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Cronaca

Superbonus | Scattano i controlli a tappeto in tutta Italia: un solo errore e si deve rimborsare tutto

Si apre una nuova era nei controlli del superbonus, ora che è finita l’epoca della cessione del credito e dello sconto in fattura. L’obiettivo è chiaro: verificare l’80% dei 219 miliardi di euro di “debiti fiscali” accumulati dall’amministrazione pubblica. Già dai primi controlli sono emerse truffe legate alle ristrutturazioni per un totale di 16 miliardi di euro. Ora il governo mira a individuarne altre per limitare i danni.

Per garantire la regolarità delle agevolazioni fiscali, saranno istituite task force di controllo, considerando la complessità delle norme e il rischio di incorrere in irregolarità e perdere i benefici ottenuti. Ma quali sono le conseguenze di tali irregolarità?

Il ministro dell’Economia, Giorgetti, ha definito il superbonus “un disastro”, sottolineando che su un montante di 219 miliardi di crediti edilizi, “c’era qualcosa che non andava”. Questo importo equivale a otto volte i finanziamenti del Pnrr per l’Italia. L’operazione di verifica ha già portato alla cancellazione o al sequestro di crediti per 16 miliardi di euro, ma si prevedono ulteriori controlli per prevenire ulteriori frodi.

L’Agenzia delle entrate, insieme ad altre istituzioni, si occuperà di questi controlli, verificando sia la documentazione presentata sia gli edifici stessi. L’Agenzia comunicherà l’avvio delle procedure di controllo ai beneficiari tramite raccomandata o PEC.

Se i controlli rivelano irregolarità, i beneficiari rischiano la perdita del beneficio fiscale e potrebbero dover rimborsare l’importo corrispondente alla detrazione d’imposta non spettante, maggiorato di interessi e sanzioni. Ci saranno anche controlli incrociati con il catasto per individuare eventuali abusi edilizi.

Inoltre, sono in corso controlli sui cantieri finanziati con i fondi del Pnrr, con particolare attenzione all’efficienza energetica e alla regolarità dei lavori. Le ispezioni coinvolgeranno diverse regioni e migliaia di cantieri, al fine di garantire la corretta utilizzazione dei fondi e la qualità delle opere realizzate.

Cronaca

Messina | Collaborazione tra Guardia di Finanza e Ente Regionale per il Diritto allo Studio

GdF Messina

Oggi, presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, è stato firmato un significativo Protocollo d’intesa tra il Colonnello t.SPEF Girolamo Franchetti e il Funzionario Direttore Andrea Carmelo D’Aliberti, presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario.

Questo accordo, che avrà validità per tre anni, è parte di un’iniziativa nazionale promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Associazione Nazionale degli Organismi del Diritto allo Studio e il Comando Generale della Guardia di Finanza.

L’intesa mira a migliorare la cooperazione tra le due istituzioni, con l’obiettivo di prevenire e contrastare le irregolarità legate alla gestione delle borse di studio e degli alloggi per studenti universitari. In questo contesto, l’accordo si propone di garantire un utilizzo appropriato delle risorse destinate al diritto allo studio, proteggendo così gli interessi della collettività.

Inoltre, il protocollo prevede la possibilità di organizzare incontri e corsi di aggiornamento per il personale coinvolto, al fine di sviluppare procedure operative più efficaci. Questo passo sottolinea l’impegno congiunto della Guardia di Finanza e dell’Ente Regionale di Messina nel garantire il sostegno a studenti meritevoli, contrastando attivamente comportamenti illeciti che potrebbero compromettere l’accesso a questi fondi essenziali.

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Cronaca

Pistoia | Imprenditore di Montecatini truffato nel tentativo di acquisto di auto usate

GdF Pistoia

La Guardia di Finanza di Montecatini Terme ha recentemente messo a segno un importante intervento contro le frodi commerciali, sequestrando oltre 72.500 euro che rappresentano il frutto di una serie di truffe. Le operazioni sono state avviate a seguito della denuncia presentata da un imprenditore locale, che nel mese di agosto aveva versato un cospicuo acconto per l’acquisto di autovetture usate, rimasto poi in contatto con una falsa rappresentante di una società di vendite.

Le indagini, condotte con attenzione e professionalità, hanno portato all’individuazione di una donna di 36 anni originaria di Padova, sospettata di essere la mente di questa truffa. I fondi sequestrati erano destinati a essere trasferiti all’estero, ma grazie all’intervento tempestivo delle Fiamme Gialle, è stato possibile interrompere il processo e recuperare la somma.

Le autorità sottolineano l’importanza di segnalare comportamenti sospetti e avvertono i cittadini di prestare attenzione quando si impegnano in transazioni online, specialmente in ambiti come quello automobilistico, dove i raggiri sono purtroppo in aumento. Le indagini continuano per chiarire l’intero giro di truffe e identificare eventuali ulteriori vittime.

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Cronaca

Chiara Ferragni sotto inchiesta, chiuse le indagini: truffa aggravata

Le indagini nei confronti di Chiara Ferragni e di altri soggetti coinvolti in una presunta truffa aggravata si sono concluse, con la Procura di Milano che si prepara a richiedere il processo. Al centro dell’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ci sono accuse di pubblicità ingannevole relative alla vendita di prodotti come il pandoro ‘Pink Christmas’ e le uova di Pasqua, avvenute tra il 2021 e il 2022.

Secondo gli inquirenti, le pratiche commerciali avrebbero mascherato aumenti di prezzo con iniziative benefiche, ingannando i consumatori. Chiara Ferragni, insieme al suo ex collaboratore Fabio Damato e ai rappresentanti delle aziende produttrici, è accusata di aver contribuito alla pianificazione di comunicazioni ingannevoli.

Gli avvocati di Ferragni hanno dichiarato che la vicenda non presenta profili penali e che le questioni sollevate sono già state affrontate in precedenti contesti legali. Hanno espresso fiducia nel lavoro della magistratura, auspicando una rapida risoluzione che possa dimostrare l’innocenza della loro assistita.

Secondo la Procura, il profitto illecito derivante dalle vendite contestate ammonterebbe a oltre 2,2 milioni di euro. La chiusura delle indagini segna un momento cruciale in un caso che ha attirato l’attenzione mediatica e sollevato interrogativi sul mondo della pubblicità e della vendita online.

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