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Tecnologia

Aumento dei Prezzi di Spotify: Italia salva per ora

Se sei un utente di Spotify che ha optato per un abbonamento per evitare le pubblicità, ci sono due notizie per te. Una è negativa, l’altra meno. Iniziamo dalla brutta: c’è un aumento dei prezzi dell’abbonamento. La seconda: almeno per ora, non riguarda l’Italia.

La piattaforma ha annunciato ufficialmente oggi le nuove tariffe. Inizialmente, l’aumento si applica solo agli Stati Uniti, dove l’abbonamento Premium individuale passa da 10,99 dollari al mese a 11,99 dollari al mese. Per l’opzione Duo, si passa da 14,99 dollari al mese a 16,99 dollari al mese, mentre per l’abbonamento Family si passa da 16,99 dollari al mese a ben 19,99 dollari al mese. Tuttavia, l’abbonamento Student rimane invariato a 5,99 dollari al mese (almeno per ora). Queste modifiche saranno immediate per i nuovi iscritti, mentre gli attuali abbonati riceveranno comunicazioni via email nei prossimi mesi.

Come spesso accade in questi casi, Spotify giustifica gli aumenti con la necessità di continuare a investire nel servizio, al fine di offrire ai suoi utenti un’esperienza di qualità e ricca di funzionalità innovative. La piattaforma di streaming oggi offre non solo musica, ma anche podcast e audiolibri.

Non sappiamo se e quando gli aumenti verranno estesi anche all’Italia, ma è probabile che avvenga presto. Attualmente, in Italia, l’abbonamento Premium individuale costa 10,99 euro al mese, il Duo 14,99 euro al mese, il Family 17,99 euro al mese e lo Student 5,99 euro al mese.

Questo annuncio arriva in un momento in cui Spotify ha già ricevuto critiche pesanti per l’abbandono del dispositivo Car Thing, un lettore multimediale per auto presentato nel 2021 che non ha mai davvero conquistato il pubblico. Inizialmente, l’azienda ha suggerito ai possessori di buttarlo via senza offrire alcun rimborso, ma successivamente ha accettato di rimborsare chi aveva acquistato il dispositivo (a 90 dollari) dopo le proteste.

Curiosità

SAI PERCHE’…le discussioni online spesso degenerano in aggressività?

Con l’espansione dei social media, abbiamo assistito a un cambiamento significativo nel modo in cui interagiamo e discutiamo online. Sebbene queste piattaforme offrano opportunità senza precedenti per connettersi e scambiare idee, sono anche diventate terreno fertile per discussioni accese e comportamenti aggressivi. Ma cosa c’è alla base di questa tendenza?

L’Anomalia dell’Anonimato

Uno dei principali fattori che alimentano le discussioni aggressive sui social media è l’anonimato. Questo aspetto consente agli utenti di nascondere la loro identità reale, creando una distanza tra la persona e le sue parole. La possibilità di operare sotto pseudonimi o profili falsi diminuisce il senso di responsabilità e la paura delle ripercussioni, facilitando comportamenti che difficilmente verrebbero adottati nella vita reale.

L’effetto di disinibizione online, descritto dal psicologo John Suler, è un fenomeno cruciale in questo contesto. L’anonimato riduce le inibizioni sociali e annulla il senso di responsabilità, spingendo le persone a esprimersi in modi più estremi e talvolta offensivi rispetto a quanto farebbero faccia a faccia.

L’Effetto della Massa

Un altro aspetto rilevante è il comportamento di gruppo. Quando siamo immersi in una folla o un gruppo online, tendiamo a perdere la nostra individualità e a conformarci al comportamento del gruppo stesso. Questa perdita di identità può portare a un comportamento più estremo, giustificato dalla percezione che tali azioni siano legittimate dal gruppo.

L’anonimato e la dimensione del gruppo fanno sì che gli individui si sentano meno responsabili delle loro azioni, portando a una maggiore aggressività. La sensazione di essere parte di una massa anonima riduce il timore di conseguenze personali, incentivando comportamenti più audaci e divisivi.

Conseguenze Minime e Polarizzazione

A differenza delle interazioni faccia a faccia, dove le conseguenze sociali e legali sono immediatamente percepibili, sui social media le conseguenze sono spesso minime o inesistenti. Questo crea un ambiente in cui le persone si sentono libere di esprimere le proprie opinioni in modi che potrebbero risultare offensivi o aggressivi senza timore di ripercussioni immediate.

Inoltre, la struttura degli algoritmi dei social media contribuisce alla polarizzazione delle opinioni. Questi algoritmi sono progettati per mostrare contenuti che si allineano con le convinzioni degli utenti, amplificando le loro opinioni e creando una “bolla di filtraggio”. Questa selezione di contenuti conferma e rafforza le convinzioni personali, mentre le informazioni contrastanti possono scatenare disagio e dissonanza cognitiva. Questo ambiente favorisce discussioni sempre più polarizzate e, conseguentemente, più aggressive.

Moderazione e Regolamentazione

Per contrastare l’aumento dell’aggressività sui social media, molte piattaforme hanno implementato politiche di moderazione per rimuovere contenuti offensivi e comportamenti inappropriati. Tuttavia, la moderazione efficace è una sfida complessa che deve bilanciare la protezione degli utenti dal contenuto nocivo con la preservazione della libertà di espressione.

Studi neuroscientifici hanno dimostrato che l’anonimato online può influenzare i circuiti neurali responsabili del controllo dell’aggressività. La ricerca indica che l’anonimato può rendere l’amigdala, una regione del cervello associata alle emozioni e all’aggressività, più attiva, riducendo il controllo esercitato dalla corteccia prefrontale, che regola il comportamento sociale. Questa alterazione può portare a una maggiore reattività emotiva e a comportamenti impulsivi.

L’aggressività online è il risultato di una combinazione di anonimato, effetti di gruppo e algoritmi che amplificano le convinzioni personali. Comprendere questi meccanismi è essenziale per affrontare il problema e sviluppare strategie efficaci per promuovere interazioni più rispettose e costruttive sui social media. Con una consapevolezza crescente e interventi mirati, possiamo lavorare per creare un ambiente online più civile e meno polarizzato.

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Tecnologia

Novità nell’app Poste Italiane: arriva Pwallet per gestire carte e documenti

L’app Poste Italiane ha ricevuto un aggiornamento significativo, introducendo Pwallet, un portafogli digitale che amplia notevolmente le funzionalità rispetto al precedente IT Wallet. Con questa nuova funzione, l’app non solo gestisce le carte Postepay e i codici QR per le operazioni negli uffici postali, ma consente anche di caricare e visualizzare documenti personali e carte fedeltà.

Le Funzionalità di Pwallet

Pwallet, accessibile tramite una nuova schermata centrale nell’app, è suddiviso in quattro sezioni principali che l’utente può personalizzare:

  1. A Portata di Mano: Include i QR code necessari per operazioni negli uffici postali, come prenotare un turno o utilizzare il Postepass.
  2. Carte di Pagamento: Mostra tutte le Carte Postepay, con dettagli, movimenti recenti e opzioni per operazioni rapide come ricariche e blocco carta.
  3. Carte Fedeltà: Permette di aggiungere carte fedeltà dei negozi preferiti, tramite fotocamera o inserimento manuale del numero. Non esiste un elenco specifico di esercenti supportati, suggerendo una compatibilità ampia.
  4. Documenti Personali: Consente di caricare e visualizzare documenti di riconoscimento come codice fiscale, carta d’identità (elettronica e cartacea), patente, tessera sanitaria e passaporto. La funzione di aggiunta avviene tramite fotocamera.

Considerazioni sulla Digitalizzazione dei Documenti

Una delle caratteristiche più interessanti di Pwallet è la possibilità di digitalizzare documenti personali, riducendo la necessità di portare le copie fisiche con sé. Tuttavia, è importante notare che non ci sono ancora comunicazioni ufficiali da parte di Poste Italiane riguardo alla legittimità giuridica di questi documenti digitali.

Ad esempio, mentre il codice fiscale e la tessera sanitaria sono codici a barre e potrebbero essere accettati in forma digitale, documenti complessi come il passaporto potrebbero non essere riconosciuti come validi all’estero. Per ora, la sostituzione dei documenti originali con le loro versioni digitali potrebbe non essere ufficialmente riconosciuta.

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Tecnologia

WeTransfer diventa italiana: Bending Spoons acquista la piattaforma di condivisione file

WeTransfer, la piattaforma globale di condivisione di file fondata nei Paesi Bassi, è stata acquisita da Bending Spoons, una tech company italiana. Bending Spoons, fondata nel 2013 e cresciuta attraverso numerose acquisizioni, si propone come una delle principali realtà digitali europee. Con l’acquisizione di WeTransfer, e quelle recenti di StreamYard e Issuu, il valore dell’ex startup milanese ha superato i tre miliardi di dollari. Ad inizio anno, un aumento di capitale di 150 milioni di dollari l’aveva già valutata 2,55 miliardi.

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