaccia il suo avvocato e la sua famiglia: emesso divieto di avvicinamento

Dopo un’escalation di minacce e intimidazioni nei confronti del suo avvocato e della madre di quest’ultimo, un uomo è stato colpito da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Vibo Valentia. L’ordinanza prevede il divieto di avvicinamento al legale e ai suoi familiari, con l’obbligo di mantenere una distanza minima di 500 metri e il divieto di qualsiasi forma di comunicazione con le vittime.

Il caso ha avuto inizio quando l’avvocato ha ottenuto un decreto ingiuntivo a causa del mancato pagamento di alcune parcelle da parte del suo cliente. Il provvedimento ha portato al blocco dei conti bancari dell’uomo, il quale ha reagito con una serie di minacce. Nonostante una prima querela per minacce, l’uomo ha continuato a esercitare pressioni, cercando di rintracciare l’avvocato presso la sua abitazione e inviando messaggi intimidatori. Tra i messaggi inviati, uno affermava che l’uomo sarebbe diventato l’“ombra” del legale.

L’escalation di intimidazioni è culminata con il ritrovamento di un libretto di preghiere intitolato “Massime Eterne” sul parabrezza dell’auto dell’avvocato, un oggetto comunemente associato ai defunti, accompagnato da un messaggio minaccioso rivolto al figlio di tre mesi del legale. Questo gesto ha creato un forte clima di paura all’interno del nucleo familiare, spingendo l’avvocato a presentare una denuncia per tentata estorsione e atti persecutori.

Grazie all’immediato intervento dei Carabinieri della Stazione di Arena, coordinati dalla Procura di Vibo Valentia, il libretto è stato sequestrato e sono state condotte indagini approfondite nell’arco di una sola giornata. Le testimonianze raccolte hanno permesso di ricostruire i fatti e di presentare rapidamente i risultati all’Autorità Giudiziaria.

A seguito delle indagini, il GIP di Vibo Valentia, accogliendo le richieste della Procura, ha emesso l’ordinanza di divieto di avvicinamento, sottolineando la necessità di proteggere le vittime da ulteriori intimidazioni.

Attualità

Catanzaro | La Cittadella regionale convive da anni con un grande disservizio: gli ascensori!

La Cittadella regionale continua a vivere una situazione insostenibile a causa dei frequenti guasti agli ascensori, in particolare nell’area “Greco-Levante”. Questa problematica, segnalata più volte dal sindacato CSA-Cisal, rappresenta un disservizio che si protrae da anni e che ha generato una serie di episodi spiacevoli a danno dei dipendenti e dei visitatori. Gianluca Tedesco, dirigente sindacale, ha denunciato nuovamente la situazione, ricordando il grave episodio del 9 agosto scorso, quando un dipendente disabile è rimasto bloccato in ascensore. Purtroppo, un evento simile si è ripetuto il 3 settembre: un visitatore, colto da malore, non ha potuto raggiungere l’ambulatorio della Cittadella a causa del mancato funzionamento degli impianti elevatori.

In questo caso, il soccorso è stato possibile solo grazie all’intervento di un dipendente che, trovandosi costretto a uscire dal Palazzo, ha trasportato il malcapitato su una sedia da ufficio per un percorso esterno, che si è rivelato non solo complicato, ma anche pericoloso, tanto che la sedia si è rotta durante il tragitto. Questo episodio mette in luce la gravità della situazione, che penalizza non solo le persone con disabilità, ma tutti coloro che lavorano o visitano la struttura.

Il sindacato ha espresso indignazione per la persistente inattività degli ascensori, considerandolo un danno all’immagine dell’Ente regionale e una mancanza di rispetto verso dipendenti e visitatori. Nonostante i soldi pubblici spesi per l’installazione e la manutenzione degli impianti, la situazione sembra non migliorare. Il cartello affisso accanto agli ascensori, che promette il ripristino “nel più breve tempo possibile”, non ha prodotto alcun risultato concreto, e la situazione persiste con l’arrivo dell’autunno.

Tedesco ha ribadito che l’Amministrazione regionale ha il dovere di garantire il benessere dei dipendenti e di fornire un’accoglienza adeguata ai visitatori. Il sindacato ha lanciato un appello affinché l’Amministrazione prenda finalmente una posizione forte nei confronti della società di manutenzione, chiedendo tempi certi e interventi tempestivi per ristabilire la piena funzionalità degli ascensori.

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Calabria

San Gregorio d’Ippona (VV) | Continuano le indagini sulla intimidazione subita dal sindaco

Le indagini sull’intimidazione subita dal sindaco Pasquale Farfaglia, il cui veicolo è stato colpito da 17 proiettili, proseguono sotto la guida del procuratore della Repubblica Camillo Falvo. Gli investigatori della Squadra Mobile e della Digos stanno lavorando per identificare i responsabili dell’attacco e comprendere le motivazioni dietro questo gesto così violento e simbolico. L’episodio si è verificato sabato scorso, in località “Santa Ruba”, mentre erano in corso i festeggiamenti religiosi in onore della Madonna della Salute, aggravando l’impatto dell’attentato nella comunità locale.

L’attacco ha suscitato un’ondata di indignazione e solidarietà in tutto il Vibonese, dove Farfaglia è molto noto non solo per il suo ruolo di sindaco, ma anche per la sua professione di ingegnere. In risposta all’evento, il Consiglio comunale di San Gregorio, presieduto da Nicoletta Covalea, si riunirà domani pomeriggio per esprimere il proprio sostegno al primo cittadino. La convocazione ufficiale mira a ribadire la condanna unanime per un atto così grave.

In un messaggio congiunto, la presidente Covalea, insieme ad altri membri dell’amministrazione comunale, ha ringraziato la comunità per le numerose dimostrazioni di vicinanza e solidarietà. Tra i firmatari, anche il vicesindaco Sara Suriano e l’assessore Vittoria Santacaterina, che hanno espresso il loro appoggio a Farfaglia, ribadendo il loro impegno a garantire sicurezza e giustizia in un contesto segnato da questo atto intimidatorio.

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Calabria

Cetraro (CS) | Torna in carcere “Donna Flora”, moglie del boss Franco Muto

Angelina Corsanto, nota come “Donna Flora” a Cetraro, è tornata in carcere per scontare una condanna definitiva legata all’inchiesta “Frontiera”, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Moglie di Franco Muto, soprannominato “il re del pesce” e storico capobastone, Corsanto aveva già scontato parte della pena inflittale, accumulando oltre 600 giorni di riduzione grazie al meccanismo della “liberazione anticipata”, concesso per buona condotta. La legge Gozzini prevede, infatti, una riduzione annua di 90 giorni per i detenuti che mantengono un comportamento irreprensibile.

Al momento dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione, Corsanto si trovava agli arresti domiciliari. I suoi avvocati, Rossana Cribari e Giuseppe Bruno, hanno annunciato l’intenzione di ricorrere alla magistratura di sorveglianza per ottenere il riconoscimento dello “sconto” accumulato, cercando così di anticipare la sua possibile scarcerazione.

L’inchiesta “Frontiera” ha rappresentato un duro colpo per la cosca Muto, portando alla condanna del boss a 20 anni di reclusione e coinvolgendo anche altri membri della famiglia. Oltre a Corsanto, anche la figlia Mara Muto e il genero Andrea Orsini sono stati incarcerati a seguito delle condanne definitive inflitte dalla Corte d’Appello di Catanzaro. I due, difesi dall’avvocato Michele Rizzo, cercheranno anch’essi di beneficiare delle riduzioni previste dalla legge Gozzini, sperando in una possibile scarcerazione anticipata.

Questa vicenda mette in luce l’efficacia delle indagini antimafia nella lotta contro la criminalità organizzata, ma anche il complesso sistema giudiziario che permette ai detenuti di usufruire di benefici come la liberazione anticipata.

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