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Curiosità

Carte Napoletane: Storia, Tradizione e Gioco

Le carte napoletane sono un simbolo di tradizione e cultura nel panorama dei giochi di carte in Italia. Conosciute per il loro design distintivo e le regole affascinanti, queste carte sono amate non solo in Campania, ma in tutta Italia e anche all’estero. Ecco uno sguardo approfondito sulla storia, le caratteristiche e i giochi associati a queste carte iconiche.

Storia e Origini

Le carte napoletane hanno una lunga storia che risale al XV secolo. Originariamente, le carte da gioco sono arrivate in Europa dall’Oriente attraverso la Spagna e la Francia. Le versioni italiane delle carte si svilupparono e diversificarono, dando origine a vari mazzi regionali, tra cui le carte napoletane.

Il mazzo napoletano, in particolare, si distingue per il suo design e le sue caratteristiche uniche. I primi mazzi erano realizzati in legno o in carta dipinta a mano e successivamente, con l’avvento della stampa, in carta stampata. Oggi, le carte napoletane sono realizzate con tecniche moderne che mantengono il fascino tradizionale.

Struttura del Mazzo

Il mazzo di carte napoletane è composto da 40 carte suddivise in quattro semi:

  1. Coppe: Rappresentate da un calice, simbolo di abbondanza e fortuna.
  2. Denari: Rappresentati da monete, simboleggiano ricchezza e prosperità.
  3. Spade: Rappresentate da spade, simbolo di forza e potere.
  4. Bastoni: Rappresentati da bastoni o mazze, simbolo di lavoro e agricoltura.

Ogni seme ha dieci carte, numerate dall’1 al 7 e le tre figure: Fante, Cavallo e Re. Le figure hanno caratteristiche distintive e stilizzate che riflettono l’arte e la cultura napoletana. La numerazione e le figure rendono il mazzo napoletano differente da altri mazzi italiani e internazionali, come quelli francesi o spagnoli.

Regole e Giochi Tradizionali

Le carte napoletane sono utilizzate in una varietà di giochi tradizionali. Alcuni dei più popolari includono:

  1. Scopone e Scopone Scientifico: Questi giochi di squadra richiedono strategia e memoria. Lo scopo è accumulare punti attraverso le combinazioni di carte e le regole di dichiarazione e scoperta.
  2. Briscola: Un gioco di prese molto popolare in Italia, in cui le carte hanno valori specifici e il mazzo viene utilizzato per accumulare punti in base alle prese vinte.
  3. Tressette: Giocato con un mazzo di 40 carte, il Tressette è un gioco di prese a squadre che richiede abilità tattiche e conoscenza delle regole specifiche per accumulare punti.
  4. Scopone: Variante del gioco di Scopone, viene giocato generalmente tra due squadre di due giocatori ciascuna e mira a ottenere il punteggio più alto possibile.

Caratteristiche e Simbolismo

Ogni carta del mazzo napoletano è caratterizzata da simboli e immagini che riflettono la cultura e la tradizione italiana. Le figure, ad esempio, sono spesso rappresentate con abiti storici e dettagli che richiamano l’epoca medievale e rinascimentale. I semi e i numeri hanno significati e connotazioni specifiche che si intrecciano con le tradizioni popolari e la cultura locale.

Le Carte Napoletane Oggi

Oggi, le carte napoletane continuano a essere un elemento importante della cultura ludica italiana. Anche se le tecnologie moderne hanno introdotto giochi digitali e applicazioni, i giochi tradizionali con le carte napoletane rimangono popolari nelle famiglie e tra gli amici, specialmente durante le festività e le riunioni sociali.

Inoltre, il fascino delle carte napoletane ha ispirato una serie di manifestazioni culturali e tornei che celebrano la tradizione del gioco e mantengono viva la passione per questo patrimonio storico.

Le carte napoletane sono molto più di semplici strumenti di gioco; sono un pezzo significativo della cultura e della storia italiana. Con la loro struttura unica e la loro ricca tradizione, continuano a essere amate e rispettate, unendo le persone attraverso il gioco e la tradizione. Che tu sia un appassionato di giochi di carte o semplicemente curioso della cultura italiana, esplorare il mondo delle carte napoletane offre uno sguardo affascinante sulla storia e sulle tradizioni del paese.

Curiosità

SAI CHE…E’ importantissimo respirare col naso? Ecco perchè

Respirare con il naso è importante: prima di arrivare ai polmoni, l’aria che entra nelle narici viene filtrata, umidificata e termoregolata in modo da raggiungere la temperatura di 35 gradi, ideale per la funzionalità respiratoria e polmonare e tutto questo avviene proprio grazie alla specifica struttura del naso. Durante l’inspirazione, i piccoli peli che si trovano all’interno delle narici e il sistema mucociliare simulano il rilascio di molecole antibatteriche, una vera e propria barriera protettiva che abbatte la carica di polveri e batteri presenti nell’aria prima che arrivi agli alveoli polmonari.

Sono alcuni dei temi trattati dall’otorinolaringoiatra Giovanni Felisati, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “E’ importante respirare col naso perchè l’aria che noi respiriamo viene termoregolata dalle strutture nasali e quindi arriva in migliori condizioni ai bronchi, che necessitano di avere un’aria filtrata e termoregolata. Ma il naso serve anche perchè ha una funzione estetica al centro della faccia, ha una funzione olfattiva che oggi è sempre più importante, ha una funzione di difesa perchè fa da filtro”.

Respirare con la bocca, “ad esempio per un bambino, determina un’alterazione di sviluppo del palato. Ma tutti noi respirando male, viviamo male: probabilmente abbiamo un cattivo sonno e una cattiva qualità della vita”, ha spiegato. “Un naso che sta bene deve essere una via di mezzo fra un tunnel in cui l’aria passa completamente libera e un termosifone. Dobbiamo volere che il nostro naso respiri bene, per avere una migliore qualità della vita e anche in prospettiva per avere una longevità sana”.

Può succedere che, col passare dell’età, una persona possa respirare peggio? “Sulla respirazione ci sono tante cose che possono impattare, l’unica soluzione è capire dov’è il problema”, ha sottolineato. Sulle abitudini quotidiane, “oggi si parla sempre di più dei lavaggi nasali: non credo che tutti si debbano lavare il naso, però quando c’è un problema tenerlo pulito è una buona cosa e, se c’è un’allergia, bisogna curarlo. Se invece ci sono delle anomalie anatomiche, forse la chirurgia è meglio farla prima e non dopo”.

– Fonte foto: Freepik –

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Curiosità

Sai quale parte del Cervello Stimola la Curiosità?

Un team di ricercatori della Columbia University ha fatto una scoperta significativa riguardo alla curiosità umana, identificando per la prima volta le aree del cervello coinvolte in questo fondamentale impulso. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli scienziati hanno analizzato i livelli di ossigeno nelle diverse regioni cerebrali per misurare l’attività durante l’esperimento.

Durante lo studio, 32 partecipanti hanno osservato immagini distorte di oggetti e animali familiari, chiamate texforms, e hanno valutato la loro curiosità e fiducia nell’identificazione di tali immagini. Incrociando le valutazioni dei partecipanti con le scansioni fMRI, i ricercatori hanno identificato un’attività significativa in tre aree principali del cervello:

  1. Corteccia Occipitotemporale: Associata alla visione e al riconoscimento.
  2. Corteccia Prefrontale Ventromediale (vmPFC): Coinvolta nella percezione di valore e fiducia.
  3. Corteccia Cingolata Anteriore: Responsabile della raccolta di informazioni.

La vmPFC svolge un ruolo cruciale come “ponte” tra la certezza percepita dalla corteccia occipitotemporale e la sensazione di curiosità, agendo come un grilletto che stimola il desiderio di esplorare. I ricercatori hanno osservato che maggiore era l’incertezza sui soggetti mostrati, maggiore era la curiosità dei partecipanti. Questo suggerisce che l’input percettivo viene elaborato attraverso rappresentazioni neurali fino a evocare curiosità.

La scoperta non solo aiuta a comprendere meglio il funzionamento del cervello umano, ma potrebbe anche facilitare lo sviluppo di terapie per condizioni come la depressione cronica, dove la curiosità e l’esplorazione sono spesso compromesse. I ricercatori sono interessati ad esplorare ulteriormente la curiosità generale, sociale e scientifica, approfondendo le sue origini biologiche e i suoi effetti sul comportamento umano.

Jacqueline Gottlieb, neuroscienziata coinvolta nello studio, sottolinea che la curiosità umana ha “origini biologiche profonde” e che “quello che distingue la curiosità umana è la nostra spinta a esplorare molto più ampiamente rispetto ad altri animali, spesso solo per il piacere di scoprire.”

Questa ricerca offre nuove prospettive sul modo in cui la curiosità emerge e viene stimolata, con potenziali applicazioni nel miglioramento della nostra comprensione della mente umana e nella creazione di interventi terapeutici mirati.

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Curiosità

LO SAI CHE…Beethoven perse l’udito a causa del…vino

L’analisi di due ciocche di capelli del compositore Ludwig van Beethoven ha rivelato livelli estremamente alti di piombo, una sostanza presente nel vino che egli beveva, presumibilmente consumando una bottiglia al giorno. Questo avvelenamento da piombo probabilmente ha contribuito alla perdita dell’udito e ai problemi di salute che Beethoven ha sperimentato durante la sua vita.

Uno studio recente, condotto da ricercatori della Mayo Clinic e di Harvard, ha esaminato attentamente due ciocche di capelli autenticati appartenenti a Beethoven. Utilizzando la spettrometria di massa, gli studiosi hanno confermato la presenza di livelli significativamente elevati di piombo nelle ciocche, oltre ai livelli aumentati di arsenico e mercurio. Questi risultati suggeriscono che il compositore potesse avere nel suo sangue livelli di piombo sufficientemente alti da causare disturbi gastrointestinali, renali e riduzione dell’udito, ma non abbastanza da essere una causa diretta della sua morte.

È noto che Beethoven fosse un grande consumatore di vino, bevendo approssimativamente una bottiglia al giorno. Tuttavia, il vino dell’epoca era spesso conservato in recipienti contenenti piombo, e Beethoven, come molti altri, usava il diacetato di piombo per addolcire il vino. Questa pratica potrebbe aver contribuito all’avvelenamento da piombo che ha afflitto il compositore.

Sebbene sia chiaro che Beethoven abbia sofferto a causa dell’avvelenamento da piombo, la causa esatta della sua morte rimane oggetto di dibattito. Alcune prove suggeriscono che potrebbe essere stata influenzata dalla sua presunta epatite B, una malattia per la quale aveva fattori di rischio genetici, insieme all’abuso di alcolici. Questo potrebbe aver contribuito alla cirrosi epatica diagnosticata al momento della sua morte.

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