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Cronaca

Chiesto l’ergastolo per Alessia Pifferi. Gli avvocati :”Non voleva uccidere, fu abbandono di minore”

Oggi, 13 maggio, è attesa la sentenza nel caso di Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi, trovata morta il 20 luglio 2022 dopo essere stata lasciata sola nella casa di Milano dal 14 luglio dello stesso anno. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi e l’avvocato di parte civile hanno richiesto la condanna all’ergastolo, mentre la difesa, rappresentata dall’avvocata Alessia Pontenani, punta sull’accettazione dell’incapacità di intendere e di volere, parziale o totale, da parte dell’imputata.

Il procuratore De Tommasi ha contestato ad Alessia Pifferi il reato di omicidio volontario, sostenendo che abbandonando la bambina, la donna non solo ha accettato il rischio della sua morte, ma ha anche deliberatamente permesso che ciò accadesse. La pubblica accusa ha inoltre chiesto di riconoscere le aggravanti dei futili motivi e del rapporto di filiazione, considerando anche la premeditazione.

L’avvocato Emanuele De Mitri, rappresentante della parte civile, ha ribadito con forza la colpevolezza di Alessia Pifferi, sottolineando che le prove presentate durante il processo sono chiare e non sono mai state contestate.

Dalla difesa, l’avvocata Alessia Pontenani ha invece sottolineato la difficile infanzia di Pifferi, cercando di portare l’attenzione sulle sue condizioni cognitive e psicologiche. Nonostante la perizia psichiatrica escluda il vizio di mente, la difesa ha più volte invocato la considerazione delle difficoltà mentali dell’imputata, paragonando la sua età mentale a quella di una bambina di sette anni.

La difesa ha anche cercato di far passare l’accusa da omicidio volontario a abbandono di minore con morte conseguente ad un altro reato, sottolineando che Pifferi avrebbe commesso reati simili in passato, come lasciare la bambina da sola per periodi prolungati.

La Corte d’Assise di Milano dovrà ora ritirarsi in camera di consiglio per valutare attentamente le prove e stabilire la sentenza finale nel processo contro Alessia Pifferi.

Cronaca

Padova | Scoperta frode sul Reddito di Cittadinanza

GdF Padova

Un’importante operazione della Guardia di Finanza di Padova ha portato alla luce un caso di indebita percezione del reddito di cittadinanza, con un ammontare di oltre 130.000 euro. I militari, in collaborazione con l’INPS, hanno avviato indagini su diversi residenti dell’Alta padovana che, tra il 2021 e il 2023, hanno usufruito di questo sostegno economico.

Le indagini hanno rivelato irregolarità significative, tra cui la mancata comunicazione di informazioni cruciali necessarie per la corretta erogazione del beneficio. In alcuni casi, è emerso il possesso di beni di valore, come autoveicoli di grossa cilindrata, che avrebbero dovuto essere dichiarati.

Di conseguenza, 17 individui sono stati segnalati alla Procura di Padova per possibili violazioni. L’operazione sottolinea l’impegno della Guardia di Finanza nel monitorare l’uso delle risorse pubbliche e combattere le frodi ai danni dei cittadini bisognosi. Si precisa che gli indagati sono presunti innocenti fino a eventuale condanna definitiva.

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Calabria

Calabria | ‘Ndrangheta: Operazione nel crotonese, 31 misure

I Carabinieri del Comando provinciale di Crotone, supportati da unità provenienti da altre province calabresi, hanno eseguito un’operazione di vasta portata che ha portato all’arresto di 31 individui legati a cosche mafiose del territorio. Il provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e convalidato dal Gip, prevede 15 custodie in carcere, 7 arresti domiciliari e 9 obblighi di dimora.

Le indagini sono iniziate dopo un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore di Cutro, rivelando una rete complessa di attività illegali tra cui estorsione, usura e traffico di stupefacenti. Questo scenario si è delineato dopo l’arresto del boss Nicolino Grande Aracri e ha messo in luce la rivalità tra la famiglia Martino, già legata a Grande Aracri, e un’altra cosca locale.

L’inchiesta, condotta attraverso intercettazioni e attività di osservazione, ha fatto emergere la capacità della famiglia Martino di esercitare il controllo sul territorio mediante intimidazioni, estorsioni e traffico di droga. Inoltre, i militari hanno documentato la disponibilità di armi da parte degli indagati, confermando l’operatività dell’associazione mafiosa in questione.

La scoperta di danneggiamenti a veicoli appartenenti a membri di spicco della famiglia Martino ha fornito ulteriori elementi per comprendere le dinamiche interne e le relazioni tra le varie cosche della provincia. Questo intervento dei Carabinieri rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata nella regione.

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Cronaca

Barletta Andria Trani | Indagine “Raptor”, 6 misure cautelari

Questa mattina, un’operazione coordinata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani ha portato all’arresto di sei persone accusate di associazione a delinquere, rapina, furto e riciclaggio. L’intervento, che ha visto la partecipazione di 50 militari supportati da unità specializzate, è stato effettuato in diverse località, tra cui Andria, e ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Trani.

L’inchiesta, denominata “Raptor”, è stata avviata tra dicembre 2023 e marzo 2024, e si è concentrata su reati predatori che coinvolgevano beni di valore, come macchinari e attrezzature pesanti. Gli indagati, tutti residenti ad Andria, avrebbero operato come un’associazione ben strutturata, dotata di armi e mezzi per inibire le comunicazioni, e avrebbero messo a segno vari furti e rapine, estendendo le loro attività anche a Matera e San Benedetto del Tronto.

Le indagini hanno utilizzato una combinazione di tecniche, tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali, monitoraggio di veicoli e osservazione diretta. Questa operazione ha permesso di documentare l’esistenza dell’associazione e di decifrare il linguaggio criptico utilizzato dai membri per comunicare. Terminologie specifiche erano impiegate per riferirsi a strumenti e azioni legate ai loro crimini, il che ha contribuito a delineare chiaramente le loro operazioni illecite.

Tra le accuse, si segnala una rapina in un’azienda di trasporti ad Andria, durante la quale gli arrestati avrebbero minacciato il custode per appropriarsi di denaro. Inoltre, sono stati effettuati furti in diverse località, con un valore complessivo di circa 400.000 euro in beni rubati, tutti recuperati e restituiti ai legittimi proprietari.

Questo intervento evidenzia l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrastare i reati predatori e garantire la sicurezza nelle comunità locali. Le indagini sono ancora in corso e i responsabili dovranno affrontare il processo per stabilire la loro colpevolezza in merito ai reati contestati, in un contesto di pieno rispetto del diritto alla difesa.

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