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Calabria

Cosenza | Rdc: maxi truffa del Caf che gestiva gli illeciti, arrestato titolare


Una rete dedicata alla produzione fraudolenta di Redditi di Cittadinanza è stata smascherata nel cuore di Cosenza, operante all’interno di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF). La Finanza ha scoperto questa “fabbrica” e ha arrestato il titolare, mentre il consulente è stato sottoposto a custodia cautelare per ordine del gip della città bruzia, su richiesta del procuratore capo Mario Spagnuolo, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato. L’inchiesta, condotta dal colonnello Giuseppe Dell’Anna, ha utilizzato approfondite analisi di dati economici, indagini tecniche, accertamenti documentali e bancari, attività di osservazione e perquisizione.

Le Fiamme Gialle bruzie hanno scoperto che il CAF, in modo massivo, acquisiva documenti di identità di residenti all’estero per avviare pratiche relative a Reddito di Cittadinanza, Reddito di Emergenza ed assegni familiari. Le persone coinvolte, prive dei requisiti per ottenere tali benefici, ricevevano denaro attraverso money transfer, con una parte flussata al CAF come corrispettivo. Il CAF, nelle richieste di sussidio, utilizzava residenze fittizie, indicava false utenze telefoniche e presentava modelli ISEE falsi o viziati. In alcuni casi, documenti venivano inviati all’estero per la successiva elaborazione delle pratiche in Italia. Un ufficio postale nell’hinterland cosentino è stato individuato per il ritiro di carte del Reddito di Cittadinanza. Le attività, supportate dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, hanno rivelato soggetti economici nella Provincia di Cosenza che monetizzavano flussi finanziari delle carte illegalmente ottenute, con una ditta individuale che agiva come cash point con oltre € 500.000 di operazioni registrate. La frode, che coinvolge oltre 900 persone di origine comunitaria ed extracomunitaria, ha generato indebiti proventi superiori a € 3.000.000 nel periodo 2019-2022. Attraverso una rogatoria internazionale, è emerso che un cittadino rumeno, familiare di uno degli indagati, pur beneficiando del sussidio statale, gestiva un’azienda agricola operativa in Romania con un volume d’affari superiore a € 150.000.

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