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Cronaca

Taranto | Confermata la Pena per il Professore Accusato di Violenza Sessuale su studente disabile

Il giudice per le indagini preliminari (gip) Francesco Maccagnano ha respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari per il professore leccese accusato di violenza sessuale su una sua studentessa minorenne e affetta da disabilità psichica. Nell’ordinanza, il gip ha descritto le azioni del docente come una “sottile, continuativa e subdola attività di persuasione e pressione,” sfruttando la limitata esperienza, il senso di disagio e la vulnerabilità della vittima.

La scorsa settimana, il professore 50enne salentino, difeso dagli avvocati Antonio Stefàno ed Emanuele Leo, è stato ascoltato dal gip durante l’interrogatorio di garanzia. L’uomo ha sostenuto che il rapporto con la minore, che all’epoca dei fatti contestati aveva 16 anni, fosse consensuale e sereno, negando ogni tipo di violenza fisica o psicologica e affermando di non essere a conoscenza dei problemi psichici della ragazza.

L’inchiesta è partita dalla denuncia presentata dalla dirigente scolastica e da una professoressa, che, raccolte le confidenze della ragazza, hanno deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria. Le indagini della Squadra Mobile, dirette dal vicequestore Luigi Vessio e coordinate dal sostituto procuratore Marzia Castiglia, si sono concentrate sulla raccolta di elementi che dimostrassero come la relazione fosse sbilanciata a causa dell’inesperienza della studentessa, della natura del rapporto studente-docente, della condizione di disabilità psichica della ragazza (diagnosticata successivamente ai fatti) e dell’insistenza del professore.

Nelle 14 pagine depositate dal magistrato, emergono ripetutamente gli elementi di “persuasione” e “manipolazione.” L’ex fidanzato della vittima ha raccontato di una confessione della ragazza, secondo la quale lei non voleva avere rapporti con il professore, ma l’uomo era riuscito a raggirarla fino a farla innamorare. Il gip ha scritto che il docente ha indotto la ragazza ad intrattenere rapporti sessuali mediante una “opera di precoce sessualizzazione,” facendo leva sulla fragilità della giovane e abusando del suo limitato processo evolutivo e culturale.

Il giudice ha inoltre confermato che il docente ha esercitato “coercizione fisica e morale,” includendo aggressioni fisiche come morsi e schiaffi per costringere la vittima a rapporti sessuali, e pressioni psicologiche che hanno causato uno stress emotivo talmente forte da indurre tachicardia, portandola a recarsi al pronto soccorso nell’ottobre 2022. Proprio in quella data sarebbe avvenuto il primo tentativo del docente di entrare in intimità con la minore.

Cronaca

Bologna | Tentano di violentare una 37enne: si salva lanciandosi da terzo piano

Il 29 maggio, una donna di 37 anni di origine somala e senza fissa dimora è stata sequestrata e violentata, per poi buttarsi dalla finestra del primo piano di un appartamento nel centro di Bologna per sfuggire ai suoi aggressori. Tre persone sono state arrestate per il crimine: un 22enne italiano e due nordafricani di 18 e 17 anni. A causa della caduta di 5 metri, la donna ha riportato fratture al bacino e varie lesioni. Gli aggressori l’avevano adescata con il pretesto di consumare cocaina.

La sera del 29 maggio, i tre uomini avevano già pianificato l’abuso sessuale quando hanno incontrato la donna per strada. La 37enne, consumatrice abituale di stupefacenti, è stata invitata a seguirli in un appartamento di proprietà della famiglia del 22enne per consumare cocaina ed eroina. Una volta dentro, i tre hanno manifestato la loro intenzione di fare sesso, ma la donna si è rifiutata e ha cercato di scappare. Dopo una colluttazione, è stata bloccata e violentata per circa un’ora.

La donna ha tentato di chiamare aiuto dalla finestra. Quando i tre hanno cercato di fermarla, si è gettata in strada. Le urla e il rumore della caduta hanno attirato l’attenzione dei vicini, che hanno chiamato i soccorsi, avviando le indagini. Inizialmente, nell’appartamento è stato trovato solo il padrone di casa, e l’ipotesi iniziale era di omissione di soccorso, poiché il 22enne non aveva chiamato né il 118 né le forze dell’ordine. Solo in seguito, con il racconto della donna e l’analisi delle telecamere di videosorveglianza della zona e dello smartphone del ragazzo, è stato possibile ricostruire i fatti.

Il tenente Guido Rosati, che ha coordinato le indagini, ha sottolineato l’importanza del contributo dei cittadini, che hanno tempestivamente chiamato i soccorsi e fornito testimonianze utili. Le ordinanze di custodia, emesse dal tribunale ordinario e da quello per i minorenni, sono state eseguite ieri. Il 22enne, disoccupato di origine piemontese residente a Bologna, è stato rintracciato nella provincia di Pesaro Urbino. Il 18enne è stato arrestato a Sesto San Giovanni (Milano), mentre il 17enne si trovava nell’hinterland bolognese. I due nordafricani, entrambi tunisini, si erano conosciuti in una comunità per minori non accompagnati, dove erano stati collocati dopo il loro arrivo in Italia nel 2023.

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Cronaca

Treviso | Trovato il cadavere di Vincenza Saracino in un casolare: indagini in corso

Il cadavere di Vincenza Saracino, 50 anni, è stato rinvenuto in un casolare a Preganziol, in provincia di Treviso. La donna, uccisa a coltellate, era scomparsa martedì, e la sua famiglia ne aveva denunciato la sparizione. Vincenza Saracino si era allontanata dal luogo di lavoro con una city bike elettrica azzurra, dotata di cestino e portapacchi neri, e aveva fatto perdere le sue tracce. L’ultimo avvistamento era stato segnalato nei pressi di un supermercato nella zona laterale alla strada Terraglio, nel pomeriggio del giorno della scomparsa.

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Cronaca

Bozzoli Ricercato Internazionale: Perquisizione a casa sua e dei parenti

Dopo la conferma della condanna all’ergastolo da parte della Cassazione nei confronti di Giacomo Bozzoli e la sua irreperibilità, Pier Luigi Maria Dell’Osso, magistrato a capo della Procura di Brescia nel marzo 2018, che ha guidato l’inchiesta sulla scomparsa di Mario Bozzoli avvenuta nel 2015, ha parlato al Corriere della Sera. Nel 2020, Dell’Osso chiese il rinvio a giudizio per omicidio solo nei confronti del nipote. “Allora ho fatto semplicemente ciò che ritenevo di dover fare. Andare avanti e non archiviare, ma tentare ulteriori investigazioni. Le indagini prima e i processi poi hanno confermato la giustezza di quelle valutazioni,” ha spiegato Dell’Osso. Sulla fuga di Giacomo Bozzoli, ha sottolineato: “Mai ravvisato il pericolo di fuga, altrimenti avremmo agito diversamente.” Nel frattempo, la Procura di Brescia ha firmato il mandato d’arresto europeo nei confronti di Bozzoli.

Il magistrato risponde alle critiche

“Credo che chi è stato incaricato di eseguire la sentenza si starà dando da fare come è assolutamente doveroso che sia. Ma è chiaro che da uomo libero fino a quel momento ben sapesse la data in Cassazione. Credo sia necessario attendere qualche giorno: per capire le sue intenzioni, ma anche i risultati a cui le ricerche porteranno.”

Perché non è stato arrestato prima

C’è chi si chiede perché Giacomo Bozzoli non sia stato arrestato anni fa. “I presupposti per un arresto, una misura cautelare, si valutano momento per momento. Con il senno di poi ci si chiede se si è agito davvero nel modo giusto. Ma valutare spetta a chi ha la competenza per farlo, e anche quando ero io a indagare sul caso, Bozzoli è sempre stato disponibile e reperibile.” Il pericolo di fuga non fu mai ravvisato, “altrimenti avremmo agito in modo diverso.”

Può ancora costituirsi

“Nell’ultima settimana, magari, in previsione della sentenza fissata in Cassazione, si è portati a ritenere che fosse in qualche modo monitorato. Monitorare però non significa fermare. Certo, poi proprio nel momento più delicato, per ora, ha fatto perdere le sue tracce. Questo breve lasso di tempo però lascia pensare che possa ancora costituirsi. Ha sempre dimostrato di essere ben presente a se stesso.”

Il mandato d’arresto europeo

Il provvedimento Mae è scattato a poche ore di distanza dal decreto di latitanza firmato dal presidente della prima sezione penale del Tribunale di Brescia, Roberto Spanò. Si tratta del primo giudice che aveva condannato Bozzoli all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, l’imprenditore di Marcheno svanito nel nulla l’8 ottobre 2015, ucciso dal nipote che lo ha gettato nel forno della fonderia.

I movimenti di Giacomo Bozzoli

Sono stati diffusi i primi dati sui movimenti di Bozzoli. Alle 5.51 del 23 giugno è stato registrato un passaggio della Maserati Levante, intestata al 39enne, al casello di Manerba, in provincia di Brescia, due minuti più tardi da quello di Desenzano e uno successivo alle 6.03. Si sarebbe dunque allontanato con moglie e figlio a bordo della propria vettura. Il suocero, sentito dagli inquirenti, avrebbe riferito che la famiglia sarebbe “in una località imprecisata della Francia.”

Le ricerche finora hanno dato esito negativo

Le ricerche nella villa a Soiano del Garda, in quella di Marcheno intestata al padre Adelio, nella sede di lavoro a Bedizzole, nella galleria d’arte dove lavora la moglie e in una casa a Ortisei riconducibile alla famiglia hanno finora dato esito negativo. Il presidente della prima sezione penale di Brescia, Roberto Spanò, ha firmato il decreto di latitanza, ma il mandato d’arresto internazionale potrebbe essere emesso al termine della giornata, qualora Giacomo Bozzoli non si costituisca alle forze dell’ordine.

Perquisizioni a casa di Bozzoli e dei parenti

Ancora perquisizioni mercoledì sera a casa di Bozzoli e dei suoi parenti a Soiano. I carabinieri di Brescia sono sempre al lavoro per cercare tutte le possibili tracce utili a ricostruire i movimenti degli ultimi giorni del 39enne.

Sul cellulare lo zio salvato nei contatti come “merda”

Il 39enne ha sempre negato di aver ucciso lo zio Mario, che sul cellulare aveva salvato sotto il nome “merda.” Mario è scomparso attorno alle 19.18 dell’8 ottobre 2015 quando il forno più grande della fonderia di Marcheno, di cui Mario era comproprietario con il fratello, padre di Giacomo, è andato in blocco per una fumata anomala.

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