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Cronaca

Genova | Presa la banda dei ladri dei vip, bottino da 1 milione

La Squadra Mobile ha fatto scattare le manette questa mattina per due uomini albanesi, rispettivamente di 38 e 35 anni, appena dopo aver commesso un furto nel quartiere residenziale di Albaro. I due sono stati fermati con un bottino considerevole: nell’auto che guidavano sono stati rinvenuti 180mila euro in contanti e una somma superiore ai 700mila euro tra gioielli e orologi di lusso.

L’intervento delle forze dell’ordine non si è fermato qui. Durante la perquisizione del box dell’appartamento in cui i due soggiornavano, situato a Marassi, gli agenti hanno rinvenuto ulteriori gioielli provenienti da almeno altri tre appartamenti. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, uno dei due malviventi è rimasto all’interno dell’auto mentre l’altro è penetrato nell’appartamento di un imprenditore, da cui ha asportato una cassaforte contenente gioielli con diamanti e pietre preziose, oltre a una pregiata collezione di orologi Rolex e altri orologi di valore. Nel veicolo sono stati trovati anche strumenti da scasso, tra cui un flessibile e altri arnesi.

I due individui sarebbero gli autori dei furti avvenuti nella notte di sabato, sia in via Gobetti (dove sono stati trafugati due Rolex e 10 mila euro in contanti) che in via San Martino. Gli inquirenti ipotizzano che i due malviventi abbiano pianificato attentamente i loro colpi, studiando le abitudini delle vittime da colpire al fine di agire indisturbati. In tutti i casi, infatti, i proprietari delle abitazioni svaligiate erano assenti, trovandosi in montagna per una settimana bianca.

Uno dei ladri risiede da tempo a Genova, mentre il secondo sembra essere un trasfertista arrivato dall’Albania esclusivamente per commettere i furti, per poi fuggire dalla città. Dopo l’arresto, le indagini proseguono per verificare se la coppia possa essere responsabile di altri furti in appartamenti avvenuti nelle ultime settimane.

Campania

Montecalvo Irpino (AV) | Sequestro di opificio e terreni: indagini per Bancarotta Fraudolenta

Nella giornata di ieri, la Compagnia della Guardia di Finanza di Ariano Irpino ha eseguito un’ordinanza di sequestro preventivo emessa dal Tribunale di Benevento. Soggetti a sequestro sono stati un opificio industriale ubicato ad Ariano Irpino e due terreni situati a Montecalvo Irpino. Questi beni sono considerati il frutto di attività illecite legate a un caso di bancarotta fraudolenta.

Le indagini hanno avuto origine dalle relazioni fornite dalla curatela fallimentare della società coinvolta, operante nel settore della produzione di conglomerati cementizi, dichiarata fallita nel 2021. Le ricerche condotte dagli investigatori hanno rivelato una serie di operazioni commerciali dannose per il patrimonio dell’azienda, con un passivo complessivo stimato di quasi 3 milioni di euro. Tra le transazioni in questione spicca la vendita dell’opificio e dei terreni a favore di un’altra impresa del settore, avvenuta poco prima della richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo, poi rigettata.

Il provvedimento del Tribunale è scaturito da un appello della Procura di Benevento, dopo una prima decisione del G.I.P. che aveva limitato il sequestro alle sole somme di denaro. L’attuale ordinanza ha quindi esteso le misure cautelari ai beni immobili, riconoscendo l’esistenza di presupposti sufficienti. Le indagini continuano, e le persone coinvolte sono considerate innocenti fino a eventuale condanna definitiva.

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Cronaca

Brindisi | Scoperta associazione a delinquere: sette indagati per frodi e inquinamento ambientale

La Procura della Repubblica di Brindisi ha recentemente concluso un’importante indagine che ha portato alla luce una rete criminale coinvolta in reati di frode, attentato alla sicurezza dei trasporti e inquinamento ambientale. Sette persone e due società, attive nel settore aerospaziale, sono stati messi sotto accusa per aver perpetrato attività illecite ai danni di colossi come Leonardo e Boeing.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Brindisi, hanno rivelato che gli amministratori delle due aziende hanno utilizzato materiali non conformi per la produzione di componenti aeronautiche, compromettendo così la sicurezza degli aerei. In particolare, è stato accertato l’uso di titanio di qualità inferiore e leghe di alluminio non appropriate, con conseguenze potenzialmente gravi per l’integrità strutturale dei velivoli.

Parallelamente, un altro filone investigativo ha rivelato l’inquinamento di terreni nella zona industriale di Brindisi, dove sostanze chimiche pericolose sono state illecitamente sversate. Grazie all’intervento della Polizia di Stato, sono stati sequestrati numerosi contenitori di rifiuti tossici, evidenziando gravi violazioni ambientali da parte degli indagati.

Le indagini hanno coinvolto anche autorità statunitensi, grazie a un coordinamento internazionale che ha facilitato l’analisi dei componenti aeronautici non conformi e ha confermato il rischio per la sicurezza dei voli. I dettagli emersi dall’inchiesta pongono interrogativi sulla gestione delle forniture nel settore aerospaziale e sull’impatto ambientale delle attività industriali nella regione.

Le forze dell’ordine stanno ora portando avanti le notifiche agli indagati, mentre la Procura continua a monitorare la situazione. La presunzione di innocenza resta valida fino a un eventuale processo.

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Cronaca

Lecce | Operazione contro la pirateria audiovisiva: quattro persone denunciate

Le forze della Guardia di Finanza di Lecce hanno portato a termine un’importante indagine contro la pirateria audiovisiva, rivelando un sofisticato sistema di frode operato da quattro individui. Questi soggetti gestivano un servizio di streaming illegale, comunemente noto come “pezzotto”, attraverso il quale venivano diffusi contenuti protetti senza autorizzazione.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica locale e condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno svelato che il principale indagato operava come rivenditore non autorizzato di servizi di pay-TV, offrendo accesso a contenuti criptati di piattaforme come Sky, Netflix e Dazn. Gli utenti finali, ignari dell’illegalità del servizio, pagavano somme significativamente inferiori rispetto ai costi ufficiali, ricaricando carte prepagate associate agli indagati.

L’operazione ha portato alla luce un giro d’affari illecito di oltre 500.000 euro, con proventi utilizzati per acquistare beni immobili e mobili al fine di nascondere la loro origine illecita. Su richiesta del Giudice per le Indagini Preliminari, sono stati sequestrati cinque beni immobili e due autovetture, compresa una d’epoca, riconducibili al principale indagato.

Le accuse mosse comprendono violazioni della legge sulla protezione dei diritti d’autore e autoriciclaggio. Le indagini sono ancora in fase preliminare, e la responsabilità degli indagati sarà confermata solo in seguito a una sentenza definitiva. Questa operazione evidenzia l’impatto negativo della pirateria audiovisiva, che rappresenta un’attività altamente redditizia per le organizzazioni criminali e comporta gravi danni all’economia legittima.

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