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Storie

Castel del Monte: Un Gioiello Architettonico tra Storia e Mistero

Immerso nell’incantevole paesaggio delle Murge settentrionali in Puglia, a un’altitudine di 539 metri, si erge Castel del Monte, un castello che affascina per la sua unicità e per l’aura di mistero che lo circonda. Questo straordinario esempio di architettura medievale è stato voluto da uno dei sovrani più emblematici della storia europea: Federico II di Svevia, noto anche come lo Stupor Mundi. La sua figura, ricca di titoli e onorificenze, riflette l’ambizione e la grandezza di un’epoca in cui il potere si intrecciava con la cultura.

Costruito tra il 1240 e il 1250, Castel del Monte rappresenta un perfetto connubio di arte e ingegneria. La sua struttura ottagonale e i dettagli architettonici, intrisi di simbolismo, sono frutto di una concezione innovativa che ha fatto discutere storici e architetti nel corso dei secoli. Alcuni sostengono che il progetto sia stato realizzato da Riccardo da Lentini, mentre altri ipotizzano che fosse lo stesso Federico II a curarne la progettazione, ispirato dagli insegnamenti del celebre matematico Leonardo Fibonacci. È noto, infatti, che l’incontro tra i due ha portato all’uso di proporzioni matematiche e alla sezione aurea, visibile in molte parti del castello.

Tuttavia, nonostante la sua bellezza indiscutibile, Castel del Monte porta con sé una serie di interrogativi rimasti irrisolti: la sua costruzione fu completata prima della morte di Federico II nel 1250? Quale fu il vero scopo di questa maestosa opera? La mancanza di documenti storici certi alimenta il fascino di questo luogo, rendendolo oggetto di studi e speculazioni.

Dal 1986, Castel del Monte è stato inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, confermandosi come uno dei siti storici e artistici più visitati d’Italia. I visitatori sono attratti non solo dalla bellezza architettonica, ma anche dalla ricchezza di storia e simbolismo che caratterizza questo castello, un autentico tesoro della cultura europea che continua a raccontare storie di grandezza e mistero.

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Il Destino di Soraya: da Schiava Cristiana a Sultana dell’Alhambra

Nel cuore del regno di Granada, tra le sontuose pareti dell’Alhambra, si consumò una delle storie più affascinanti e tormentate dell’epoca medievale. Isabel, una giovane castigliana catturata durante un’incursione musulmana, passò dall’essere una semplice pastorella alla posizione di concubina e, infine, di sposa del sultano Muley Hacen. Dopo la sua conversione all’Islam, adottò il nome di Soraya, diventando una figura chiave all’interno della corte.

L’amore del sultano per Soraya portò però a una crisi interna: Aisha, moglie legittima e madre dei suoi eredi, fu ripudiata, scatenando una lotta per il potere che avrebbe avuto conseguenze devastanti. Aisha, discendente del Profeta Maometto, godeva del supporto del popolo e della nobiltà, il che rese la sua esclusione una mossa politica pericolosa.

Con la morte di Muley Hacen, il figlio di Aisha salì al trono, segnando l’inizio di un periodo di guerra civile che indebolì ulteriormente il regno di Granada, proprio mentre i sovrani cristiani avanzavano nella loro riconquista. Soraya, rimasta vedova, rifiutò ogni proposta di protezione, rimanendo fedele alla memoria del marito, ma con la caduta dell’Alhambra nel 1492, la sua vita cambiò ancora una volta. Ricondotta in Castiglia, Soraya si riconvertì al cristianesimo, tornando a essere Isabel, una figura simbolica del conflitto e dell’incontro tra due mondi opposti.

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Elizabeth Woodville: la Regina Bianca che sfidò la Guerra delle Due Rose

Elizabeth Woodville, figura affascinante e controversa, è passata alla storia come la “Regina Bianca” per il suo ruolo centrale nella Guerra delle Due Rose, una delle lotte di potere più feroci e complesse della storia inglese. Nata nel 1437, Elizabeth proveniva da una famiglia nobile, ma non regale: suo padre, Richard Woodville, era un conte, e sua madre, Jacquetta di Lussemburgo, una nobildonna di origini prestigiose. Nonostante queste radici, il suo matrimonio con il re Edoardo IV fu un evento straordinario e inaspettato.

Vedova di John Grey, un sostenitore dei Lancaster, Elizabeth riuscì a conquistare il cuore di Edoardo IV, appartenente alla fazione rivale degli York. La loro unione, segretamente avvenuta, provocò forti tensioni a corte, specialmente da parte di nobili potenti come il conte di Warwick, che aveva piani diversi per il matrimonio del re. La situazione politica si complicò ulteriormente con l’ascesa della famiglia di Elizabeth, favorendo i suoi parenti e scatenando rivalità interne.

Elizabeth e Edoardo ebbero dieci figli, tra cui i celebri “Principi nella Torre”, i giovani Edoardo V e Riccardo di York, che furono imprigionati e probabilmente assassinati dallo zio, Riccardo di Gloucester, il quale usurpò il trono come Riccardo III. Dopo la morte di Edoardo IV, Elizabeth perse il potere e dovette rifugiarsi nell’Abbazia di Westminster, mentre cercava di proteggere i suoi figli.

Determinata a vendicare i torti subiti e a garantire un futuro migliore per i suoi discendenti, Elizabeth si alleò con Henry Tudor e Margaret Beaufort. Grazie alla vittoria di Henry nella Battaglia di Bosworth Field, che pose fine alla dinastia dei Plantageneti, i Tudor salirono al potere. Henry sposò Elizabeth di York, figlia di Elizabeth Woodville, unendo simbolicamente le due fazioni in guerra.

Ritiratasi negli ultimi anni della sua vita in un convento, Elizabeth Woodville morì nel 1492, lasciando un segno indelebile nella storia inglese come una regina che seppe navigare tra complotti, tradimenti e battaglie per il bene della sua famiglia.

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l Silenzioso Lavoro degli Scriptoria Medievali: Copisti e Miniaturisti nel Cuore dei Monasteri

Lo scriptorium medievale, presente nei monasteri, rappresentava il fulcro dell’attività letteraria e artistica del Medioevo, un luogo dove la trasmissione del sapere avveniva attraverso un lavoro minuzioso e collettivo. Qui, due figure chiave collaboravano per dar vita ai testi: i copisti e i miniaturisti. I copisti, noti anche come amanuensi, si dedicavano alla riproduzione dei manoscritti, spesso guidati dall’armarius, una sorta di precursore del bibliotecario moderno, che dettava loro i testi da trascrivere. Accanto a loro operavano i miniaturisti, artisti incaricati di abbellire le pagine con iniziali e decorazioni elaborate, utilizzando pigmenti preziosi come l’oro e l’argento.

Questo lavoro artigianale richiedeva non solo grande abilità, ma anche dedizione e pazienza. Le opere prodotte negli scriptoria non erano solo testi religiosi, ma veri capolavori di arte sacra, destinati a essere conservati nei monasteri e nelle cattedrali, simboli del potere e della cultura della Chiesa. Con il passare del tempo, tuttavia, il ruolo delle biblioteche e del libro cambiò radicalmente, favorendo una diffusione più ampia del sapere, che culminò con l’epoca illuministica. Tuttavia, gli scriptoria rimasero testimoni silenziosi di un’epoca in cui la cultura si tramandava attraverso il lento e paziente lavoro delle mani.

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