Cronaca
Palermo | 6 arresti e sequestro di 30 milioni di euro per bancarotta, riciclaggio e corruzione
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e della Compagnia di Sciacca hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale locale, su richiesta della Procura della Repubblica. Sei persone sono state colpite dalla misura interdittiva che vieta loro di esercitare attività imprenditoriali e professionali, nonché di ricoprire incarichi direttivi in persone giuridiche o imprese.
Gli indagati sono accusati di reati quali associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Il G.I.P. ha disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro, tra cui disponibilità finanziarie e tre società immobiliari. Due di queste sono proprietarie della nota struttura turistico-alberghiera “Torre Macauda” a Sciacca, Agrigento.
Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati 50 militari della Guardia di Finanza di Palermo e Agrigento.
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo (G.I.C.O.) con l’ausilio della Compagnia di Sciacca, hanno rivelato complesse operazioni finanziarie volte alla distrazione di ingenti somme dalle società proprietarie del complesso ricettivo, causandone il dissesto e fallimento.
Gli imprenditori indagati, in accordo con dirigenti e consulenti di una banca nazionale, avrebbero riciclato denaro per riacquistare la struttura all’asta esecutiva. Le indagini hanno individuato due fasi: l’acquisto di un credito bancario di 28 milioni di euro per soli 4 milioni, usando fondi sottratti alle società fallite; e il riacquisto della struttura per 8 milioni, non completamente pagati, con falsi attestati di pagamento da parte di dirigenti bancari.
Questi dirigenti avrebbero anche gestito i conti correnti usati per far transitare le somme distratte, omettendo le segnalazioni obbligatorie previste dalla normativa antiriciclaggio (d.lgs. 231/2007).
Secondo l’accusa, il sodalizio criminale sarebbe così rientrato in possesso della struttura, libera da ipoteche, e la banca avrebbe monetizzato un credito difficilmente recuperabile.
Le indagini hanno inoltre rivelato gravi violazioni della normativa antiriciclaggio da parte della banca, che non avrebbe predisposto modelli organizzativi idonei a prevenire i reati di riciclaggio, configurando una responsabilità amministrativa ai sensi del d.lgs. 231/2001.
Inoltre, è emerso un tentativo di truffa ai danni dello Stato per ottenere un finanziamento pubblico di 1,8 milioni di euro per sviluppare attività ricettive, e un caso di corruzione che coinvolge un Pubblico Ufficiale in cambio dell’assunzione del figlio, per favorire un imprenditore nei lavori di messa in sicurezza di un costone roccioso.
L’operazione evidenzia l’impegno della Guardia di Finanza, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Palermo, nel contrastare l’illegalità economico-finanziaria, garantendo la tutela dei cittadini e delle imprese oneste.
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