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Curiosità

SAI PERCHE’…i calciatori della Spagna non cantano l’inno nazionale?

La Marcha Real, l’inno nazionale della Spagna, si distingue per la sua peculiarità: non ha un testo ufficiale. Questo fatto ha impedito agli atleti spagnoli di cantarlo durante le competizioni internazionali, in contrasto con la prassi comune di altri paesi che accompagnano le loro rappresentazioni sportive con inni nazionali cantati. La storia della Marcha Real è lunga e complessa, risalente al 1761, ma l’identità del suo compositore originale rimane avvolta nel mistero.

Nel corso dei secoli, la Marcha Real è stata soggetta a diverse modifiche e adattamenti da parte dei vari sovrani spagnoli, ognuno dei quali ha cercato di influenzarla secondo la propria visione e sensibilità. Durante il regno di Alfonso XIII, ad esempio, Eduardo Marquina compose versi che celebravano la bandiera e l’unità nazionale, mentre sotto il regime di Franco, l’inno fu accompagnato da un testo di José María Pemán improntato su una retorica nazionalista e autoritaria.

Dopo la fine della dittatura e il ritorno alla democrazia, la Spagna ha deciso di mantenere la Marcha Real come inno nazionale senza un testo ufficiale. Questa decisione è stata interpretata come un tentativo di superare le divisioni del passato e di trovare un simbolo unificante per tutti gli spagnoli. Nonostante un tentativo nel 2008 di creare un nuovo testo tramite un concorso pubblico, che però non ebbe successo, la Marcha Real continua a essere suonata solo come melodia strumentale.

L’assenza di un testo ufficiale ha suscitato diverse interpretazioni. Alcuni considerano la Marcha Real un simbolo di unità nazionale, capace di superare le differenze ideologiche e politiche del paese. Altri, invece, vedono in essa un’eredità del passato franchista e un inno che manca di un significato condiviso e profondo. Nonostante le controversie, la Marcha Real rimane un elemento importante dell’identità spagnola, riflesso della complessità e della ricchezza della storia nazionale. La sua melodia evoca emozioni e sentimenti contrastanti, rappresentando una parte significativa del patrimonio culturale spagnolo.

Curiosità

SAI CHE…le Vittime dei Sacrifici Maya erano selezionati in base a delle caratteristiche particolari?

L’antica città di Chichén Itzá fu un importante centro politico durante l’epoca Maya, dominante nei secoli precedenti l’arrivo dei coloni spagnoli. Oggi, questo sito archeologico nello Yucatan è una delle destinazioni più visitate, celebre per la sua storia di sacrifici rituali, in particolare nel Sacro Cenote, un pozzo naturale di acqua dolce. All’inizio del XX secolo, il cenote divenne famoso per il ritrovamento di centinaia di resti umani e un grande tzompantli, una rastrelliera di teschi in pietra.

Uno studio recente pubblicato su Nature ha fatto luce sul profilo delle vittime dei sacrifici, rivelando che spesso si trattava di maschi geneticamente correlati, talvolta gemelli identici. Gli archeologi hanno esaminato i resti di 64 bambini sepolti in un chultún, una cisterna d’acqua scoperta nel 1967 vicino al Sacro Cenote. Le analisi genetiche hanno rivelato che questi bambini, la maggior parte dei quali aveva tra i 3 e i 6 anni, appartenevano alla popolazione Maya locale. Circa un quarto di loro era strettamente imparentato con almeno un altro bambino nel gruppo, suggerendo che fossero cresciuti nella stessa famiglia o fossero parenti di primo o secondo grado. Inoltre, le prove sulle loro diete simili hanno indicato un ambiente di crescita comune.

Queste scoperte offrono nuove prospettive sulle pratiche rituali e sociali degli antichi Maya a Chichén Itzá, illuminando aspetti della loro cultura e delle loro credenze religiose che rimangono oggetto di studio e ammirazione per i visitatori moderni.

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Curiosità

SAI CHE…Le palline da Tennis furono inventate da Goodyear? Come sono fatte?

Il tennis, uno degli sport più amati e praticati a livello mondiale, ha subito una trasformazione rivoluzionaria grazie all’invenzione della pallina da tennis in gomma vulcanizzata, ideata dal chimico scozzese Charles Goodyear. Questo geniale contributo ha lasciato un segno indelebile nella storia di questo sport, influenzando il modo in cui viene giocato fino ai giorni nostri, con atleti come Jannik Sinner e Jasmine Paolini che lo utilizzano regolarmente.

Da Cuoio e Lana a Gomma Vulcanizzata

Prima dell’invenzione di Goodyear, le palline da tennis erano realizzate principalmente in cuoio e riempite di lana o peli di animali. Tuttavia, queste palline si deterioravano rapidamente, compromettendo il divertimento del gioco. A partire dagli anni ’70 del XIX secolo, grazie al processo di vulcanizzazione ideato da Goodyear negli anni ’50 del secolo precedente, le palline da tennis hanno iniziato a essere prodotte con gomma vulcanizzata, migliorando notevolmente la loro durata e resa di gioco.

Dal Nucleo Cavo alla Moderna Produzione

Inizialmente, le palline da tennis erano composte interamente di gomma, ma successivamente furono migliorate con un nucleo cavo pressurizzato con gas, rivestito da flanella. Il processo di produzione si basava sul principio del “trifoglio”, dove un foglio di gomma veniva stampato in una forma simile a un trifoglio e assemblato in una forma sferica. Tuttavia, questo metodo è stato abbandonato quando le specifiche del gioco hanno richiesto una maggiore uniformità.

Attualmente, le palline da tennis sono ottenute dalla compressione di due “semi-gusci” separati, assemblati insieme per formare il nucleo. Il tradizionale panno di flanella è stato sostituito da un materiale speciale chiamato “melton”, mentre la cucitura è stata rimpiazzata da una cucitura in gomma vulcanizzata.

Colori e Dimensioni Standard

Storicamente, le palline da tennis erano di colore nero o bianco, ma nel 1972 la Federazione Internazionale del Tennis (ITF) ha introdotto le palline gialle per migliorarne la visibilità televisiva. Anche se il torneo di Wimbledon ha continuato a utilizzare le tradizionali palline bianche fino al 1986, alla fine ha adottato le palline gialle.

Le regole attuali stabiliscono specifici limiti sul peso (tra 56,0 e 59,4 grammi) e sul diametro (tra 6,54 e 6,86 cm) delle palline da tennis, garantendo uniformità e standardizzazione nel gioco.

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Curiosità

LO SAI CHE… dire le parolacce fa sentire meno il dolore?

Le ricerche dimostrano che esprimere parolacce può effettivamente ridurre la percezione del dolore grazie alla sua capacità di attivare l’amigdala nel cervello, rilasciando oppioidi che agiscono come antidolorifici. Questo fenomeno è stato studiato da psicologi come Richard Stephens, il cui lavoro ha evidenziato che le imprecazioni possono aumentare la tolleranza al dolore. Tuttavia, l’efficacia di questo meccanismo può diminuire con un uso frequente, poiché il corpo tende ad abituarsi all’effetto.

Secondo Steven Pinker e altri studiosi, imprecare ad alta voce coinvolge aree profonde del cervello legate alle emozioni, come il sistema limbico e i gangli della base. Questo potrebbe spiegare perché le parolacce hanno un impatto significativo sulla nostra percezione del dolore, inducendo anche una risposta fisiologica di tipo “attacco o fuga” che porta al rilascio di sostanze antidolorifiche naturali.

Dalla prospettiva psicologica, le parolacce potrebbero agire anche distrarre la mente dal dolore o aumentare l’aggressività, influenzando così la nostra capacità di sopportarlo. Tuttavia, come per qualsiasi meccanismo di risposta corporea, l’uso eccessivo delle imprecazioni può ridurne l’efficacia nel tempo, creando un fenomeno di abituazione.

In sintesi, anche se le parolacce possono offrire un sollievo immediato in situazioni di dolore o stress, è consigliabile utilizzarle con moderazione per preservarne l’effetto benefico nel lungo termine.

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