Cronaca
Venezia | Caso di chikungunya a Spinea: donna deceduta dopo puntura di zanzara tigre
Una donna settantenne di Spinea (Venezia) è deceduta all’ospedale All’Angelo di Mestre, dove era stata ricoverata in terapia intensiva dopo essere stata punta da una zanzara tigre. La sospetta causa del decesso è la Chikungunya, una malattia virale trasmessa dalle punture di zanzara del genere Aedes, in particolare Aedes albopictus.
La notizia è stata diffusa dall’Ulss 3 Serenissima, che ha immediatamente disposto una disinfestazione straordinaria nell’area interessata. L’intervento, programmato dal 30 luglio al primo agosto, mira a prevenire ulteriori casi e a contenere l’eventuale focolaio della malattia. La decisione di procedere con la disinfestazione è stata presa in via precauzionale, nonostante non sia stato confermato se il contagio sia avvenuto durante un viaggio all’estero della donna.
Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di Sanità, dal primo gennaio all’11 luglio 2024, sono stati confermati cinque casi di Chikungunya in Italia, tutti associati a viaggi internazionali e senza alcun decesso riportato. Tuttavia, la comparsa di questo caso sospetto a livello locale ha spinto le autorità sanitarie a intensificare le misure di prevenzione e controllo.
Il Comune di Spinea ha comunicato la situazione ai cittadini tramite un post sui social media, informandoli dell’avvenuta segnalazione da parte dell’Ulss 3 Serenissima e dell’importanza delle operazioni di disinfestazione. Le autorità locali stanno monitorando attentamente la situazione e invitano la popolazione a seguire le indicazioni sanitarie per ridurre il rischio di ulteriori infezioni.
La Chikungunya è una malattia che provoca febbre alta, dolori articolari intensi, eruzioni cutanee e mal di testa. La prevenzione delle punture di zanzara, attraverso l’uso di repellenti e zanzariere, è fondamentale per evitare la diffusione del virus.
Cronaca
Aosta | Soccorritori non riescono a raggiungere i due alpinisti italiani dispersi sul Monte Bianco
Sul Monte Bianco, la situazione meteo avversa sta complicando gravemente le operazioni di soccorso per due alpinisti italiani, Sara Stefanelli e Andrea Galimberti. I due, bloccati a circa 4.600 metri di quota, hanno lanciato un allarme sabato pomeriggio, segnalando di trovarsi in difficoltà e di rischiare l’ipotermia a causa delle condizioni estreme.
Le squadre di soccorso, tra cui il Peloton de gendarmerie de haute montagne di Chamonix e il Soccorso alpino valdostano, sono state costrette a interrompere le ricerche a causa del maltempo persistente. A Chamonix, le condizioni sono particolarmente difficili, con piogge che hanno iniziato a cadere dalla mattina. Anche se le condizioni sono leggermente migliori a Courmayeur, il maltempo sulla cima del Monte Bianco rende impossibile l’accesso sia via elicottero che via terra.
Le temperature sui 4.750 metri del colle Major sono scese a oltre -12 gradi durante la notte, secondo i dati della stazione meteo di Arpa Valle d’Aosta. Gli alpinisti italiani, insieme a due alpinisti coreani anch’essi dispersi, sono in una situazione critica. La speranza è che i due italiani abbiano trovato rifugio dal gelo e dalla bufera, magari scavando una buca nella neve o riparandosi in un crepaccio. Il rifugio più vicino è la Capanna Vallot, situata a 4.362 metri, ma i loro telefoni risultano spenti, rendendo le comunicazioni particolarmente difficili.
Le squadre di soccorso rimangono pronte a intervenire non appena le condizioni meteorologiche lo permetteranno, con elicotteri pronti a decollare da entrambi i versanti del Monte Bianco. Nel frattempo, il continuo maltempo continua a rendere estremamente pericolosa qualsiasi operazione di salvataggio.
Calabria
San Gregorio d’Ippona (VV) | Colpi di pistola contro l’auto del sindaco Farfaglia
La serata del 7 settembre a San Gregorio d’Ippona è stata segnata da un grave atto intimidatorio nei confronti del sindaco Pasquale Farfaglia. La sua auto è stata colpita da diciassette proiettili, in un episodio che ha sconvolto la comunità locale. L’attacco è avvenuto vicino alla chiesa di Santa Ruba, dove il sindaco stava partecipando ai festeggiamenti in onore della Madonna della Salute.
Il grave episodio è stato scoperto solo la mattina seguente, quando il sindaco ha notato i fori dei proiettili sulla sua vettura. I carabinieri sono ora impegnati nelle indagini per chiarire le circostanze dell’attacco e identificare i responsabili.
Questo episodio solleva preoccupazioni significative sulla sicurezza e sull’ordine pubblico nella zona, riflettendo un clima di tensione e preoccupazione per l’incolumità dei rappresentanti istituzionali. Le autorità locali e le forze dell’ordine sono al lavoro per fare luce sull’accaduto e garantire che simili atti non rimangano impuniti.
Cronaca
Rimini | Omicidio Pierina Paganelli: trovata una t-shirt forse indossata dall’indagato
Nuovi sviluppi stanno emergendo nel caso dell’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa il 3 ottobre 2023 a Rimini. La Procura della Repubblica di Rimini ha acquisito elementi significativi che saranno presentati ai giudici del Riesame di Bologna. Tra le novità più rilevanti, la squadra mobile ha trovato una t-shirt che potrebbe essere stata indossata dal presunto assassino la sera del delitto.
Oggi si tiene l’udienza relativa alla posizione di Louis Dassilva, il 34enne senegalese accusato dell’omicidio e in carcere dal 16 luglio. Durante l’udienza, il sostituto procuratore Daniele Paci e i legali di Dassilva, avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, che si avvalgono della consulenza della psicologa forense Roberta Bruzzone, discuteranno se vi sono motivi sufficienti per mantenere Dassilva in custodia preventiva.
La Procura di Rimini ha presentato una relazione preliminare che include dettagli sui cellulari di Dassilva e sui suoi contatti con Manuela Bianchi, la nuora di Pierina Paganelli. La relazione sottolinea come Dassilva e Bianchi avessero continuato la loro relazione anche dopo l’omicidio, fino a dieci giorni prima dell’arresto del 34enne. Gli investigatori hanno scoperto che Dassilva aveva lasciato una bottiglia di vino vuota davanti alla porta del garage di via del Ciclamino, dove è avvenuto il delitto. Questa bottiglia era stata usata da Dassilva e Bianchi durante un incontro clandestino e lasciata appositamente nel luogo dove Manuela l’avrebbe vista.
Questi nuovi dettagli alimentano ulteriormente il dibattito sul caso e potrebbero avere un impatto significativo sulle decisioni future del tribunale riguardo alla detenzione preventiva di Dassilva. L’indagine continua e i prossimi sviluppi potrebbero chiarire ulteriormente il ruolo del presunto killer e la dinamica dell’omicidio.
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