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Curiosità

Scoperta nuova specie di dinosauro con le “braccine” più piccole di quelle del T. rex

Scoperta in Argentina una nuova specie di dinosauro teropode con arti anteriori rudimentali

Un team internazionale di ricercatori ha scoperto in Argentina una nuova specie di dinosauro teropode, un bipede carnivoro con caratteristiche letali e arti anteriori rudimentali, più piccoli e meno efficaci di quelli del tirannosauro. Questa scoperta è stata fatta in un sito paleontologico nella Patagonia, in Argentina, dove è stata trovata una nuova specie di abelisauride, una famiglia di teropodi ceratosauri vissuti nel Cretaceo. Questi dinosauri sono noti per le loro “braccine corte”, con arti anteriori così ridotti che mancavano persino dell’articolazione tra braccio e avambraccio.

Secondo lo studioso Alexander O. Vargas, questo tratto potrebbe essere associato a un difetto genetico che ha determinato la perdita di funzione di due specifici geni, HOXA11 e HOXD11, essenziali per lo sviluppo degli arti anteriori. Questi dinosauri avevano arti molto meno sviluppati rispetto al T. rex.

Il team che ha scoperto e descritto i resti fossili della nuova specie era composto da scienziati del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (CONICET) e del Museo Argentino de Ciencias Naturales Bernardino Rivadavia, in collaborazione con colleghi di diversi istituti, tra cui il Dipartimento di Scienze Geofisiche dell’Università di Chicago e la Scuola di Scienze della Vita dell’Università Cinese di Hong Kong.

La nuova specie è stata scientificamente chiamata Koleken inakayali. Il nome del genere, Koleken, è una parola in lingua Tehuelches che significa “che viene dall’argilla e dall’acqua”, riferendosi al deposito di roccia argillosa di Chubut dove sono stati trovati i resti. L’epiteto inakayali è un omaggio a Inakayal, uno degli ultimi grandi leader del popolo nativo dei Tehuelches.

Durante gli scavi, gli scienziati hanno rinvenuto diverse ossa fossili del nuovo dinosauro, tra cui parti del cranio, l’osso sacro completo, un bacino quasi integro, gli arti posteriori, otto vertebre dorsali e otto vertebre caudali. Questa collezione di fossili è significativa, considerando che spesso i paleontologi devono accontentarsi di frammenti isolati.

Le analisi dei resti hanno determinato che l’esemplare di Koleken inakayali era lungo circa 6 metri quando è morto e visse circa 70 milioni di anni fa, durante il Tardo Cretaceo. Era contemporaneo del carnotauro, un altro grande abelisauride scoperto in precedenza nella stessa regione. Non si esclude che il giovane Koleken inakayali potesse essere stato predato dal più grande carnotauro.

La scoperta di Koleken inakayali arricchisce la nostra comprensione della diversità dei dinosauri teropodi e delle loro adattamenti evolutivi. I dettagli di questa nuova ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cladistics.

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Curiosità

LO SAI CHE… i francesi inventarono il bidet?

Il bidet è un dispositivo sanitario originariamente inventato in Francia, probabilmente nel Medioevo, sebbene versioni primitive fossero già presenti nell’Antica Roma. Tuttavia, nonostante sia stato ideato in Francia, il bidet ha avuto una diffusione limitata nel Paese stesso, soprattutto dopo il suo primo utilizzo nelle case alto-borghesi e nobiliari tra il XVII e il XVIII secolo. Questa scarsa adozione si è accentuata nel corso del tempo per diversi motivi.

Uno dei motivi principali è legato a credenze culturali e sociali diffuse in quei tempi. In Francia, il bidet divenne associato inizialmente all’uso nelle case di tolleranza come strumento di igiene intima, legato a pratiche sessuali, e questo ha contribuito a una percezione negativa dell’apparecchio, specialmente dal punto di vista morale e religioso. Inoltre, durante il XVIII secolo, c’era la convinzione diffusa che l’acqua potesse trasmettere malattie, il che scoraggiava l’uso dell’acqua per scopi igienici.

Contrariamente alla Francia, in Italia il bidet ha trovato maggiore accoglienza e oggi è obbligatorio per legge avere almeno un bidet o un apparecchio igienico sostitutivo nelle abitazioni. Questo obbligo è stato istituito per motivi igienico-sanitari e riflette un’impostazione culturale diversa rispetto a quella francese.

Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, con il boom economico e il miglioramento delle condizioni sanitarie, il bidet ha cominciato a diffondersi in modo più ampio anche in altri Paesi del Mediterraneo come Spagna, Grecia e Portogallo. Tuttavia, in Francia, l’uso del bidet ha continuato a diminuire, soprattutto nelle aree urbane dove lo spazio e le considerazioni economiche hanno giocato un ruolo determinante nella preferenza per soluzioni più compatte e funzionali.

Oggi, sebbene l’uso del bidet in Francia sia meno diffuso rispetto a Paesi come l’Italia, resta comunque più comune rispetto ad altre nazioni come Regno Unito, Germania e Stati Uniti, dove il bidet è ancora poco conosciuto o raramente utilizzato.

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Curiosità

LO SAI PERCHE’… i cani hanno il naso umido?

Il naso umido nei cani è dovuto alla presenza di un sottile strato di muco che riveste il tartufo, la parte nuda e umida del naso. Questo muco non è costituito solo da acqua, ma contiene anche sostanze che aiutano a catturare e amplificare gli odori nell’aria. Grazie a questo strato umido, i recettori olfattivi del cane possono operare in modo più efficace, consentendo loro di percepire odori con una precisione molto maggiore rispetto agli esseri umani.

Quando il naso di un cane è asciutto per un breve periodo, non è necessariamente un sintomo di malattia. Può essere causato da condizioni ambientali come un clima particolarmente caldo e secco o freddo. Tuttavia, se la secchezza persiste per un periodo prolungato, potrebbe indicare problemi come disidratazione o altre condizioni che richiedono attenzione veterinaria.

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Curiosità

SAI PERCHE’… si forma la schiuma sulle onde del mare?

La formazione della schiuma al mare è un fenomeno complesso influenzato da diversi fattori fisici e chimici. Ecco una spiegazione dettagliata su come si forma la schiuma:

  1. Bolle d’aria e tensione superficiale: Quando le onde del mare si agitano, inglobano aria formando piccole bolle. Queste bolle risalgono in superficie a causa della loro minore densità rispetto all’acqua circostante. La tensione superficiale dell’acqua, una proprietà dei liquidi che tende a minimizzare la superficie esposta all’aria, gioca un ruolo fondamentale nella formazione e nella stabilità delle bolle.
  2. Ruolo dei tensioattivi: Le bolle d’aria sono circondate da una sottile pellicola d’acqua che contiene tensioattivi naturali, come le proteine e altri composti organici rilasciati da organismi marini. Questi tensioattivi abbassano la tensione superficiale, rendendo più elastica la pellicola d’acqua che avvolge le bolle. Ciò impedisce alle bolle di rompersi facilmente, favorendo l’aggregazione delle bolle stesse in una schiuma.
  3. Condizioni climatiche e composizione dell’acqua: La formazione della schiuma può variare notevolmente a seconda delle condizioni ambientali e della composizione chimica dell’acqua di mare. La presenza di sostanze organiche come proteine, carboidrati e altri composti biologici influisce sulla persistenza e sulla densità della schiuma.
  4. Influenza delle onde e del vento: Onde alte e venti forti aumentano l’ingresso di aria nell’acqua, promuovendo la formazione di bolle e quindi di schiuma più abbondante. L’energia meccanica delle onde che si infrangono contribuisce anche a stabilizzare le bolle attraverso l’azione dei tensioattivi presenti.
  5. Fattori ambientali: Non sempre la schiuma è generata solo da processi naturali. L’inquinamento, come residui industriali o scarichi delle navi, può anche agire come tensioattivo, contribuendo alla formazione di una schiuma persistente ma non necessariamente naturale.

In conclusione, la schiuma marina è un fenomeno naturale complesso legato alla dinamica delle onde, alla presenza di tensioattivi naturali e alla composizione dell’acqua di mare. Una schiuma abbondante e persistente spesso è segno di una elevata attività oceanica, ma è importante considerare anche l’eventuale influenza dell’inquinamento nelle aree costiere.

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