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Storie

Elizabeth Woodville: la Regina Bianca che sfidò la Guerra delle Due Rose

Elizabeth Woodville, figura affascinante e controversa, è passata alla storia come la “Regina Bianca” per il suo ruolo centrale nella Guerra delle Due Rose, una delle lotte di potere più feroci e complesse della storia inglese. Nata nel 1437, Elizabeth proveniva da una famiglia nobile, ma non regale: suo padre, Richard Woodville, era un conte, e sua madre, Jacquetta di Lussemburgo, una nobildonna di origini prestigiose. Nonostante queste radici, il suo matrimonio con il re Edoardo IV fu un evento straordinario e inaspettato.

Vedova di John Grey, un sostenitore dei Lancaster, Elizabeth riuscì a conquistare il cuore di Edoardo IV, appartenente alla fazione rivale degli York. La loro unione, segretamente avvenuta, provocò forti tensioni a corte, specialmente da parte di nobili potenti come il conte di Warwick, che aveva piani diversi per il matrimonio del re. La situazione politica si complicò ulteriormente con l’ascesa della famiglia di Elizabeth, favorendo i suoi parenti e scatenando rivalità interne.

Elizabeth e Edoardo ebbero dieci figli, tra cui i celebri “Principi nella Torre”, i giovani Edoardo V e Riccardo di York, che furono imprigionati e probabilmente assassinati dallo zio, Riccardo di Gloucester, il quale usurpò il trono come Riccardo III. Dopo la morte di Edoardo IV, Elizabeth perse il potere e dovette rifugiarsi nell’Abbazia di Westminster, mentre cercava di proteggere i suoi figli.

Determinata a vendicare i torti subiti e a garantire un futuro migliore per i suoi discendenti, Elizabeth si alleò con Henry Tudor e Margaret Beaufort. Grazie alla vittoria di Henry nella Battaglia di Bosworth Field, che pose fine alla dinastia dei Plantageneti, i Tudor salirono al potere. Henry sposò Elizabeth di York, figlia di Elizabeth Woodville, unendo simbolicamente le due fazioni in guerra.

Ritiratasi negli ultimi anni della sua vita in un convento, Elizabeth Woodville morì nel 1492, lasciando un segno indelebile nella storia inglese come una regina che seppe navigare tra complotti, tradimenti e battaglie per il bene della sua famiglia.

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Il Destino di Soraya: da Schiava Cristiana a Sultana dell’Alhambra

Nel cuore del regno di Granada, tra le sontuose pareti dell’Alhambra, si consumò una delle storie più affascinanti e tormentate dell’epoca medievale. Isabel, una giovane castigliana catturata durante un’incursione musulmana, passò dall’essere una semplice pastorella alla posizione di concubina e, infine, di sposa del sultano Muley Hacen. Dopo la sua conversione all’Islam, adottò il nome di Soraya, diventando una figura chiave all’interno della corte.

L’amore del sultano per Soraya portò però a una crisi interna: Aisha, moglie legittima e madre dei suoi eredi, fu ripudiata, scatenando una lotta per il potere che avrebbe avuto conseguenze devastanti. Aisha, discendente del Profeta Maometto, godeva del supporto del popolo e della nobiltà, il che rese la sua esclusione una mossa politica pericolosa.

Con la morte di Muley Hacen, il figlio di Aisha salì al trono, segnando l’inizio di un periodo di guerra civile che indebolì ulteriormente il regno di Granada, proprio mentre i sovrani cristiani avanzavano nella loro riconquista. Soraya, rimasta vedova, rifiutò ogni proposta di protezione, rimanendo fedele alla memoria del marito, ma con la caduta dell’Alhambra nel 1492, la sua vita cambiò ancora una volta. Ricondotta in Castiglia, Soraya si riconvertì al cristianesimo, tornando a essere Isabel, una figura simbolica del conflitto e dell’incontro tra due mondi opposti.

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Storie

l Silenzioso Lavoro degli Scriptoria Medievali: Copisti e Miniaturisti nel Cuore dei Monasteri

Lo scriptorium medievale, presente nei monasteri, rappresentava il fulcro dell’attività letteraria e artistica del Medioevo, un luogo dove la trasmissione del sapere avveniva attraverso un lavoro minuzioso e collettivo. Qui, due figure chiave collaboravano per dar vita ai testi: i copisti e i miniaturisti. I copisti, noti anche come amanuensi, si dedicavano alla riproduzione dei manoscritti, spesso guidati dall’armarius, una sorta di precursore del bibliotecario moderno, che dettava loro i testi da trascrivere. Accanto a loro operavano i miniaturisti, artisti incaricati di abbellire le pagine con iniziali e decorazioni elaborate, utilizzando pigmenti preziosi come l’oro e l’argento.

Questo lavoro artigianale richiedeva non solo grande abilità, ma anche dedizione e pazienza. Le opere prodotte negli scriptoria non erano solo testi religiosi, ma veri capolavori di arte sacra, destinati a essere conservati nei monasteri e nelle cattedrali, simboli del potere e della cultura della Chiesa. Con il passare del tempo, tuttavia, il ruolo delle biblioteche e del libro cambiò radicalmente, favorendo una diffusione più ampia del sapere, che culminò con l’epoca illuministica. Tuttavia, gli scriptoria rimasero testimoni silenziosi di un’epoca in cui la cultura si tramandava attraverso il lento e paziente lavoro delle mani.

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Andrea Gritti: Il Mercante donnaiolo spia di Venezia e Costantinopoli

Andrea Gritti, figura emblematicamente affascinante del XVI secolo, ha attraversato il ponte culturale tra Venezia e Costantinopoli, contribuendo in modo significativo allo sviluppo delle rotte commerciali tra le due città. Figlio di una famiglia di mercanti, Gritti si distinse non solo per il suo acume negli affari, ma anche per le sue avventure amorose e le sue abilità diplomatiche.

Fin da giovane, Gritti nutrì un forte interesse per il vasto impero ottomano, approfondito durante gli anni di studio all’Università di Padova e attraverso le esperienze accumulate nelle ambascerie europee, sotto la guida del nonno. Questa formazione gli permise di stabilire relazioni importanti, come quella con Ahmed Pascià, un influente visir ottomano. Tale amicizia non solo gli garantì vantaggi economici, ma gli consentì anche di affermarsi tra i mercanti veneziani in Costantinopoli.

Tuttavia, la vita di Gritti non fu priva di scandali. Un episodio chiave della sua vita lo vide coinvolto in una storia d’amore con la moglie di un mercante genovese, che lo portò ad affrontare gravi accuse. Per discolparsi, Gritti si trovò costretto a versare una cospicua somma alle autorità ottomane per liberare l’uomo ingiustamente incarcerato, rinunciando così all’amore della donna che aveva tanto desiderato.

Nonostante la fama di donnaiolo, Gritti ebbe quattro figli con una donna greca, consolidando il suo legame con il mondo commerciale e culturale di Costantinopoli. Dopo la morte della compagna, il mercante tornò a Venezia, dove sposò Benedetta Vendramin, ma il destino gli riservò un ulteriore lutto, poiché anche Benedetta morì durante il parto.

Nonostante le avversità, Andrea Gritti continuò a prosperare nel suo campo, tornando a Costantinopoli durante la guerra veneto-ottomana per riprendere la sua attività commerciale. La sua vita, segnata da intrighi, successi e tragedie, culminò nel 1523 quando divenne Doge di Venezia, un titolo che coronava un percorso ricco di sfide e conquiste, rendendolo una figura storica di grande rilevanza.

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