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Curiosità

SAI CHE… Il gioco della Briscola ha un legame con i francesi?

La briscola è senza dubbio uno dei giochi di carte più amati in Italia, radicato nelle tradizioni di molte regioni e al centro di sfide tra amici e familiari. Tuttavia, nonostante la sua diffusione e popolarità, le origini di questo gioco non sono così italiane come molti potrebbero pensare. Sebbene oggi sia considerato parte del patrimonio ludico nazionale, la briscola potrebbe avere un passato francese che sfida la nostra idea di autenticità.

Il primo riferimento documentato alla briscola risale al XIX secolo, quando viene citata nel 1828, e solo decenni dopo, con l’opera di Gioacchino Belli, comincia a emergere nel contesto letterario italiano. Ma c’è un dettaglio che potrebbe disturbare i giocatori più patriottici: il nome del gioco sembra derivare dal termine francese “Brisque”, legato a un gioco di carte in cui la raccolta di ori aveva un ruolo centrale. Questa somiglianza linguistica e concettuale mette in dubbio l’origine puramente italiana del gioco.

Anche alcune delle regole della briscola sembrano avere influenze esterne. Ad esempio, l’importanza del 3, che nella scala gerarchica delle carte è subito sotto l’asso, non è una caratteristica originaria italiana. In alcune regioni, come Piemonte e Lombardia, ci sono variazioni che ulteriormente suggeriscono una contaminazione culturale, forse proveniente dalla Francia o da altri contesti europei.

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Curiosità

SAI CHE… Scoperta Archeologica è stata fatta durante degli scavi in Danimarca?

In un recente intervento di elettrificazione di una linea ferroviaria sull’isola di Lolland, Danimarca, un gruppo di archeologi ha fatto un ritrovamento che riscrive la storia delle società neolitiche locali. Durante gli scavi, è emersa una cantina di pietra, risalente a oltre 5.000 anni fa, offrendo uno sguardo affascinante sulla vita quotidiana degli antichi abitanti della regione.

Situato vicino al villaggio di Eskilstrup, il sito, noto come Nygårdsvej 3, ha rivelato non solo la cantina, ma anche i resti di due abitazioni sovrapposte, insieme a varie buche di palo e fosse. Questo tipo di cantina, appartenente alla Cultura del Vaso Imbutiforme, suggerisce che le prime comunità agricole dell’Europa settentrionale avessero sviluppato tecniche costruttive avanzate per conservare il cibo, dimostrando un notevole grado di organizzazione sociale e capacità di adattamento.

La cantina, le cui dimensioni sono di circa 2 metri per 1,5 e situata a 40 centimetri sotto la superficie, non è simile ad altre strutture neolitiche spesso associate a pratiche funerarie. Piuttosto, la sua funzione pratica sembra essere quella di conservare alimenti, come testimoniano anche i resti di ossa bruciate rinvenuti al suo interno.

In aggiunta alla cantina, è emerso un complesso sistema di recinzioni lungo 30 metri, probabilmente destinato a delimitare terreni o ospitare animali, dimostrando ulteriormente la complessità delle comunità neolitiche che abitavano questa parte della Danimarca. Questo straordinario ritrovamento non solo arricchisce la nostra comprensione del neolitico danese, ma testimonia anche l’ingegnosità e la stabilità degli insediamenti antichi.

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Curiosità

SAI CHE… Cos’è Panopticon?

Durante il periodo dell’Illuminismo, si affermarono principi fondamentali che hanno influenzato profondamente le nostre società moderne, come i diritti umani e la condanna della pena di morte, promossa da pensatori come Cesare Beccaria. Tuttavia, emersero anche idee inquietanti, tra cui quella del Panopticon, una prigione progettata dal filosofo Jeremy Bentham.

Il concetto alla base del Panopticon si ispira alla figura mitologica di Argo Panoptes, un gigante con numerosi occhi, concepito per sorvegliare i detenuti senza che essi potessero percepirne la presenza. L’architettura del carcere doveva richiamare quella di un teatro greco, con una torre centrale per i carcerieri e celle disposte in circolo, consentendo una sorveglianza continua.

Bentham pensava che un solo carceriere, situato nella torre, potesse controllare tutti i prigionieri. Questa idea fu testata nella sua fabbrica, dove i detenuti lavoravano, dimostrando la fattibilità del progetto. Diverse carceri furono costruite seguendo questo modello, inclusa quella dell’Isola di Santo Stefano in Italia, che oggi è considerata tra le più sinistre.

Il Panopticon ha ispirato pensatori del Novecento, come Michel Foucault e George Orwell, il quale intuì il potenziale della tecnologia di diffondere una sorveglianza capillare nella società. Nel suo romanzo “1984”, Orwell esplora le implicazioni di un controllo totale, evidenziando come questo concetto possa estendersi oltre il carcere, influenzando l’intera società.

Tuttavia, il Panopticon presenta anche notevoli svantaggi. Il numero limitato di carcerieri può generare stress e ansia, poiché la loro posizione comporta il timore di insurrezioni. Inoltre, questo sistema oppressivo alimenta la paura e il risentimento tra i detenuti, portando a una maggiore violenza e conflitto all’interno della struttura. La visione di Bentham, pur affascinante, rivela i lati oscuri di un approccio al controllo e alla punizione che, anziché riabilitare, perpetua un ciclo di oppressione e conflitto.

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Curiosità

SAI CHE… Nel tuo spazzolino vivono dei virus?

Negli ultimi anni, l’igiene orale è diventata una priorità per molti, con la maggior parte di noi che si lava i denti regolarmente per prevenire carie e alitosi. Tuttavia, pochi sono consapevoli di un aspetto inquietante legato a uno degli oggetti più utilizzati nella nostra routine quotidiana: lo spazzolino da denti.

Recenti ricerche condotte dalla Northwestern University hanno rivelato che gli spazzolini possono ospitare una sorprendente varietà di virus e batteri. Questo fenomeno si spiega con il fatto che le setole degli spazzolini offrono un ambiente ideale per la proliferazione di microrganismi, grazie alla loro umidità e alla presenza di nutrienti derivanti dalla nostra bocca. Infatti, gli scienziati hanno scoperto che le setole possono contenere fino a 600 specie virali, creando un ecosistema complesso e potenzialmente pericoloso.

Non solo gli spazzolini, ma anche i soffioni della doccia possono rappresentare un rischio per la salute, contenendo numerosi microrganismi. È importante sottolineare, però, che non tutti questi batteri e virus sono dannosi; molti di essi sono innocui e alcuni addirittura utili per la nostra salute. Per ridurre il rischio di infezioni, è consigliato cambiare lo spazzolino ogni 3-4 mesi e, se si desidera, utilizzare soluzioni naturali come l’aceto per una pulizia più approfondita.

In sintesi, mantenere una buona igiene orale è fondamentale, ma è altrettanto importante essere consapevoli della presenza di microrganismi nel nostro spazzolino e adottare misure preventive per garantire la nostra salute.

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