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Cronaca

Bozzoli Ricercato Internazionale: Perquisizione a casa sua e dei parenti

Dopo la conferma della condanna all’ergastolo da parte della Cassazione nei confronti di Giacomo Bozzoli e la sua irreperibilità, Pier Luigi Maria Dell’Osso, magistrato a capo della Procura di Brescia nel marzo 2018, che ha guidato l’inchiesta sulla scomparsa di Mario Bozzoli avvenuta nel 2015, ha parlato al Corriere della Sera. Nel 2020, Dell’Osso chiese il rinvio a giudizio per omicidio solo nei confronti del nipote. “Allora ho fatto semplicemente ciò che ritenevo di dover fare. Andare avanti e non archiviare, ma tentare ulteriori investigazioni. Le indagini prima e i processi poi hanno confermato la giustezza di quelle valutazioni,” ha spiegato Dell’Osso. Sulla fuga di Giacomo Bozzoli, ha sottolineato: “Mai ravvisato il pericolo di fuga, altrimenti avremmo agito diversamente.” Nel frattempo, la Procura di Brescia ha firmato il mandato d’arresto europeo nei confronti di Bozzoli.

Il magistrato risponde alle critiche

“Credo che chi è stato incaricato di eseguire la sentenza si starà dando da fare come è assolutamente doveroso che sia. Ma è chiaro che da uomo libero fino a quel momento ben sapesse la data in Cassazione. Credo sia necessario attendere qualche giorno: per capire le sue intenzioni, ma anche i risultati a cui le ricerche porteranno.”

Perché non è stato arrestato prima

C’è chi si chiede perché Giacomo Bozzoli non sia stato arrestato anni fa. “I presupposti per un arresto, una misura cautelare, si valutano momento per momento. Con il senno di poi ci si chiede se si è agito davvero nel modo giusto. Ma valutare spetta a chi ha la competenza per farlo, e anche quando ero io a indagare sul caso, Bozzoli è sempre stato disponibile e reperibile.” Il pericolo di fuga non fu mai ravvisato, “altrimenti avremmo agito in modo diverso.”

Può ancora costituirsi

“Nell’ultima settimana, magari, in previsione della sentenza fissata in Cassazione, si è portati a ritenere che fosse in qualche modo monitorato. Monitorare però non significa fermare. Certo, poi proprio nel momento più delicato, per ora, ha fatto perdere le sue tracce. Questo breve lasso di tempo però lascia pensare che possa ancora costituirsi. Ha sempre dimostrato di essere ben presente a se stesso.”

Il mandato d’arresto europeo

Il provvedimento Mae è scattato a poche ore di distanza dal decreto di latitanza firmato dal presidente della prima sezione penale del Tribunale di Brescia, Roberto Spanò. Si tratta del primo giudice che aveva condannato Bozzoli all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, l’imprenditore di Marcheno svanito nel nulla l’8 ottobre 2015, ucciso dal nipote che lo ha gettato nel forno della fonderia.

I movimenti di Giacomo Bozzoli

Sono stati diffusi i primi dati sui movimenti di Bozzoli. Alle 5.51 del 23 giugno è stato registrato un passaggio della Maserati Levante, intestata al 39enne, al casello di Manerba, in provincia di Brescia, due minuti più tardi da quello di Desenzano e uno successivo alle 6.03. Si sarebbe dunque allontanato con moglie e figlio a bordo della propria vettura. Il suocero, sentito dagli inquirenti, avrebbe riferito che la famiglia sarebbe “in una località imprecisata della Francia.”

Le ricerche finora hanno dato esito negativo

Le ricerche nella villa a Soiano del Garda, in quella di Marcheno intestata al padre Adelio, nella sede di lavoro a Bedizzole, nella galleria d’arte dove lavora la moglie e in una casa a Ortisei riconducibile alla famiglia hanno finora dato esito negativo. Il presidente della prima sezione penale di Brescia, Roberto Spanò, ha firmato il decreto di latitanza, ma il mandato d’arresto internazionale potrebbe essere emesso al termine della giornata, qualora Giacomo Bozzoli non si costituisca alle forze dell’ordine.

Perquisizioni a casa di Bozzoli e dei parenti

Ancora perquisizioni mercoledì sera a casa di Bozzoli e dei suoi parenti a Soiano. I carabinieri di Brescia sono sempre al lavoro per cercare tutte le possibili tracce utili a ricostruire i movimenti degli ultimi giorni del 39enne.

Sul cellulare lo zio salvato nei contatti come “merda”

Il 39enne ha sempre negato di aver ucciso lo zio Mario, che sul cellulare aveva salvato sotto il nome “merda.” Mario è scomparso attorno alle 19.18 dell’8 ottobre 2015 quando il forno più grande della fonderia di Marcheno, di cui Mario era comproprietario con il fratello, padre di Giacomo, è andato in blocco per una fumata anomala.

Cronaca

Palermo | “Il Ladro Temerario”: rapina un supermercato con la gamba ingessata e scappa con le stampelle

repertorio

Nel quartiere Brancaccio, un rapinatore non si è fatto fermare dal gesso e dalle stampelle: è entrato in un supermercato e si è immediatamente diretto verso la cassa. Minacciando la dipendente, ha ottenuto l’incasso del giorno, che ammontava a poche centinaia di euro. Il rapinatore, nonostante la gamba ingessata, è riuscito a compiere il colpo e a dileguarsi rapidamente. La polizia è ora al lavoro per indagare sulla vicenda.

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Cronaca

Bari | Trovato cadavere di un uomo nelle Campagne: indagini in corso

repertorio

Questa mattina, nelle campagne tra Palo del Colle e Binetto, è stato rinvenuto il corpo senza vita di un uomo. Il cadavere era situato accanto a un’auto, presumibilmente di proprietà della vittima, un uomo di età compresa tra i 35 e i 40 anni.

Le indagini sono in corso da parte dei carabinieri, che non escludono nessuna pista. Per chiarire le cause del decesso, è stata disposta un’autopsia che verrà eseguita lunedì prossimo presso l’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari.

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Cronaca

Pericolo Challenge Social | La Sex Roulette: perde chi resta incinta, coinvolte ragazzine tra 14 e 16 anni

Una pericolosa moda ha preso piede tra i giovani su internet, denominata Sex Roulette, che va ben oltre un semplice gioco erotico. Si tratta di una sfida estrema che coinvolge adolescenti e persino minorenni, mettendo a rischio non solo la loro salute fisica ma anche quella mentale.

L’idea di base di questa challenge è di avere rapporti sessuali non protetti con più partner possibili, con l’obiettivo paradossale di non rimanere incinta. Le conseguenze di questa pratica sono devastanti: gravidanze indesiderate che spesso terminano con aborti, esposizione a malattie sessualmente trasmissibili, e persino il rischio di contrarre l’HIV in alcune varianti ancora più pericolose che coinvolgono persone sieropositive.

Il fenomeno ha radici internazionali, con segnalazioni che spaziano da paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito fino a località in Italia, come Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova e Napoli. La sfida viene organizzata tramite chat e social network, dove i partecipanti si incontrano in feste dedicate al sesso libero, spesso sotto l’influenza dell’alcol, senza preoccuparsi delle conseguenze.

Questa pericolosa pratica non è solo una questione di rischi fisici, ma anche di impatti emotivi profondi. Video shock di aborti pubblicati su piattaforme come TikTok hanno fatto scalpore, suscitando reazioni contrastanti ma evidenziando una pericolosa tendenza alla pubblicizzazione di momenti estremamente delicati della vita delle persone.

Nonostante i tentativi di censura delle piattaforme social principali, i video e le informazioni su queste challenge trovano sempre una via per circolare, spesso su canali meno controllati come gruppi di chat, Telegram e siti per adulti. Questo dimostra quanto sia difficile contrastare un fenomeno che sfrutta la curiosità e l’ignoranza dei giovani.

Gli esperti sono concordi nel dire che dietro questi comportamenti ci sono profondi bisogni di appartenenza, ricerca di visibilità e a volte anche gravi problemi di auto-stima e depressione. È fondamentale un intervento educativo sia a livello familiare che scolastico, che insegni ai giovani non solo i rischi fisici delle loro azioni, ma anche le implicazioni emotive e sociali che possono avere.

In questo contesto, l’educazione sessuale responsabile e l’interesse attivo dei genitori sulla vita virtuale dei loro figli giocano un ruolo cruciale nella prevenzione di comportamenti pericolosi e autolesionisti. È urgente affrontare questi temi con apertura e sensibilità, per proteggere la salute e il benessere dei giovani in un mondo sempre più connesso e complesso.

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